Questa settimana caffeina per restare svegli propone: mercanti e predoni senza sentimenti, da tangentopoli all’Expo. Intervista all’ex ministro socialista delle Finanze, Rino Formica. L’archivio segreto di Giulio Andreotti, che fine ha fatto? La piastrina in metallo inedita. Un ricordo doloroso con il Fascio abbinato alla svastica, in occasione di una gita in Germania, nel 1938, da parte dell’Unione Sindacati di Savona. Industria della nostra città.
Mercanti e predoni senza pentimenti
DA TANGENTOPOLI ALL’EXPO MILANO 2015, LA MAZZETTA ENDEMICA
Ci siamo lasciati sfuggire dalle mani il senso del tempo, tradendo gli sforzi e le speranze del dopo guerra con un saccheggio insensato e cruento dei sacrifici dei nostri padri, il fallimento per quanto poteva essere fatto è non è stato, la svendita sotto costo degli ideali, la contestazione come sponda per politici mercanti e predoni sempre fedeli al loro tornaconto senza interruzioni o pentimenti da ‘Tangentopoli’ all”Expo Milano 2015′.
Destra e Sinistra, con un Centro ondivago secondo convenienza, appartenenti al Jurassic Park, delegittimati dalla storia e dalla società, incapaci di comprendere le esigenze più profonde dell’uomo contemporaneo, non solo economiche ma anche e sopratutto esistenziali
Il caso Expo, nessun fine politico
INTERVISTA A RINO FORMICA
tutto ha una storia e una radice
l’annuncio di una nuova era è sempre falso
le mosche vanno dove c’è il miele
L’Expo come Mani Pulite?
«No, è tutto diverso. Prenda Primo Greganti: non è solo un caso umano patetico, è un elemento simbolico».
E cosa simboleggia, il faccendiere ex Pci legato alle coop rosse?
«La fine di un mondo. Quando fu arrestato più di vent’anni anni fa, Greganti era parte di un sistema, quello dei partiti, che funzionava e per cui il denaro aveva un fine politico”.
Oggi, invece?
«Oggi quel sistema è finito e Greganti è come un direttore d’ufficio delle imposte che si ricicla come consulente privato di gente che vuole fottere il fisco».
Non si ‘ruba’ più per la politica, si ‘ruba’ per sé’
«Sì, e non è la stessa cosa».
Crede che l’inchiesta sull’Expo abbia una qualche regia?
«Ma quale regia, magari un giorno si potrebbe anche scoprire che Paesi concorrenti dell’Italia hanno in qualche modo sollecitato i magistrati e gli apparati di polizia giudiziaria… Ma la verità è che il sistema è ormai fuori controllo: non c’è più un senso; le cose accadono così, per caso».
Di certo c’è che si continua a rubare.
«Così come era ridicolo pensare che esistesse una Milano da bere è ridicolo pensare che esista una Milano da vomitare. Le mosche vanno dove c’è il miele, tutto qui».
Le mani pulite sono incompatibili con la politica?
«Sono i politici attuali ad essere incompatibili con la politica. Le possibilità sono due: o il sistema e la morale su cui si fonda potevano essere cambiati, e allora la responsabilità del mancato cambiamento è di chi, a destra come a sinistra, ha governato negli ultimi vent’anni…».
Oppure?
«Oppure, non c’è responsabilità perché quel cambiamento è impossibile. E allora il destino del Paese è segnato».
Secondo lei?
«Secondo me, quando si teorizza l’uomo nuovo si sparge sempre molto sangue per poi scoprire che dietro la maschera nuova si cela l’uomo antico. Ma fissarsi sulla sola corruzione non aiuta a vedere il problema».
E qual è il problema?
«Le valutazioni devono essere di ordine sistemico: il problema è che il sistema è stato disgregato».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che dai primi anni Novanta, pur parlando non di ‘rivoluzione’ ma di ‘riformismo’, sono stati abbattuti i partiti, i sindacati, gli apparati dello Stato e l’economia pubblica. A beneficio della cosiddetta Europa, l’Italia ha perso la sovranità costituzionale nazionale, rimpiazzata dal costituzionalismo dei trattati europei, la sovranità monetaria e la sovranità della programmazione economica e finanziaria. Abbiamo ceduto sovranità alla cieca e tutto avviene oggi fuori dal controllo della politica e della rappresentanza».
Chi ci crede, dice che solo così potranno nascere gli Stati Uniti d’Europa…
«Guardi, semmai l’Europa si darà un’anima politica sarà solo a seguito di una grande crisi. Una guerra ad Est, per esempio. Nel frattempo, l’Europa rimarrà assestata su un assetto gerarchico con la Germania in cima».
Non crede che Renzi riuscirà ad allentare i vincoli europei?
«Quella del semestre italiano di presidenza dell’Ue è un’illusione. Le istituzioni europee vedranno la luce in ottobre-novembre e in dicembre saranno già tutti immersi nel clima natalizio: l’Italia avrà una finestra temporale di un mese e mezzo, e in un mese e mezzo non chiudi manco un dossier».
Draghi ha annunciato l’immissione di liquidità nel sistema finanziario…
«Lo farà in giugno e lo farà perché lo vuole la Germania. Per qualche mese avremo l’illusione che i nostri problemi si stiano risolvendo, ma la svalutazione competitiva e l’inflazione faranno impennare i tassi di interesse. Come avveniva ai tempi della lira tra Nord e Sud Italia, la Germania reggerà il colpo, noi no».
E il governo, reggerà?
«Col populismo di Stato non si va lontano. Renzi ha dichiarato guerra a tutti e ciascun potere impiegherà tutta la forza di cui dispone per difendere il proprio spazio vitale. Ma il problema è un altro».
Quale?
«Nessuno ne parla, ma dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il sistema elettorale con cui è stato eletto il Parlamento in carica, la Corte di Cassazione ha di fatto annunciato che chiunque ricorrerà contro le leggi approvate dal Parlamento – l’abolizione del Senato, la riforma del lavoro, quella del pubblico impiego…- l’avrà vinta».
Dunque?
«Dunque, le conseguenze politiche saranno devastanti. Noto infatti che l’unica riforma su cui insiste il capo dello Stato è quella della legge elettorale».
Perché lo fa?
«Forse perché sa che ogni altra riforma sarebbe illegittima. Napolitano non vede l’ora di dimettersi e sa che, per prevenire l’ondata di ricorsi, prima si sciolgono le camere, meglio è».
E le riforme?
«L’unica sarà demandare l’avvio di una fase costituente a un nuovo Parlamento eletto su base proporzionale».
Formica, dica la verità: il ruolo dell’oracolo le piace.
«Amico mio, cerco solo di ragionare. E cerco di convincere le nuove generazioni che le eredità politiche passate non si possono acquisire con beneficio di inventario: tutto ha una storia e una radice. L’annuncio di una nuova era è sempre falso».
(di Andrea Cangini – pervenuto da ‘Azione Riformista, l’Europa dei Cittadini’)
ARCHIVIO SEGRETO
Giulio Andreotti è veramente morto?
In chiave ironica, ovvio, sussistono dubbi su ‘siamo sicuri che Giulio Andreotti è veramente morto un anno fa?, un controllo sarebbe opportuno e che fine ha fatto il Suo archivio segreto?.
La Storia non è cosa che si può tenere chiusa in un cassetto dimenticandone la chiave: la Storia riemerge sempre e comunque, veritiera o mistificata ad uso e servizio all’opportunità politica, solo le immagini dell’epoca hanno l’impronta indelebile della realtà.
Presentiamo alcuni documenti inediti o pochissimo noti se non, come si suo dire, agli addetti ai lavori, chiedendo se
‘quel che è stato’ è servito a renderci umanamente più consapevoli con comportamenti conseguenti giusti, oppure tutto è stato inutile con ancora oggi i
‘corvi del male’in agguato e pronti a sferrare altro odio e tragedie. Seguono e-mail con immagini.
Foto segnaletica di Benito Mussolini, divenuto capo del Fascismo, dopo il suo arresto da parte della polizia svizzera per mancanza di documenti di identificazione.
Data: 19 giugno 1903
Autore: Police of the Canton of Berne”
da Wikipedia “[…] emigra il 9 luglio 1902 in Svizzera per sfuggire al servizio militare obbligatorio, stabilendosi a Losanna. Lì s’iscrive al sindacato muratori e manovali, di cui poi diverrà segretario, e il 2 agosto 1902 pubblica il suo primo articolo su L’Avvenire del lavoratore, il giornale dei socialisti svizzeri; l’attività giornalistica vera e propria comincia nel 1904.
Fino a novembre vive in Svizzera, spostandosi di città in città e svolgendo lavori occasionali, tra cui il garzone di una bottega di vini a Losanna. È espulso due volte dal paese: il 18 giugno 1903 è arrestato a Berna come agitatore socialista, trattenuto in carcere per 12 giorni, e poi espulso il 30 giugno dal Canton Berna, mentre il 9 aprile 1904 viene incarcerato per 7 giorni a Ginevra a causa del permesso di soggiorno falsificato, per poi essere espulso una settimana dopo dal Canton Ginevra.[18] Nel frattempo riceve anche una condanna a un anno di carcere per renitenza alla leva militare. Viene protetto da alcuni socialisti e anarchici del Canton Ticino, tra cui Giacinto Menotti Serrati e Angelica Balabanoff, con la quale avvia una relazione sentimentale.
[…]”
Titolo provvisorio da lire 10.ooo della Banca d’Italia equiparato ai normali biglietti in circolazione.
Imitazione a scopo di propaganda politica, lire 00,ooo, ‘capitale a Mosca’ fime apocrife di Togliatti e Longo.
Savona, piastrina in metallo inedita, un ricordo doloroso con il fascio abbinato alla svastica, in occasione di una gita in Germania, nel 1938, da parte dell’Unione Sindacati.
Industria della nostra città.
Gianni Gigliotti