Mentre tutte le piazze d’Italia si accingono a celebrare 25 aprile 2014 – 69° anniversario della Liberazione – , sabato 12 aprile alle ore 17, nella Sala convegni del prestigioso Hotel dei Fiori ad Alassio, la Sezione di Alassio e Laigueglia della F.I.V.L. – Federazione italiana volontari della libertà -ha commemorato le Medaglie d’Oro al Valor Militare: Maggiore degli Alpini Enrico Martini Mauri – Comandante delle Divisioni Alpine Autonome – e Capitano di Artiglieria Franco Balbis, il quale studiò al “Don Bosco” di Alassio e venne fucilato 70 anni fa dai fascisti al Poligono del Martinetto a Torino.
L’iniziativa è avvenuta per volontà del giornalista, docente e saggista di Storia contemporanea e risorgimentale, Prof. Pier Franco Quaglieni, nipote di un partigiano, capitano del “Nizza Cavalleria”, condannato a morte e liberato il 25 aprile 1945,alla vigilia dell’esecuzione della condanna capitale, che fu agli ordini di Mauri. Per tale ragione il Professore è stato nominato presidente della Sezione suddetta dal Vicepresidente Nazionale della Federazione Italiana Volontari della Libertà, dottor Lelio Speranza, nello scorso agosto 2013.
Quaglieni vanta un curriculum di tutto rispetto: presidente e fondatore del Centro “Pannunzio” di Torino, giovanissimo insieme ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati; autore di saggi storici sul Risorgimento e sulla Resistenza; nominato a 52 anni Cavaliere di Gran Croce, la massima onorificenza della Repubblica, dal presidente Scalfaro, che lo insignì anche di medaglia d’oro di I classe di benemerito della cultura nel 1994; è anche il curatore dell’ultima edizione di “Fiori rossi al Martinetto” di Valdo Fusi, libro dedicato ai Caduti del comitato militare del CLN piemontese ,con prefazione di Marcello Maddalena, Procuratore Generale della Repubblica del Piemonte.
Nella sala, gremita, folta è stata la partecipazione della cittadinanza, dell’associazionismo cittadino e delle Autorità civili e militari. Erano fra gli altri presenti: il Sindaco di Enzo Canepa; in rappresentanza dell’Esercito Italiano, il Generale di Brigata Franco Odello, in servizio a Roma presso lo Stato Maggiore Esercito, e il Generale di Brigata in ausiliaria Riccardo Bilotti, il quale dal termine del servizio attivo nelle Forze Armate, con zelante impegno si dedica ad innumerevoli iniziative di stampo civile e sportivo nel comprensorio albenganese; il comandante della Compagnia Carabinieri di Alassio Capitano Francesco Ercolani, accompagnato da alcuni sottufficiali; Mauro Zunino, presidente dell’Aero club Savona e Riviera ligure; le rappresentanze dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Alassio; di alcune associazioni a livello provinciale e locali: il Gruppo A.N.A. – Associazione Nazionale Alpini – con il Consigliere sezionale Ten. Pier Giorgio Accinelli -, il 1° Cap. Pier Luigi Viaggio, Vice Presidente dell’ UNUCI – Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia – Sezione di Savona – “Gen. C.A. Armando Milanese“, il Centro Savona Libera Culturale Sociale Storico onlus (Emanazione FIVL) – con il Presidente Ten. dei Carabinieri Balduino Astengo, dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (A.N.P.I), dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni (Cavalieri di Malta) in uniforme storica. Ulteriormente hanno partecipato varie delegazioni della F.IVL., con i consiglieri Nazionali Arturo Actis, già membro 5a Divisione d’Assalto “Garibaldi”, e Gianfranco Cagnasso, Vice presidente dell’Istituto storico per la Resistenza, figlio di Eugenio Cagnasso, “Bill”, caduto il 30.11.1944, comandante della V Brigata d’assalto “Garibaldi” “Baltera” e fondatore della Divisione d’assalto “Garibaldi”, denominata poi “Gin Bevilacqua.
Innanzi a vessilli e labari, il Ten. Antonio Rossello, primo Alfiere e Presidente della Sezione delle Albissole della F.I.V.L., ha impartito gli ordini alla platea,
subito rizzatasi, facendo osservare un minuto di raccolto silenzio, in onore della bandiera di combattimento del C.V.L. – Corpo Volontari della Libertà, donata personalmente dal Maggiore Martini Mauri a Lelio Speranza negli Anni 50, per l’occasione esposta. Tutti, ancora in piedi, hanno cantato l’Inno di Mameli.
Dopo l’introduzione del Comandante Lelio Speranza, il quale nel suo intervento ha ricordato, insieme a tutti gli eventi che determinarono l’inizio della Resistenza, anche quanto avvenne attraverso l’azione del Corpo volontari della libertà (CVL), che fu la straordinaria prova di dignità, eroismo e sacrificio, di numerosi militari e civili, non politicamente inquadrati, che contribuirono alla libertà della Patria.
A riprova, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che l’epopea della Divisioni Autonome ha avuto il suo giusto riconoscimento, assurgendo al gradino più alto della storia della Resistenza italiana, già da diversi anni i gonfaloni e le bandiere delle sezioni della FIVL stanno tornando a fare ottima mostra di sé, e dei valori che rappresentano, nelle diverse sedi, grazie allo zelo di dirigenti e militanti che lavorano e si impegnano per il mantenimento della memoria dei caduti. Pur passando il tempo, con i veterani che vengono purtroppo a mancare, ila FIVL è difatti un sodalizio che continua ad essere molto vivo, a dimostrazione degli Ideali ancorati in noi, che ci fanno andare avanti, per poterli trasmettere alle nuove generazioni.
Si sono inoltre succeduti gli indirizzi di saluto del Sindaco, Enzo Canepa, e del Gen. Odello, su delega del Gen. Francesco Patrone, Comandante del Comando Militare Esercito “Liguria, impossibilitato a partecipare. Dalla Segreteria del Consiglio Supremo di Difesa presieduto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano sono giunte espressioni di “apprezzamento per la meritoria iniziativa tesa a rendere omaggio alle figure dei due valorosi ufficiali, affinché soprattutto le giovani generazioni sappiano far tesoro degli alti ideali che hanno animato e sorretto quanti hanno contribuito con il proprio operato alla liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista”. E’ stata data quindi lettura del messaggio pervenuto dal nipote del Comandante Mauri Enrico Martini Mauri.
E’ stata successivamente consegnata a Pier Franco Quaglieni la medaglia d’argento della Federazione Italiana Volontari della Libertà e una pergamena sulla quale si può leggere: “In occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e del 65° della Liberazione, la FIVL, ricordando la stagione della Resistenza armata contro la feroce occupazione nazifascista (1943-1945), pagina gloriosa e sofferta della nostra storia nazionale, esprimendo il più sincero ringraziamento alle donne e agli uomini audaci sostenitori dell’italico riscatto di quei giorni, conferisce la Medaglia d’Argento al Prof. Pier Franco Quaglieni, quale semplice ma sentito gesto di gratitudine a chi fu protagonista dell’eroico ‘Secondo Risorgimento’ che ha riscattato la dignità di un popolo oppresso e ci ha donato l’Italia Libera e Democratica”. Il prof. Quaglieni ha ringraziato, citando Piero Calamandrei e ricordando i Volontari della Libertà che accorsero in montagna: “…mossi da dignità e non da odio” per liberare l’Italia dal giogo nazifascista.
Nella sua commossa e articolata allocuzione, l’eclettico Prof. Quaglieni, ha soffermando la sua attenzione sulla necessità di rendere omaggio a due dei combattenti più valorosi della Resistenza; ha precisato che tra l’altro gli uomini del Comandante Mauri furono tra i liberatori di Savona, mentre il capitano Balbis ebbe la sua formazione scolastica al “Don Bosco” di Alassio e fino al momento della fucilazione, avvenuta 70 anni orsono, mantenne coerentemente fede all’insegnamento cristiano appreso nell’istituto alassino; ha fornito ulteriori spunti di riflessione sui tragici avvenimenti di quegli anni di cui è profondo ed appassionato conoscitore.
Quaglieni ha ulteriormente presentato scopi ed attività della nuova sezione ponentina della FIVL, lanciando un messaggio inequivocabile: “La manifestazione si pone l’intento di far conoscere figure finora meno note della Guerra di Liberazione che contribuirono, insieme a tutte le altre forze, alla Liberazione dell’Italia nel 1945”. Viene riconosciuta la centralità del significato che ha assunto in Italia questa ricorrenza ed il ruolo della cultura come formidabile strumento per la memoria, come più in generale del messaggio di speranza che i protagonisti hanno voluto lasciare a noi. Dai testi la Verità non può uscire amorfa. Gli “Anni bui” che imperversavano sul nostro Paese sono stati ricondotti dagli storiografi alle vicende del Risorgimento, per l’impronta sofferta impressa nell’animo, come nel cuore e nell’intelligenza, degli Italiani: la spezzatura dell’Unità nazionale. In quello sgomento furono le scaturigini di un movimento, rivelazione di un popolo, talora rassegnato ma ancora ribelle, il quale come rami che convulsamente spaziano, da oppresso assumeva coscienza della propria condizione storica e della necessità di operare una trasformazione radicale. Era scoccato il momento opportuno, la fatidica ora di porre fine alle esiziali conseguenze di un conflitto sanguinoso e della strozzatura della vita politica. Nell’ampia dissertazione, nel delineare le espressioni culturali di più ampio respiro dell’epoca – emerse coraggiosamente sebbene il regime avesse reso la maggior parte della classe dirigente antifascista priva d’azione e inaridito le prime fonti dell’impegno intellettuale -, non è stato tralasciato un richiamo al breve saggio scritto da Benedetto Croce nel 1942 “Perché non possiamo non dirci “cristiani” , di cui il Centro Pannunzio nel 1998 ha pubblicato un’edizione a cura dello stesso Quaglieni. Nei sentimenti che angustiavano il grande pensatore napoletano, nel periodo immediatamente successivo il 25 luglio ’43, evidente era la preconizzazione di una grande impresa collettiva, fulgida e vittoriosa.
Nel frattempo veniva proiettato un filmato, per ripercorrere, con immagini e testimonianze, ansie, disagi, pericoli e tormentati ricordi degli avvenimenti focalizzati nella relazione. Forte ed accorata si è rivelato l’apporto dell’attrice Beatrice Astegiano, la quale ha letteralmente affascinato i presenti con una lettura delle due motivazioni delle Medaglie d’oro, di passi del libro “Partigiani penne nere” di Mauri, del testamento spirituale di Balbis e di un documento del 1944, di fonte garibaldina, sempre sulla figura di Mauri.
A conclusione della serata si è aperto un breve dibattito, nel quale molta emozione si è avvertita soprattutto quando hanno preso la parola alcuni dei reduci presenti. Un sincero apprezzamento è stato espresso da tutti i partecipanti per la significativa attenzione riservata a pagine così importanti della storia d’Italia.
Antonio Rossello