I nonni erano cairesi doc ma quando si sposarono andarono a vivere nel feudo autonomo di Rocchetta dove stabilirono il laborioso casato dei Chiarlone. Nonna Maria (1880) era nativa della Funga cairese ed apparteneva alla numerosa famiglia dei Carle, i famosi “Funghini”.
Nel fiore dei suoi 18 anni aveva sposato l’aitante Giuseppe del fu Lorenzo Chiarlone proveniente dallo storico Cianlazzo dove avevano ballato le streghe di Cairo.
Erano andati ad abitare in una casa in affitto nell’ubertosa Rocchetta e dopo qualche anno di intenso lavoro agricolo e boschivo, comprarono nel paese una casa con portico, fienile e stalla, al numero 7 di via Montenotte.
Nonna Maria si recò più volte in Francia, con altre giovani donne di Rocchetta, dove si fece affidare anche lei ogni volta un piccolissimo francese da crescere con il suo latte materno, e lo nutrì assieme ai suoi figli Enrico e Mario.
Con il compenso che ricevette in marenghi d’oro acquistò, da un burattinaio del paese, una cascina con boschi, rive e filagni in località Lavà, a un tiro di schioppo dalla chiesetta di San Giovanni dei Vigneroli.
Sul muro vecchio della cascina, proprio sopra la porta della cucina vi era una scritta a grandi lettere in stampatello: CDA – FFF – MP. Cosa voleva dire? chiese al burattinaio che risposta trattarsi della storia della casa e del posto, così riassunto: casa degli abissi – fame fumo freddo – miseria povertà.
I nonni non fecero una piega e nemmeno storsero il naso; Giuseppe continuò a trasportare legna con i suoi buoi, dai boschi della Collina del Dego al porto di Savona, notte e giorno…
Intanto Maria cresceva i figli suoi, badava alla pecora, zappava nella vigna, coglieva le noci, le castagne… le foglie per i bachi da seta, le erbe aromatiche per le minestre e gli arrosti di porcospino, lo stufato di lumache, le patate bollite e le mele cotte sulla stufa, così come le focacce con la cipolla e i funghi sanguini…
Bruno Chiarlone Debenedetti