Rivoluzione nel più diffuso e prestigioso quotidiano ligure. Al Secolo XIX, dal 4 novembre, in vigore il ‘contratto di solidarietà‘ (cassa integrazione). Meno giornate di lavoro mensili, buste paga alleggerite del 15-20 %. Ultima medicina già seguita da altre aziende editoriali per far fronte allo ‘stato di crisi’. Novità anche sul fronte della principale redazione periferica. Lascia Savona Claudio Caviglia, promosso capocronista a Genova tra le cariche più ambite e spesso trampolino di lancio. Nella città della Torretta arriva Graziano Cetara, capo dell’edizione di Imperia-Sanremo. Ma si torna al 2009, quando si decise un’unica redazione pilota del ponente. Cetara assume il ruolo di responsabile, con vice Maurizio Pellissone e Bruno Lugaro. Al desk coordinano il lavoro e l’ideazione delle pagine. A Sanremo Fabio Bin sale sulla plancia di comando.
Novità pure nell’organizzazione dei settori. Riuniti sotto un grande ‘ombrello’ Interni, Esteri, Politica ed Economia, a capo il giovane Francesco Ferrari (classe 1970), genovese. Promozione per il savonese, di Carcare, Paolo Giampieri; sostituisce Giovanni Timossi che torna a fare l’inviato speciale. Roberto Sangalli che è stato capo della redazione di Savona farà il vice di Giampieri. Con Timossi inviati speciali sono Crecchi, Menduni, Bonazzi in grado di dare man forte, quando è necessario e possibile, alle redazioni distaccate. Nel settore economico vice Cafasso, vice agli Interni, Scarcella; politica Mari. Pare in sospeso, invece, la soluzione per gli spettacoli con Renato Tortarolo in pensione. Lo staff centrale schiera Stella, Onofrio, Castanini e Peschiera; quest’ultimo, caporedattore di notte, il decano, diventato gran giocatore di golf. Forse non sarà un caso se quando hanno ‘diffuso’ le buste paghe è toccato proprio al ‘mitico’ Marco il primato del giornalista più pagato del Secolo XIX. Al vertici, col direttore Umberto La Rocca (dal 2009), resistono il vice Alessandro Cassinis ed il capo redattore centrale Massimo Righi
Nei movimenti e ristrutturazione di redazioni, di settori, per ora non sono coinvolte Chiavari (Pettinaroli) e La Spezia (Cresci). Ma potrebbe essere solo questione di tempo.
Piccola nota di colore. Claudio Caviglia, nei giorni scorsi, il 22 e 23 ottobre, aveva replicato ad una lettera del presidente dell’Itis di Savona, Alessandro Gozzi. Autore di una critica aperta per articoli della redazione. “Dopo alcune esperienze positive – scriveva il preside -, dall’estate scorsa la vostra linea editoriale ha curvato verso una direzione a mio parere, e non solo, intesa prevalentemente a favorire una sterile polemica….”. Risposta di Caviglia, precisa ed articolata: “Il nostro lavoro è quello di informare i lettori su quello che accade in città e nella provincia. Cerchiamo i farlo ogni giorno al meglio, senza risponderne a nessuno: questa è la nostra linea editoriale. Sappiamo perfettamente che a volte la verità fa male: succede tutte le volte che ci occupiamo di cronaca giudiziaria….”.
Altra lettera, quella dei docenti del liceo scientifico Orazio Grassi, sempre di Savona. 50 firme in calce che spiegano, a loro modo e a loro dire, perchè sono ‘alquanto delusi‘ del Secolo XIX. Risposta ‘per le rime’ di Caviglia: ” L’unico giornalismo possibile è quello che racconta la verità dei fatti senza censurare nulla. E’ quello che dovrebbe insegnare la scuola ai suoi studenti e che dovrebbe desiderare qualunque cittadino. ….Gli studenti si conquistano se le cose vanno bene, se la qualità formativa che offre l’istituto è all’altezza, non se i giornali fanno censura o fanno solo marchette, come con un ridondante giro di parole chiedono gli autori della lettera”.
Ora la palla passa a Graziano Cetara (foto) che nell’imperiese pare non abbia fatto ‘sconti’ ai soliti noti della partitocrazia.
Accade tutto questo. Ma non sono certo le lettere di protesta all’origine del ‘valzer’ di redattori e capi. Oggi la realtà dell’editoria non deve confrontarsi soltanto con i ‘poteri forti‘ e spesso trasversali, alcuni massonici, in questa o quella provincia. C’è il tema della pubblicità che di fronte alla crisi perdurante conquista un ruolo predominante per i bilanci aziendali. Batti o ribatti ogni azienda editoriale ha la sua storia. Nella redazione del Secolo XIX Savona, ad esempio, dalla sua creazione, fine anni ’60, si sono alternati 12 ‘capi’. Alla Stampa della Fiat-Agnelli, solo tre. Con il record italiano di Sandro Chiaramonti, in ‘illo tempore‘ tra i ‘tifosi’ di Alberto Teardo e non l’ha mai nascosto. Eppure pare che ci fosse l’ipotesi del direttore La Rocca (un paio di anni fa) di affidare a Sandro proprio Savona ed il ponente, ipotizzando, non si sa su quale basi, che detenesse un portafogli (una dote) di 5 mila copie. Poi è prevalsa una soluzione interna, Caviglia.
Paga o non paga in termini di copie e di credibilità un giornale graffiante, libero, come ha sempre sostenuto il savonese già condirettore del Decimonono, Luciano Angelini ? Il giornalista deve proporsi ”cane da guardia’ per conto dei lettori? Ci schieriamo dalla parte dei colleghi con la schiena dritta, ma non a parole, sganciati da condizionamenti per paura o per comodo. Ma anche da ideologie praticate nel lavoro. Capaci di non essere utilizzati o di farsi utilizzare da chi il giornale lo vorrebbe alla stregua di un tappeto.