Sono trascorsi 30 anni. Isallo romantica, verdeggiante, silenziosissima frazione di Magliolo, a 13 chilometri da Pietra Ligure. Il paesino, un tempo ‘culla’ savonese dei trovatelli, ha dato alla luce un agriturismo. Col nome di ‘Antica Ferrata‘, dall’omonima arrampicata ‘ferrata degli artisti‘. I primati storici. E’ il primo edificio (1600-1650) sorto nella borgata. Apparteneva alla famiglia Finocchio, poi agli Accame e dal 1979 ai Tassisto, a suo modo, un personaggio che a 20 anni lavorava con le mule da basto, boscaiolo, contadino. Per amore della figlia Elisabetta, 31 anni – Università interrotta, stagioni in alberghi e pizzerie della Riviera -, ha ristrutturato, tra mille difficoltà e sacrifici, i locali ricavando saletta ristorante, servizi, cucina, 7 camere ai piani superiori. L’ultimo esercizio pubblico di Isallo era stato l’ osteria ‘Ca du Gin’ gestito da Alessandro Nario, la moglie (Marianin), due figlie.
Con la fierezza e riservatezza che distingue la laboriosa gente di montagna, manca ancora (sabato 20 giugno) un avviso per segnalare la presenza dell’agriturismo. Ma all’ingresso del paese c’è una nota stonata: il cartellone pubblico e la scritta Isallo (vedi foto), ‘arredato’ in bella vista da contenitori di immondizia differenziata. Cento metri oltre, si svolta per via Ferriera, percorso stretto. Altri 300 metri ed ecco affacciarsi l’orgoglioso stabile, meridiana solare in facciata, col suo fardello di storia. Qui sembra racchiusa l’antichità Magliolo, soprattutto Isallo. Ci fu un periodo di benessere economico, di prosperità dovuto essenzialmente al fatto che nella frazione, in una fonderia del ‘600, si lavorava minerale ferroso e si producevano lingotti, barre ed altri manufatti.
DA ISALLO AL DANUBIO
La materia prima giungeva dall’isola d’Elba e trasportata lungo la strada che da Pietra Ligure, sino a monte di Isallo, percorre il fondovalle, conosciuta un tempo c0me ‘via della Ferriera’. Il prodotto finito era riportato al porto dove i bastimenti degli armatori di Pietra Ligure lo trasportavano per tutto il Mediterraneo, sino a giungere alle foci del mitico Danubio. L’attività fu fiorente per decenni, salvo subire un lento declino alla fine dell’Ottocento che costrinse magliolesi e isallesi a dedicarsi nuovamente al settore agricolo, in parte al turismo. Costretti all’emigrazione verso la costa, mentre in origine era accaduto il contrario. In particolare genovesi, colpiti da una devastante inondazione, arrivati per trovare lavoro nell’incantevole valle. Oggi dietrofront. Dalla costa all’entroterra per sfuggire al caro vita, alla difficoltà della casa propria o in affitto.
IL PAESE DEI TROVATELLI IN PROVINCIA DI SAVONA
E’ in questo intervallo di alternanze socio-economiche che Isallo, per una legge ‘regia’ a favore delle comunità disagiate o in fase di spopolamento, si ‘popolò’ di trovatelli provenienti dagli istituti gestiti da suore di Albenga e Savona. Ogni famiglia adottiva riceveva un lauto contributo dallo Stato. E un caso da record. Una coppia mise al mondo 12 figli, morirono tutti infanti e così decisero un’adozione. Sono ancora in vita, invece, due o tre trovatelli. Un ultraottantenne a Isallo, un compaesano a Magliolo, una nonnina a Giustenice. Era facile identificarli. Le suore li ‘marcavano’ con cognomi di piante, fiori: platano, fragola, ciliegia, nespolo.
LA SCUOLA DOVE INSEGNAVA LA MAESTRA ORSERO
A Isallo l’edificio scolastico (chiuso da tempo, a 5 chilometri dal paese, vedi foto) contava una media di 40 alunni, due maestre che arrivavano il lunedì e tornavano a casa di sabato. Alle pareti spiccano alcune foto, da album dei ricordi. La più illustre è Teresa Bottaro, detta Anna, classe 1907, vedova Orsero; abitava con i genitori a Bardino Vecchio quando a 19 anni inizio la ‘carriera’ di insegnante. Mai più avrebbe immaginato che il figlio Raffaello e i fratelli, i nipoti, gli Orsero insomma, arrivassero a scalare i primi posti della vetta imprenditoriale italiana ed europea. Tra i soci di riferimento della compagnia di bandiera Alitalia. Oltre che leader della frutta esotica. Presenti nei Cda di banche. In Liguria Carige e Carisa. Ai vertici di associazioni di categoria portuale.
Peccato siano ‘scivolati’ nel tenebroso mondo dell’affarismo edilizio, con tutto ciò che comporta in termini di immagine e ombra di compromessi trasversali. Almeno in questa sventurata Italia, maglia nera nella corruzione, nella distruzione ambientale, nei disastri geologici, nella poco illuminata speculazione immobiliare, nell’evasione fiscale, nell’assenza di meritocrazia per giovani in cerca di lavoro, nel pubblico e nel privato.
Un’altra maestra ‘famosa’, a Isallo, era Caterina Rocca di Albenga. C’era qualche alunno che faceva un’ora di cammino per arrivare a scuola e ricorda, che tempi!
In un prossimo servizio racconteremo altre testimonianze. Quelle di un gruppo di amici di Pietra Ligure (capeggiati da Antonio Zerbini, classe 1935), Loano (Furlan), Milano (Renato Carriero), Genova. Accenneremo a Angiolina Nario, 90 anni e al figlio scapolo Giampiero Tassisto. Narrazioni di vita quando una ventina di famiglie abitavano a Isallo, senza luce e telefono. C’era un’osteria e si ballava. Angiolina e Giampiero accudivano 50 pecore e 5 mucche. Parleremo dell’ultimo pastore in attività, Giannino Tassisto, 48 anni, figlio unico, ‘ coccolato’ dall’inseparabile mamma Maria Suffo.
Isallo lentamente scoperta dai ‘forestieri’ italiani che hanno comprato vecchie case, rimesse a nuovo, con qualche costruzione da ‘signori’. Per fortuna non manca chi è andato controcorrente e ha fatto sbocciare l’agriturismo. L’artefice del ‘miracolo’ è Luciano Tassisto, 67 anni ben portati, moglie e figlia. In questa magica realtà montana, a mezzora d’auto dalla Riviera opulenta e tra luccichii, affollata, ‘sfruttata’ irrazionalmente nei suoi spazi, con scarso rispetto per l’ambiente. Con goffi e brutti agglomerati da periferie di metropoli. Qui non abita la ‘cultura ambientale’ della Mittel Europa, non parliamo del Nord anglosassone. Negli anni ’60 e ’70 boom di turismo estivo straniero, made in Italy d’inverno. Oggi la massa, pochi stranieri (pullman esclusi che resistono grazie anche all’agenzia Mamberto), week end da spiagge strapiene, mordi e fuggi. Corsa al parcheggio, alle pizzerie, alla ressa.
Isallo 2013. Un’affascinante scommessa, una ‘ouverture’ in sordina per una ‘bomboniera’ della natura. Luciano è un libro aperto, rivive con passione, slancio, orgoglio, partecipazione emotiva la storia dei suoi avi: il bisnonno originario di Masone. Altre origini di famiglie provengono da Frabosa, Bardineto.
Luciano Tassisto una franchezza rara, ammirevole e in vena di confidenze. “Sono lontano parente di un illustre e benemerito cittadino di questa provincia, Secondo Olimpio, per via di tale zia Nena. Lui fu sindaco di Bardineto, proiettandola in anni di sviluppo e benessere, rilancio turistico e residenziale, braccio destro e capo ufficio stampa del pluriministro galantuomo Paolo Emilio Taviani. …Non mi vergogno a raccontare quando venni arrestato per oltraggio e resistenza ad una pattuglia della polstrada di Mondovì mentre ero alla guida del camioncino da lavoro. Ne parlarono i giornali locali”. Olimpio, giornalista professionista, è stato direttore dell’Agenzia di stampa Asca, con sede a Roma.
UN LEGAME CON SECONDO OLIMPIO SINDACO DI BARDINETO
In effetti ricordo. Ero cronista di giudiziaria al Secolo XIX. Olimpio mi telefonò con quella garbatezza che gli era propria. Vagamente il senso fu questo “Vedi se puoi non dare troppo risalto e magari evitate la locandina…Hanno arrestato un povero cristo, un lontano parente….ha famiglia, un paese piccolo...”. Il compianto collega, prestigioso ed autorevole, è stato ‘dimenticato‘ in fretta da Bardineto e da moltissimi che facevano la coda per parlagli e chiedere favori. Olimpio degnamente rappresentato da un figlio, Guido, inviato speciale del Corriere della Sera, a lungo corrispondente nel Medio Oriente in guerra, poi negli Stati Uniti, esperto di servizi segreti e terrorismo, spesso ospite della Rai in prima e seconda serata. Un tipo riservato. Come papà non ama ‘passerelle’, esibizionismo di cui sono piene le pagine di giornali e tivu regionali. C’è la sorella Marina Olimpio, medico. Entrambi con figli. C’è mamma, lucida e schiva come negli anni in cui il marito era in auge, trascorreva brevi ferie nell’amata Bardineto. Tornava, in treno, da Roma, qualche fine settimana e rientro, col vagone letto, dalla stazione di Albenga (ore 23). dopo aver riempito le tasche di ‘bigliettini’ di questuanti.
CRITICHE AL LIBRO ‘MAGLIOLO NEL TEMPO’
Non ho timore – prosegue Tassisto che indossa un grembiule da cameriere, premettendo le scuse per non essere del mestiere – a manifestare il disaccordo per il libro che racconta la storia di ‘Magliolo nel tempo‘. Hanno scritto e mi spiace, molte inesattezze Non sono né storico, né scrittore, ma se mi avessero interpellato, qualche svarione potevano evitarlo. Si dice che sia stato sponsorizzato pure da un’impresa edile locale che va per la maggiore; non ho nulla da criticare se non quello che, da umile lavoratore di Isallo, completezza storica vuole si scriva il bene ed il male. Non solo quello che può essere un tornaconto, magari di immagine”.
Un padre che adora la figlia. “Cosa non facciamo noi genitori per aiutare i figli in tempi di crisi! Nel ’79 ho deciso di comprare questo immobile dagli Accame di Genova – prosegue Tassisto -; quanti sacrifici, quante grane ! anche con confinanti piuttosto prepotenti. Siamo persino venuti alle mani…. Gli Accame abitavano nella villa di fronte all’attuale sede della Cooperativa agricola di Pietra Ligure“. Luciano mostra, con malcelato orgoglio, i ritratti di papà e mamma, non manca il bisnonno risalente al 1840. “Sto lottando per aiutare Elisabetta anche se ho problemi di salute, reduce da postumi cardiaci che al Santa Corona non avevano subito diagnosticato. Ho 20 mila metri di terreno e le giornate dovrebbero essere di 40 ore. Devo fare i conti con la pressione ballerina: minima e massima“.
Un ‘automegafono’ questo galantuomo d’altri tempi che si approvvigiona da piccoli viticoltori del Piemonte per servire a tavola un genuino bicchiere di vino rosso o bianco. Spera e sogna nel successo della sua Elisabetta. Lei ce la sta mettendo tutta, tra le prime soddisfazioni e qualche immancabile delusione. Vorremmo ricordarle sommessamente che il ‘bravo cliente’ non è quello dalla lamentela e dalla critica facile, magari profano, ma neppure chi dice sempre ‘tutto va bene’. L’arte della cucina casalinga, tanto decantata, è ormai una virtù rara. La carta vincente è pochi piatti, all’insegna della semplicità, di autentiche tradizioni culinarie dei nostri avi, del territorio a chilometro zero. Difficile da trovare, nei fatti, proprio da chi si ammanta della tipicità agreste. Può testimoniarlo chi ha un po’ di dimestichezza con gli agriturismo, la ristorazione, la ‘cucina tradizionale’ dei nostri nonni e limitiamoci pure alla Riviera di Ponente.
LA SCOMPARSA DELLA CUCINA DELLE NONNE
Gli anni quando nelle osterie o trattorie era un ‘sogno’ sedersi a tavola. Non a caso fecero fortuna e successo. Senza andare lontano basterebbe ricordare ‘Bergallo‘ a Verezzi, Capalla a Giustenice, il Capanno a Ranzi di Pietra Ligure e Settimia a San Bernardo di Mendatica (IM). Tra i nostri buongustai ricordiamo l’ultraottantenne giornalista ‘Silvietto’ Torre, compie 86 anni domenica 28 luglio. Ad multos annos, caro Silvio, tifoso e ‘maestro’ del giornalismo enogastronomico della spesso bistrattata Liguria.
E come dimenticare il compianto dr. Checco Rubatto, leggendario responsabile dell’ufficio stampa e propaganda dell’Ente provinciale per il turismo della Provincia di Savona ( ricordo gli anni del presidente dr. Giovanni Bono, vivente). I programmi di Checco a Savona Tv, prima televisione locale di cui acquisì quote di minoranza. Checco, giudice di pace fino agli ultimi giorni di vita, che mi fermava per strada a ricordare in dialetto: “…Ti ghei fetu in bellu massu au Raspelli…troppo arrugante…Nini (mi chiamava così !) quandu a femu u proscimu pranzetto ?’???…”. Non dimenticarmi, carissimo Checco, verrò a trovarti anch’io e continueremo a ‘banchettare’. Io con qualche chilo in meno, i cappelli bianchi, le rughe, le occhiaie.
Oggi, mi ricordava Checco, non è difficile scoprire agriturismo con cucina ‘innovativa’, l’uso di ‘miglioratori‘, i piatti rivisitati con moderni ‘abbattitori’, preziosi per la grande ristorazione, un po’ meno per la ‘cucina casalinga‘. Si trovano paste fresche e ravioli fatti in casa, ma surgelati. Molte ‘specialità’ con materia prima acquistata da rivenditori e grossisti. Non sono moltissimi i buongustai con esperienza di chi cucina con arte e competenza, di chi può vantare una preparazione sugli abbinamenti culinari. Distinguere tra chi ha lo stomaco buono e può ‘digerire le pietre’, dice un vecchio detto, e le problematiche di tanti commensali dei tempi moderni. Il diffuso uso di pesticidi e fungicidi sistemici.
Elisabetta Tassisto ricca di speranza e di buona volontà, serietà, alle sue prime armi di ristoratrice, ha tanto da imparare. Ogni piatto deve essere una ‘garanzia’ per raggiungere una solida nomea. Cliente fa cliente. Rigoroso rapporto qualità prezzo, al servizio si può sorvolare. Non è una competizione tra stellati Michelin.
Semmai sana rivalità tra agriturismo che sanno farsi apprezzare per la materia prima, i prodotti della loro terra, eventualmente gli allevamenti nostrani e meglio l’acqua di fonte quando si dispone, rinunciando ai 3-4 euro delle minerali.
Isallo: erano i primi anni ’80 quando l’ultima osteria chiuse i battenti in concomitanza della legge n. 18 del 26 gennaio 1983 che rese obbligatorio per tutti gli esercizi pubblici – salvo pochissime eccezioni – l’uso di
registratori di cassa.
Oggi tocca alla famiglia Tassisto. Ha investito in un’azienda capace di promuovere lo stesso paese, meritano auspici di buona fortuna. Un grazie disinteressato, da semplici ammiratori di un entroterra incantevole ed unico, da scoprire e valorizzare, per fortuna sconosciuto al turismo di massa. Purtroppo piccole realtà tanto osannate, da troppi illusionisti, ‘dimenticate’ nei fatti e nella valorizzazione di un volano rimasto fanalino di coda.
Luciano Corrado
Post Scriptum: invitiamo i lettori-navigatori di trucioli.it a visitare Isallo, la ‘ferriera’ e l’agriturismo,, i sentieri-panorama. Mi scuso con la famiglia Tassisto per non aver rivelato che sono giornalista (peraltro cosa che non faccio mai, anche per evitare di mangiare a scrocco). Vorrei, se sono utili, suggerire a Elisabetta di eliminare, dagli ottimi antipasti, il salame non della casa. Offrire insalata russa purché la materia prima sia della propria campagna, uova e olio compresi. I ‘ravioli’ al sugo di noci (comprato) non è piatto tipico della Val Maremola. Meglio il sugo di coniglio, burro e salvia, pomodori freschi. Le tagliatelle della casa: non è il massimo servirle al dente e meno uova si utilizzano, più sono digeribili. Il coniglio (meglio se maschio) va servito alla giusta cottura, porre attenzione alla carne; non deve essere dura, né stopposa. Preferibile una precottura che farlo riscaldare. La sfoglia del dolce deve essere soffice. Poi, in generale, attenti al sale. E per un agriturismo che si rispetti è consigliato offrire frutta dell’orto e di stagione che è un ottimo biglietto da visita. Telefono agriturismo: 019-634266 / 3313064698
ALBUM DELLA FAMIGLIA TASSISTO: BISNONNI, NONNI E GENITORI