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L’addio: il buon esempio di Patrizia


Una donna eccezionale se n’è andata. Ha sperato e lottato, aggrappandosi all’immenso amore del marito. Patrizia Cavalieri non era un personaggio noto nella Riviera dei salotti, delle lobby, delle personalità da invitare. Al suo funerale, a Borghetto S. Spirito, terra d’origine del consorte Giovanni (Nino) Roveraro, non hanno voluto mancare centinaia di persone. Altri avevano fatto ressa alla recita del rosario. Le parole più significative, vive e toccanti, le ha pronunciate il suo fedele compagno di vita. “Avevo 20 anni quando ci siamo incontrati…per cinque mesi siamo stati vicini  in clinica, in ospedale, a letto…sei stata forte mia Patrizia anche nei momenti più duri della sofferenza, della chemio. Io,  i medici, gli infermieri, quanti ti hanno assistito, abbiamo fatto tutto ciò che era umanamente possibile, eppure tu, cara Patrizia,  verso di me hai fatto molto di più…”. FOTOSERVIZIO SILVIO FASANO

Aveva le lacrime agli occhi, la commozione in gola, Nino Roveraro, uomo buono, semplice, educato, affabile e perbene, virtù rare ai nostri tempi. Ha voluto pronunciare, con il filo di voce rotto dallo strazio, il suo addio, il suo grazie alla donna che gli è stata vicino dalla gioventù fino ai nostri giorni. Una coppia schiva e riservata, a modo, che non amava la ribalta, né esibire quel cognome che pure a Borghetto e nel comprensorio savonese è sinonimo di famiglia benestante, agiata, che a cavallo di due secoli dava lavoro e commerciava all’ingrosso quello che diventerà uno dei simboli della nostra terra, l’olio d’oliva.

Nino forse non aveva neppure fatto in tempo ad immedesimarsi in quel mondo in cui il papà, lo zio erano considerati maestri e condottieri. La famiglia dei Roveraro, industriali oleari ed affini,  ha rappresentato il simbolo dell’imprenditoria meritocratica e vincente; sinonimo di serietà, rigore commerciale, sano profitto. Il parroco durante la S. Messa ha ricordato ai fedeli:  ‘Gli anni che deve vivere un uomo non contano,  è la qualità… “. Già, quale qualità ? Patrizia, chi ha avuto la fortuna di conoscerla, frequentarla, era una donna che la qualità etica ed umana la praticava in ogni sua azione.  Non conosceva l’esibizionismo, nonostante potesse permetterselo. Nell’attività commerciale (Rossello Carta) era un’imprenditrice educata, premurosa, seria, efficiente.

Patrizia Cavalieri

Nino ha ricordato che Patrizia, tra le sue doti, aveva la dolcezza, la bontà d’animo, la signorilità, non quella, aggiungiamo noi, dell’opportunismo e della riverenza,  ma del rispetto della persona, umile o ricca, potente o cittadino qualunque. Lei ed il marito sono stati tra i frequentatori, per via di un’imbarcazione, del porto di Loano, eppure pochi lo sapevano, non facevano sfoggio. Negli ultimi anni avevano deciso di ‘ritirarsi’.  Era giugno 2013, raccontano gli amici, quando assaporavano la gioia di una villa sulla Costa Azzurra, alternativa allo yacht.  Patrizia era felice. Avevano anche ceduto la quota di maggioranza della società. Un sogno spezzato, un destino crudele ed ingrato. Una condanna immeritata.

Nei giorni del lutto hanno ‘sfilato’ centinaia e centinaia di amici  e conoscenti, di ogni ceto sociale. Se solo dieci avessimo la fortuna di possedere la ricchezza morale di Patrizia faremmo parte di un mondo, di una piccola società fortunata,  da portare ad esempio. Invece di Patrizia ce n’era solo una e l’alieno l’ha portata via. A noi non resta che riflettere, meditare e chi è credente pregare affinchè da lassù ci illumini nella coerenza di vita. (l.c.)

Nota: per ingrandire le foto cliccare su ognuna.

 

 


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