Sono le 16 di Giovedi Santo, 17 aprile. Il sole è sorto alle 6,27 e tramonta alle 19, 55. E anche S. Innocenzo di Tortona che recitava: Il Signore ci fa conoscere chi siamo un poco alla volta. Mi ordinano di ‘volare’ a Pietra Ligure, stavo già prendendo il sole nella mia intramontabile Alassio. Ubbidisco, corro in sella alla due ruote. Sono fortunatissimo, da un ufficio esce un ‘oracolo’. Mi annuncia che i sondaggi, alla Scajola, danno vincente la lista di sinistra-destra, acqua santa e amici diavoletti di Valeriani e del simpaticone Vaccarezza, da sempre ‘re di barzellette’. Mi ero sbagliato la volta scorsa a scrivere che la favorita era la pia Bonfiglio. Andrà così purtroppo, aggiunge, anche se il futuro sindaco non ha gran stoffa e caratura. Si è subito proposto ed imposto, nessuno è più stato capace a dirgli ‘un momento’. Meglio di lui c’era Bianchi? Magari avessero scelto Franchino! Comunque andrà a finire, la mia nostalgia- attrazione resta per le storiche famiglie di Palazzo Golli: Negro, Carrara, Amandola- Palmarini. Solo quest’ultimo nome non sarà più offerto agli elettori.Vorrei tirare un sospiro di sollievo. Nessuno più di Belfagor ha conosciuto, da fuori e da dentro, la storia vera di questi cognomi illustri. Partiamo da Eugenio Carrara, impiegato amministrativo ai gloriosi cantieri navali, vocazione socialista, sinistra moderata, siede sui banchi del consiglio comunale per una miriade di mandati, sempre eletto. Occhiali da dotto, astuto e guardingo, permaloso, amministratore di alcune proprietà sul Trabocchetto, trasformate in residenziali; bisogna dare atto che non è mai stato coinvolto o trascinato in processi penali quale imputato. Nonostante lettere anonime, qualche indagine della polizia giudiziaria, i nemici avrebbero voluto colpirlo con il codice penale anzichè con la forza della politica. Si sono sbagliati ed ha comandato. Ricordo i veleni con ‘Totò Caltavituro. Non solo, ha avuto la fortuna di un figlio che, a sua volta, siede al governo di Pietra da qualche lustro, entrato giovanissimo. Molti talenti. Lui è di destra, ma è colto, laureato in legge ha rimarcato il mite ‘portavoce’ Gughi Rembado. Io lo apprezzo come primo tenore alla Scala di Milano. Ha collaborato con un bravo sindaco che ha saputo tener buono, concedendo abbastanza, forse troppo, al sempre fortissimo ‘partito del cemento’ pietrese e non. Alcune operazioni spero presto di raccontarle nei dettagli, chi c’era dentro e dietro, i bilanci di quelle ‘confraternite’ sono da incorniciare. Che dire della mini rotanda sul raccordo per il casello. Suvvia geometra, sa quante critiche illustri ho ascoltato al bar dei vecchi pietresi, dal silenzioso e ottimo Vigliercio, a Rembado storico e scrittore: anche noi vogliamo la rotonda.
Carrara, Mario per gli amici, forse ha anche ragione quando dice che è inutile l’operazione Colanninno e C. nell’area degli ex cantieri. C’è già Loano a poche centinaia di metri in linea d’aria con il suo maxi porto, col mega cantiere del miliardario genovese. Un peccato sia ‘fuggito’, per incomprensione con i rossi di Unipol, il mitico Zeffirino, celebrato con paginate di giornale al suo arrivo ed ora che è ripartito viene quasi quasi ignorato. In porto, a Loano, non c’è più il colabrodo alla Ligresti company. Unipol ha la medaglia in Ita,ia dei profitti di Borsa e fa benissimo a gestire con rigore l’azienda costata 110 milioni di euro e pragmatica imprenditorialità al cento per cento.
L’area di Pietra Ligure del cantiere è uno sconcio lasciarla in queste condizioni. Carrara sostiene che il progetto va ridotto, ridimensionato per essere attuabile, non attendere le calende greche dei tempi lunghi. Il sindaco-geometra ritiene invece che ci siano ancora buone chanche per il mega progetto, mantenere un cantiere, i posti di lavoro sacrosanti. Sacrosanti si, ma pensate ai posti di lavoro che negli anni si sono persi inesorabilmente per via della chiusura di alberghi, fagocitati dall’avvanzare del mercato immobiliare dove paghi uno e guadagni 10, con molto nero incluso. E fai star bene notai, artigiani, architetti, ingegneri, geometri, rivenditori di materiali edili, agenzie immobiliari, bagni marini che più ci sono clienti (numero) e più guadagnano. Con i voti che nell’urna pesano, si contano, contrariamente ai beceri e sprovveduti ambientalisti del Belpaese. Chi si ricorda di quel Marco Preve, albenganese d’origine e del suo libro denuncia sul cemento in Liguria? Vengono e scappano, non si vedono più i nostri giornalisti anticemento. Troppo indaffarati in altre iniziative editoriali. I loro fans sono rimasti con un pugno di mosche. Soli e abbandonati. Nessuno, salvo pochissimi scemi, ha mai fiatato.
Solo a Pietra sono alcune centinaia i posti cancellati negli alberghi. Mentre per 15 – 20 persone del cantiere, giustamente, fanno il diavolo a quattro. Giù articoli su articoli, proteste, ordini del giorno, Rai Regione. Non solo, qualcuno ha cassa integrazione ordinaria e straordinaria, se è fortunato lavora pure in nero, gli altri (camerieri, baristi, cuochi, donne e uomini delle pulizie, portieri, impiegati di reception) possono continuare a guardare la luna, senza un lira di disoccupazione. Al massimo hanno beneficiato di ridicoli corsi di formazione lavoro. Soldi sprecati dei contribuenti onesti. Una torta che tira a campare da anni, con molti volponi.
Il Carrara junior sarà costretto, suo malgrado, ad abbandonare la stanza dei bottoni, potrà restare sui banchi dell’opposizione. Come potrebbe accadere per uno o due ‘grillini’, anche se a Pietra non tira buon vento. Un posto dovrebbe andare al mancato candidato sindaco Carla Mattea, lei sanguigna ed esbizionista lo sognava. Tutta colpa del duro dr. Mario Carrara ? Dovrebbe farcela il bravo Pietro Cassanello di Ranzi. Tutti in minoranza.
Gia, ci sono i Negro, il nipote del ‘grande dr. Giacomo Negro’. Un figlio, Daniele, è stato sindaco leghista. Ora Giacomo, studente Universitario in medicina, ci riprova dopo la delusione della volta scorsa. Per una lista che vede fedelissimi Berlusconi e uomini del presidente Burlando, insieme per vincere e governare, ci sta benissimo un rappresentante della tradizionale destra pietrese, più o meno illuminata, almeno ragionando sull’eredità degli avi in tema di urbanistica, infrastrutture, posizione raggiunta nell’industria turistica. Cosa hanno lasciato, insomma, alle future generazioni è sotto gli occhi dei cittadini e dei turisti.
Un’altra famiglia forte sono gli Amandola. Indimenticato lo storico Tomaso (Mascin) Amandola, esponente di un Psi savonese messo sotto terra dall’inchiesta dei giudici ai tempi di Teardo, ma lui ne è uscito a testa alta, con qualche patema d’animo, notti insonne e di malcelata angoscia. Del resto aveva sposato una Palmarini, il cognome, a Pietra, dice tutto. Una famiglia che ha dato un sindaco, assessore, consigliere, segretario Dc e soprattutto un monsignore, Nicola Palmarini, mancato vescovo, troppo colto, galantuomo, un po’ rude, di fede vissuta a 360 gradi. Nella futura legislatura i Palmarini non saranno più rappresentati in Comune, non accadeva da mezzo secolo. Manterrà il posto- reppresentanza Francesco Amandola, valente geologo di 46 anni. Il papà continuerà ad assisterlo e raccomandargli di non farsi ammaliare dal Dio denaro ? Mascin è sempre stato un modesto, sobrio, piuttosto allergico ai salotti.
A proposito del sindaco De Vincenzi che non a torto si sente tradito da più parti. C’è da scommettere che avrà un buon successo la nipote Paola, conosciuta per avvocato penalista, preparata, giudiziosa, coscienziosa. Farà tesoro anche degli errori dello zio ? Ovviamente la bilancia pende dalla parte degli aspetti positivi pro Luigi. Rispetto al passato, Pietra Ligure ha avuto un’amministrazione che se non può essere indicata a modello, ha fatto egregiamente il suo lavoro, attuato la ‘politica del fare’. Non a caso il fiuto di quel furbone di Angelo Vaccarezza ha intuito il ‘vento’ e si è messo sul carro del vincitore. Sono in gioco, per lui e per il rivale Marco Melgrati, il cospicuo gruzzolo di voti dell’elettorato pietrese. Il primo punta alla Regione e forse oltre, il secondo con la messa a bagno maria di Claudio Scajola pensa sia arrivato il momento propizio per il gran salto a Roma. “Se c’è riuscito per 5 legislature uno come Enrico Nan – non si stanca di ripetere l’architetto alassino, esperto di sigari cubani – io dovrei arrivarci come un siluro, sono quattro spanne non solo più alto, ma soprattutto più capace”. Alla fine se vale quel detto chi si loda si imbroda, il Marco festaiolo potrebbe rischiare la delusione, trombato da massoni affaristi e vaccarezziani cementieri.
Amici di Belfagor non volevo lasciare Pietra Ligure senza salutare l’amico benedetto don Luigi Fusta, già vostro amato prevosto, ma il vescovo gli ha dato un sacco di nuove incombenze e deve girare l’Italia. Don Luigi vota a Pietra e sono convinto che stia vicino alla santa donna Anna Bonfiglio, di lei si può fidare.
Belfagor
RICEVIAMO DA BASTIAN CONTRARIO: SOLO IO SONO TITOLATO A SCRIVERE LA STORIA DI PIETRA E QUERELO TUTTI COLORO CHE PUBBLICANO ARTICOLI DIFFAMATORI