Lettere alle autorità, ai giornali , proteste e quesiti durante il Consiglio Comunale alla fine sembra che qualche cosa si stia muovendo. Giovedì 11/4 il Sindaco in persona mi avvisa telefonicamente che per venerdì 12/4 alle ore 11,30 ci sarà un sopralluogo del responsabile dei lavori fin’ora eseguiti sul Riazzo, ing.Forno. Ci troviamo puntuali sul posto. Sono presenti ,oltre mia moglie, l’ing. Cerqui , tecnico incaricato da me, l’Ing. Forno, Il Sindaco Piero Pelassa e la consigliera di minoranza Antonella Solieri. Verifichiamo l’interno della casa di mia figlia.
E’ asserzione comune di coloro che non avevano più visto i danni all’interno dallo scorso aprile, che il peggioramento è stato devastante, tale da rendere il recupero dell’immobile assai improbabile o quanto meno estremamente oneroso. Verifichiamo la situazione del muro sovrastante la casa in basso del vicino, altrettanto visibilmente devastata anche dall’esterno. Si escludono possibilità di interventi immediati intesi a ridurre il progredire dei movimenti franosi. La speranza è nella carenza di piogge nel periodo estivo in attesa che inizino i lavori dei “pozzi drenanti”. Si verificano i lavori del Riazzo . Chiariti gli intendimenti per ulteriori sistemazioni e la risoluzione dei problemi sorti in seguito al recentissimo movimento, gli interventi si spostano sulla tempistica e sui fondi necessari alla loro realizzazione. Entra prepotentemente in causa la BUROCRAZIA e sembra improvvisamente di essere entrati nella descrizione del gioco dei bussolotti. Ora tutto fluttua nell’incertezza e nel rimbalzo delle responsabilità .
Sento il dovere di ritornare sul fatto che il fenomeno era già noto nella sua possibile drammaticità, dal lontano 1973 e comunque faccio presente che negli ultimi due anni, e cioè un anno prima del dissesto dell’aprile 2013 , e un anno dopo fino ad oggi, nulla o quasi nulla è stato fatto pur avendo già una disponibilità di fondi. Sottolineo ancora che senza un adeguato sostegno economico, non sarà possibile effettuare alcun lavoro, fatto che indurrà noi danneggiati a ricorrere all’autorità giudiziaria onde individuare precise responsabilità. Il Sindaco fa spallucce. Al tempo delle concessioni edilizie, e degli atti di compravendita lui non c’era e le decisioni sono state prese da altre Commissioni edilizie (compresi esponenti dell’opposizione), le incombenze relative alla sicurezza del territorio e attività di protezione civile era demandata alle ormai soppresse Comunità Montane. Insomma è sempre colpa di altri e a noi, come ho già detto, non resta che piangere e imprecare. I progetti autorizzati dalle varie commissioni edilizie – organo consultivo – sono stati presentati corredati da esaurienti professionali documentazioni, passate al vaglio di autorità comunali, provinciali e regionali. Che i danni siano da imputare alla così detta paleofrana, non esistono dubbi. Che la sua esistenza e pericolosità era da molti anni nota alle autorità competenti è altrettanto certo, asserzione più volte ribadita dal Sindaco e dagli ingegneri presenti . Da notare che molte case, compresa quella in esame, avevano già, nel corso degli anni, affrontato lavori di ristrutturazione, debitamente autorizzati, producenti persino effetti ai fini catastali. Ricondurre a responsabilità personali ed individuali circa la progettazione e l’esecuzione di detti lavori è offensivamente pretestuosa. E come non ricordare che parecchi anni fa erano stati effettuati lavori a valle della zona Piano, risultati poi vani e addirittura dannosi, in quanto una casa era stata danneggiata profondamente e ricostruita dalla ditta stessa che li aveva provocati. In quei lavori erano stati usati ferri nel cemento di grossa dimensione che i successivi movimenti hanno strappato e deformato vistosamente. Di questo ancora si è parlato, facendo notare come sia stato possibile che, malgrado quanto sopra esposto, una sorta di omertà abbia fatto in modo che il nostro acquisto e i nostri lavori siano stati effettuati nell’ignoranza più completa.
Si ritorna a dibattere sugli interventi economici a sostegno dei privati. Qui non si tratta di una costruzione danneggiata, bensì di una parte considerevole del paese dichiarata inagibile con perdita dell’ abitabilità residenziale, e con prospettiva di recupero improbabile o costosissimo. Non sono sufficienti questi elementi per la dichiarazione di “calamità naturale”? Tutti concordano affermativamente, ma le lettere che pervengono dalla Regione Liguria sembrano smentire questa possibilità.
Il Sindaco Pelassa ricorda la lettera ricevuta in questi giorni dal Ministero dell’Ambiente rivolta principalmente alla Provincia di Imperia e alla Regione potrebbe aprire una speranza in tal senso. Ribadisco il concetto già espresso , perchè venga memorizzato senza ombra di dubbi, che dalla data infausta dell’aprile 2013 a tutt’oggi , si sono effettuati lavori di regimentazione delle acque di superficie solo in questo ultimo mese ed anche, a mio parere, in modo precario come dimostrato fotograficamente. Pertanto la questione delle responsabilità è sempre un problema reale. La riunione si scioglie con la promessa del Sindaco e dell’Ing.Forno di tempestive informazioni sugli sviluppi delle pratiche. Noi torniamo dalla casa a prendere nuove fotografie per documentare ancora una volta lo strazio dei nostri sogni. Prendiamo nota con rammarico che noi ormai sono già due domeniche delle Palme che non riceviamo trecce di palmizi impagliati e non ci risulta averle mai ricevute neanche prima. Dalle foto di questo” importante avvenimento” si deduce che l’interesse del volontariato (comunque sia, encomiabile) si riduce all’amministrazione comunale e parenti. Con sarcasmo, ma senza cattiveria, si potrebbe dire che il loro lavoro si è ridotto notevolmente per la carenza di case abitate, oppure certe abitazioni sono diventate di paesani di serie B. Che le sorprese dell’uovo di Pasqua siano di buon auspicio per i bimbi tutti, perchè le sorprese per gli adulti lasciano alquanto a desiderare!
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