Per Ceriale, grazie al sindaco contadino Ennio Fazio, è diventata una lodevole usanza. In tempi in cui le statistiche nazionali indicano divorzi e separazioni in costante ascesa anche in tarda età, festeggiare le coppie che da 60 anni o mezzo secolo condividono l’indissolubilità matrimoniale è un evento che fa notizia. Un messaggio ad alcuni big politici della provincia in crisi coniugale ? Prima di tutto un onore ai protagonisti, al di là dei singoli meriti: moglie? marito ? Il loro esempio – testimonianza di vita vissuta verso figli, nipoti, pronipoti. Anche Ceriale è testimone di disgregazione del tessuto sociale. Più danni che meriti sul piatto della bilancia. Tra scandali, sprechi, inchieste giudiziarie, distruzione ambientale e conseguente crollo del turismo, depauperazione del comparto agricolo, aree incolte ed abbandonate, ultradecennale incapacità di organizzare una rete di distribuzione, un equo profitto – ricavo per il contadino tra gli anelli deboli della catena. Resta invece l’indiscutibile merito – tesoro delle 12 coppie festeggiate, tra indigeni, immigrati dagli anni ’50. Non solo, nessuno deve arrossire per aver ricoperto ruoli di responsabilità nella politica.
C’è un capitolo, mai scritto, della vera storia di Ceriale del dopoguerra, tra i cittadini benemeriti che in Comune hanno ricevuto un attestato da conservare alla stregua di trofeo di valore morale inestimabile. E’ la trama di un amore sbocciato chissà dove, magari durante una festa, un ballo, una gita. Tutti i protagonisti della giornata di festa hanno conosciuto e vissuto la vita grama degli anni in cui il Paese si avviava verso un nuovo Rinascimento. Contrariamente ad altri centri liguri, Ceriale non può vantare rapporti con la storia italiana, avendo quasi sempre vissuto all’ombra della vicina e più potente Albenga. L’unica ribalta è legata al famoso saccheggio del 1637. Ci sono stati ritrovamenti di resti che fanno risalire ad un nucleo abitato all’epoca romana. Il futuro, forse, riserverà altre novità come la creazione di un unica entità comunale – comprensoriale con la ‘cugina’ Albenga. Già ora la città si proietta sempre più verso ponente, verso San Giorgio ingauno che con la sua parrocchia raggruppa un nucleo di abitanti e turisti cerialesi. A levante solo capo Santo Spirito fa barriera, in attesa di un porticciolo destinato a rivitalizzare, almeno negli obiettivi annunciati, il vecchio centro storico che langue. Tutto dipende se si riuscirà a superare l’iter del gran pasticcio all’italiana, questa volta in salsa comunale e regionale. Errori su errori. Prima di tutto l’assenza di trasparenza e le palesi contraddizioni negli elaborati progettuali, tra ritardi, rinvii, intoppi, burocrazia.
Il ‘risveglio’ di Ceriale, come sanno i cittadini, è stato presentato e annunciato in tutte le salse. C’è chi ha continuato a vendere illusioni. Chi, invece, sa sulla propria pelle che non si può vivere di illusionismo, semmai di fiducia in se stessi, nel lavoro, nell’unità della famiglia, sono proprio i festeggiati per le nozze d’oro e di diamante. Alle loro spalle ci sono sacrifici, sudore vero, rinunce, privazioni ed ovviamente soddisfazioni. Qualche fiducia mal risposta. C’è un detto: se potessi tornare indietro…rifarei… oppure… Oggi possono gioire dell’attestato alla loro esistenza valorosa. Non sarà il titolo da commendatore o da cavaliere ufficiale. E’ qualcosa di più genuino, sublime. Le coppie, come era già accaduto gli anni scorsi per altri cerialesi, hanno conquistato meriti sul campo e meriterebbero una città all’insegna della rettitudine, dell’unione che fa la forza, della competenza di sindaci, assessori, consiglieri.
Sarebbe inoltre bello, come accade in altre realtà tutto sommato piccole, dove tutti o quasi ci si conosce, che un’associazione culturale e storica, di volontariato, raccogliesse racconti e testimonianze dei festeggiati. Tramandare ai posteri come si viveva a Ceriale e Peagna negli ultimi due secoli. Proprio la piccola e caratteristica frazione ha un blasonato ‘centro amici’ di Peagna che ha raccolto migliaia di volumi della nostra Liguria. Peccato non si sia stati in grado di dare alle stampe la storia del borgo: abitanti, lavori, usanze, trasformazioni, feste religiose, vita parrocchiale. C’è un giornalista cresciuto a Peagna, ma non ha fatto parte della ‘greppia’ del presepe, nel bene e nel male. Troppo indipendente, non doveva chiedere favori, genuflettere. Scomodo testimone e messo nell’angolo, si fa per dire, da chi ha esercitato il potere locale, spesso arrogante ed autocelebrativo. A questa regola solo un sindaco e presidente di azienda di soggiorno si era distinto, il cav. Carlo Camino, gentiluomo e socialista democratico.
Meritano senz’altro una menzione particolare, tra i festeggiati, le coppie di siciliani (in particolare provenienti da Cetara e dalla comunità di pescatori), di calabresi che si erano trasferiti alla ricerca di fortuna e di una vita migliore. Per altri magari è la sposa venuta da fuori. Poi i cerialesi doc, origini nella stessa terra degli avi. Nomi e cognomi che hanno fatto onore alla comunità tutta; vuoi al commercio, all’artigianato, all’agricoltura, tutte attività che hanno rappresentato un fiore all’occhiello. Eppure ogni cittadino ha forse ha contribuito involontariamente alla scivolata, all’orlo del baratro in cui si dibatte da tempo Ceriale. Nulla di paragonabile con chi ha svolto il ruolo di sindaco, eletto per amministrare con oculatezza e parsimonia. Con umiltà, intelligenza, si dovrebbe saper anche chiedere scusa ai concittadini. Ammettere che il problema non è tanto la spesa pubblica, ma di come si spende, le priorità. Dai piccoli passi alle opere strategiche. E cosa ha insegnato la crescita urbanistica ? Come è avvenuta e con quali risultati ?
Ad una certa età i cuori e le speranze sono rivolte ai giovani. Quale eredità socio – economica si lascia alle future generazioni ? Basterebbe far parlare esperti e studiosi per sapere cosa ne sarà del futuro. Per anni lo strumento informativo prediletto è stato il ‘giornalino’ comunale, organo di propaganda di chi era al potere. Con la sfrontatezza di non saper capire limiti e i danni alla res pubblica.
Scorrendo l’elenco troviamo Sergio Caffa, cognome che ci riporta alle prime macchine ed attrezzature agricole del dopoguerra fino alle più moderne realtà del terzo millennio. C’è Remo Bertolotto, origini in quel di Quiliano, un’esistenza esemplare nel negozio fotografico. Un figlio presidente della Provincia, già sindaco di Toirano, consigliere comunale nel paese dell’infanzia, medico e primario al Santa Corona. C’è Giobatta Anselmo che fu seminarista ad Albenga con don Leandro Caviglia di Vessalico, già vice rettore ed insegnante nello stesso seminario vescovile, parroco prima a Toirano, quindi Ceriale dove, in disaccordo col vescovo Olivieri, ha rassegnato le dimissioni. Trascorre la vecchiaia con qualche problema di salute. Ammirevole la sua forza d’animo nel periodo in cui, lasciata Ceriale, si recava ogni mattina al Santuario della Madonna della Guardia di Genova. C’è Luigi Sciandra e Teresa (Teresina per gli amici) Pizzo. Lui di via Romana, ai confini con San Giorgio, proprietari terrieri; lei figlia di un’umile e numerosa famiglia (3 sorelle ancora in salute, due fratelli non più in vita) che abitava a Peagna. Grande dignità ed onestà. C’è chi come Giulio Tognetti (gestiva un’officina meccanica) si è trasferito dal Veneto laborioso. Ha sposato una Craviotto, altro cognome noto e benemerito nella cittadina. Abbiamo accennato agli immigrati della prima ora: i Sciglitano, i Trevisano, i Romano. Ci portano indietro nel tempo, quando la spiaggia di levante e del centro era ‘affollata’ di cianciole, di pescatori; nelle vie e nei caruggi, di primo mattino, si ascoltava il richiamo delle pescelle, sul lungomare i ‘carretti’ con il pescato del giorno. In centro il mitico “Achille” vendeva e riparava biciclette. I primi pescatori abitavano case anguste, affittate dai cerialesi. Poi la scelta di restare, oggi le nuove generazioni orgogliose e pienamente inserite. C’è chi era arrivato bambino, si è formato una famiglia, è nonno e bisnonno. Fiero del traguardo, ricco di nostalgie e ricordi, qualche rimpianto.
Nelle serate e nella stagione della pesca affascinavano le luci di decine di lampare. Un’atmosfera suggestiva, da cartolina che racconta gli anni ’50 e 60. Con migliaia di campeggiatori tedeschi, poi è stata la volta degli olandesi, il loro villaggio, Ceriale baciata dal benessere e serie prospettive di sviluppo. Da Peagna i ragazzi osservano entusiasti il passaggio delle litorine lungo la ferrovia, oppure i lunghi convogli ferroviari carichi di terra rossa destinata alla Francia. La vigilia di San Giovanni Battista era di tradizione il gran falò; la notte di San Pietro l’albume d’uovo nella ciotola ed al mattino ecco la ‘barca’ del santo; al Corpus Domini angoli e scorci, il manto stradale, addobbato di petali, rami di albero, la processione con canti ed esposizione eucaristica, partecipava tutto il paese. Unico svago della frazione un semplice campo da bocce occupato la domenica pomeriggio, l’hobby più diffuso la caccia, per i bambini la posa delle ‘lenze’ al visco nei corsi d’acqua e la gabbia richiamo nella stagione del pettirosso. Il bottino serviva alle mamme e alle nonne per uno squisito sugo con tagliatelle casalinghe. La festa che attraeva più gente in paese era quella di Capriolo, nell’allora vetusta cappella tuttora esistente. La predica di un sacerdote ‘forestiero’ che dal muro più alto di una fascia d’olive eraascoltata da centinaia di fedeli provenienti dal comprensorio. Seguiva il ballo ed i giochi nel prato del pastore “Peantugnin“, infine il rustico albero della cuccagna. C’era la stagione delle olive con i due maggiori frantoi, quelle della vendemmia con sette torchi. Ma il clou festaiolo è sempre stata la gran Festa di San Rocco, centinaia di bancarelle ambulanti, grandiosa processione con crocifissi artistici, la sera lo spettacolo attrazione dei fuochi d’artificio.
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