L’azienda ‘Zolezzi Auto’ in liquidazione. Dietro l’angolo l’ombra del fallimento e l’arrivo di un nuovo concessionario ( Volkswagen e Audi) che opera già ad Alessandria, Asti, Alba, Cuneo, show room a Casale Monferrato, di recente anche a Albenga. E’ l’ Audi Zentrum Spa e Siglabile A.Z.A. Spa. Al vertice un personaggio di caratura mondiale: Rinaldo (Dindo) Capello, classe 1964, pilota automobilistico, protagonista e vincitore per tre volte della 24 Ore di Le Mans. Esce di scena, pare, il ‘marchio’ Zolezzi con Roberto, 64 anni: hobby il tennis, bicicletta e 4 adorati nipotini. Era il 1982 quando, giovanissimo, si ritrovò al timone lasciato dal fondatore, il compianto papà Alessandro, morto in un incidente stradale. I Zolezzi, una lunga storia imprenditoriale di successi e olio di gomito. L’anno d’oro ? Il 2003 con 1.250 nuove auto vendute e 400 usate, 600 mila € di utili a bilancio, 42 posti di lavoro. Punto di riferimento per il ponente savonese e l’imperiese. La scomparsa del capostipite fu assorbita senza scossoni. Un aumento di capitale da un milione di euro, nel 2011. Ma col 2006 si è fatto insidioso il tarlo della crisi, di pari passo con l’espansione in quel di Taggia e Sanremo. Poi una tegola sorprendente. Una verifica fiscale della Finanza ha portato alla luce irregolarità e un ‘buco’. In attesa di consultare i bilanci, Roberto Zolezzi ha rivelato a trucioli.it: ” In tre anni risultano ammanchi per 250 mila €, avevamo un’unica cassiera da 35 anni. E’ stata denunciata, credo abbia patteggiato la pena, siamo finiti davanti al giudice del lavoro; nella casa sulle Manie risulterebbe nullatenente”.
Che accadrà della concessionaria – salone espositivo e uffici – di Regione Poca di Albenga, dell’officina di Cisano Sul Neva e della sede di Taggia ? Il capitale sociale della Zolezzi Auto Srl in liquidazione (dal 28 aprile scorso) è di 360 mila euro. Alla visura camerale del 15 settembre risultano che gli addetti, al 31 marzo, erano 22, i soci 6, 1 amministratore, 3 i trasferimenti di quote. C’è il rischio dei libri in tribunale ? Patron Zolezzi, aspetto giovanile, affabile, riservato e guardingo come s’addice ad un manager (mai un’intervista o dichiarazioni da passerella mediatica ), riflessivo, risponde: ” Avessi avuto dubbi o la volpe sotto l’ascella non avrei fatto l’ultimo aumento di capitale, è chiaro però che se vogliono prendermi l’azienda con un piatto di lenticchie, allora preferisco fallire”.
Quando nella vita crolla addosso ciò che apparivano certezze, spesso si scaricano le colpe e magari si vuota il sacco. Roberto Zolezzi : “ Ho tre figlie, una lavora con me, passione e amore, le altre due collaborano con la mamma nell’azienda alberghiera di Loano. Ho quattro adorati nipoti. Mi trovo nella veste giuridica di ‘liquidatore’. Per destino di vita sono venuto al mondo a Buenos Aires, l’Argentina finita due volte in default, ma questa è la mia terra e voglio camminare a testa alta, con la schiena dritta. Moralmente non ho recriminazioni. Ho pagato i fornitori, sono in servizio 3 dipendenti, 17 quelli licenziati. Ho debiti e penalità con lo Stato (Iva), con il TFR. Errori ? E chi è infallibile. Col senno del poi non rifarei l’aumento di capitale. Credo di aver lavorato ed amministrato, con un team di collaboratori, senza strafare, cercando di competere sul mercato, con i suoi crolli, alle prese con continui e repentini sconvolgimenti. Negli anni buoni si arrivava a movimentare 35 milioni e mezzo di euro”.
Una domanda, scaturisce dalla consultazione della visura camerale. La Zolezzi Srl aveva ed ha tra i soci Mario Maglione, 60 anni, albenganese figlio di una stimata famiglia di orefici, il padre era consigliere comunale e assessore, anni ’60- ’70. Risposta di Zolezzi: “Nessun mistero, Maglione è stato socio al 40 per cento del capitale fino al 2011, ora ha una quota dell’1 per cento. Era dipendente dell’azienda alla stregua di sua moglie”. Nella società, secondo l’ultimo aggiornamento, figurano lo stesso Roberto con il 54, 56 %, la moglie Tiziana Braibanti, 61 anni, con l’11,11 %, alla pari delle figlie Laura (41 anni), Alessandra (38 anni), Veronica (43 anni).
Tra i notai che hanno seguito l’azienda e famiglia Zolezzi ci sono gli albenganesi Luciano Basso, Angelo Navone, Ermanno Corallo. Il vademecum dei sindaci, revisori dei conti (organo di controllo) è più nutrito. Tra gli ultimi Giorgio Giuseppe Rosso di Asti, nominato nel giugno 2012, in carica 3 anni; Franco Bruno che è stato presidente del collegio sindacale, ex assessore e consigliere comunale ad Andora, di recente alla ribalta e nel mirino di lettere anonime minatorie. E ancora: Oreste Simoncini sindaco effettivo. Altro personaggio popolare anche nel mondo politico alassino Giovanni Aicardi. Sindaci supplenti Fabio Vicinanza ed Ezio Bogliolo.
Una domanda, a questo punto, è d’obbligo: signor Zolezzi, chi doveva accorgersi degli ammanchi, chi certificava i bilanci. Ha avuto rilievi, avvisaglie ? Laconico commento di Zolezzi “ Ci sono dei professionisti, pagati, con obblighi di legge. Su questo punto preferirei non commentare, ognuno può trarre le conclusioni. A me restano il danno e l’amarezza. Forse si dirà che ho sbagliato, che appartengo al mondo degli incapaci, che altri sono più bravi di me. La mia storia, credo silenziosa, è scritta dai fatti, dagli eventi, dal calendario. Non seguirò di certo quel povero titolare di autosalone del nostro comprensorio che si è impiccato per 250 mila euro….”.
I media locali sono assai presenti e diligenti, ci sono bravi giornalisti. Tutta la sua vicenda sembra esplosa solo dopo l’8 settembre. Ivg.it, ricco di pubblicità, soprattutto in campagna elettorale e di visitatori, ha fatto lo scoop con dichiarazioni del sindacato Cgil di Savona ed inizialmente riferendo le sue parole. Zolezzi: ” Perchè certe notizie non siano uscite prima non posso saperlo. La verifica generale della Finanza risale al 2007. Ha verificato un periodo di 3 anni ed è emerso il ruolo dell’impiegata infedele, con strascichi fiscali e giudiziari. Perchè avrei dovuto essere io a chiamare i giornalisti? Hanno i loro canali, evidentemente ha prevalso il silenzio e alla fine è trapelata la chiusura dell’officina, le difficoltà, i licenziamenti…e mi pare siano stati corretti, senza ingigantire. A proposito di Ivg, ero stato tra i clienti pubblicitari. Non ho rilasciato dichiarazioni a IVG, tanto è vero che alle 16,42, dopo essere stato chiamato dal direttore che si è scusato, hanno precisato che io non ho mai fatto alcuna dichiarazione in merito alla vertenza in atto’, stiamo lavorando anche per tutelare l’occupazione e sono in corso incontri con la Audi Zentrum proprio per questo obiettivo”.
Come si spiega che aziende affermate, famiglie solide, proprio nel settore auto siano travolte dai bilanci in rosso? Dissesti a volte clamorosi. Nel ponente, molti lo dimenticano. Il caso, lento ed inesorabile, della famiglia Fossati (Alassio – Albenga). All’epoca (anni 80) fece scalpore, suscitò interrogativi, con molti beni messi all’asta. Quanto influisce il ruolo, le capacità delle nuove leve, se viene a mancare il primo condottiero del successo ? I giornali hanno ripercorso in questi giorni la crisi di altre note aziende ingaune, una per tutte la Sanzone. Si potrebbe aggiungere la chiusura dello stabilimento Orsero (Fruttital- GF Group), il loro ridimensionamento, l’uscita di scena del rampollo Antonio Orsero. Eravamo stati, ci sia consentito, i primi in tempi non sospetti a porci interrogativi sugli Orsero dopo la strana discesa in campo nel minato scenario edilizio – immobiliare di Alassio, Pietra Ligure, Borgio Verezzi, Savona. Rimase sotto silenzio pure la circostanza della stranissima assunzione, nelle aziende Orsero, dell’unico nipote maschio vivente del Duce Benito Mussolini. La libera stampa ignorò gli articoli di un vecchio cronista di strada che mettevano in guardia anche i conflitti di interesse Carisa – Carige. Il potere, compreso quello mediatico, riesce ad ignorare utilizzando sistemi trasversali e delegittimazione. Nulla di nuovo.
Albenga era già stata privata della storica fabbrica di mattoni Morandi (palazzi invece che produzione e posti di lavoro). Prima ancora la sorte dei Fratelli Basso, concessionari Lancia. Non sono mancati casi di autosaloni travolti dai debiti, ma anche al centro di inchieste giudiziarie, in un paio di vicende sono scattate le manette. Ad Albenga resistono da oltre 40 anni, con onore e merito, due nuclei famigliari locali: Morchio (AutoDoria) e Galvagno. Ed è acqua passata la perdita di imprese che davano lavoro a decine di persone: Damonte, Lo Cigno, Martini, Montina, tanto per citare quelle più solide, con proprie maestranze.
” Albenga credo sia in simbiosi – dice Roberto Zolezzi – con il panorama nazionale del settore auto, se non sbaglio hanno chiuso, negli anni, il 41 per cento dei concessionari italiani”. Ci scusi, però nel suo caso quanto ha influito il comportamento della storica segretaria Marisa Vero ? “Non faccio nomi e preferisco sorvolare sulla ferita….Ci sono stati aspetti di maggior spessore a causare lo stato di crisi. Diciamo che nel 2013 avevo ricevuto la disdetta dalla W, asserendo che la nostra azienda era sottocapitalizzata… ricorsi ad un mutuo. Non solo, l’espansione in provincia di Imperia ha comportato investimenti, scoprendo che è una zona difficile, assai più del savonese. Penso, inoltre, alle strategie Audi, alla necessità di adeguarsi in continuazione agli standard richiesti: ristrutturazione di autosaloni, pavimenti, autofficine, pareti. Si spendeva tanto e si lavorava non a sufficienza, con la crisi ai fianchi. Alla casa madre interessa che tu vendi auto, sempre di più e che copri capillarmente il territorio. E’ il loro business, alla fine sopravvivono i gruppo forti, che dispongono di capitali e linee di credito che non si inceppano”. Da aggiungere che tra il 2009 – 2010 c’è stata una cessione tra Zolezzi Auto e la Top Car Sanremo Sas di Graziano Pedante C.
Signor Roberto, ricordiamo i tempi del mitico e giovane capo officina Roberto, suo omonimo, sempre attento e disponibile verso i clienti; papà Alessandro che aveva il dono della pazienza di Giobbe, aveva un fratello operatore turistico a Borghetto S. Spirito, un’amicizia ed una frequentazione con un generale dei carabinieri, assurto a personalità dello Stato che ha ricoperto ruoli strategici. La sorella di papà aveva un negozio di biancheria in via Garibaldi, a Loano. Papà era un gran signore, gentiluomo, stimatissimo, di parola. Famiglia con origini in quel di Borghetto, dove nel 1962, è nato un altro ‘marchio’ storico per la Riviera, quello di Marino Oddone (in attività). Nel 1958, nell’officina, a fianco al fiume Centa, che fu di Emidio Viveri, aprì il giovane Alessandro Zolezzi.
Roberto: “Sono qui, dietro la scrivania, da mattina a sera. E’ dura, credo di aver fatto modestamente la mia parte. Ho realizzato due capannoni aziendali, in questo edificio ci sono pure tre appartamenti. Con tanti colleghi e tanta altra gente attraversiamo tempi terribili, da antidepressivi in tasca. Per me resta la gioia delle figlie, dei nipotini, di essermi comportato da galantuomo. Le case automobilistiche ci giudicavano pure in base ai giudizi dei clienti, la corsa all’ ‘eccellente’. Purtroppo guardandoci attorno le eccellenze sono diventate anche stelle cadenti”.
Luciano Corrado
PS: chi è il nuovo ‘patron’. Rinaldo Capello ha vinto tre volte la prestigiosa corsa di durata 24 Ore di Le Mans nel 20013 su Bentley Speed 8, nel 2004 su Audi RB Sport e nel 2008 su Audi R 10. Inoltre è giunto 6 volte a podio. Cominciò la sua carriera nel 1976 sui kart. Nel 1983 ottiene un posto di pilota ufficiale nel campionato Formula Fiat Abart. Vince il Campionato Italiano di Superturismo nel 1990 su Volkswagen Golf, si ripete nel 1966 al volante di una Audi A4. Un palmares che gli ha consentito successo, visibilità e denaro. Il fratello è un affermato commercialista del Basso Piemonte.