La battaglia sulla settimana corta in Valbormida sembra ancora lontana dalla conclusione. Genzianella Foresti, dirigente scolastico dell’Istituto Secondario Superiore di Cairo Montenotte (oltre 700 studenti divisi tra Istituto Tecnico Commerciale, Geometri, Itis e Ipsia), ha pubblicato sul sito della scuola una lettera in cui informa i genitori del nuovo orario scolastico e poi ha voluto, durante la riunione del 20 giugno, far circolare una sorta di questionario, usato a mo’ di referendum, sulla sua decisione di indire la settimana corta, spalmata si cinque giorni con due rientri pomeridiani.
http://www.istitutosuperiorecairomontenotte.it/multimedia/85/Cari%20genitori.pdf
A margine del documento e della riunione, sembra il caso di fare alcune considerazioni. Il dirigente scolastico (la “Preside” non esiste più nella scuola da oltre dieci anni) considera una vittoria l’aver obbedito a un diktat della Provincia a cui altri dirigenti hanno avuto la forza di opporsi (vedi la D.S. del liceo Calasanzio o, su altro versante, le scuole della provincia di Cuneo): la scuola, in Italia, è considerata servizio pubblico essenziale, e sarebbe ora di ricordarlo anche alla Provincia, il cui obbligo di riscaldare le scuole, al di là dei roboanti inviti del suo assessore all’istruzione, non può essere eluso. Che diremmo se la Regione decidesse di chiudere gli ospedali nei fine-settimana per risparmiare sul riscaldamento?
Ancora: se le informazioni circolate nel corso della riunione sono esatte, risulta che l’Istituto presieduto da Foresti ha subìto una pesantissima flessione nelle iscrizioni per il prossimo anno scolastico: siamo sicuri che complicare ancora di più la vita agli studenti e alle famiglie della Valbormida sia un buon modo per risollevare le sorti della scuola? Le scuole della provincia di Cuneo e di Alessandria si staranno fregando le mani dalla contentezza, perché potranno pescare a piene mani dalle famiglie degli studenti della Valbormida di confine, che certo non sono sembrati conquistati dal nuovo corso dell’Istituto valbormidese.
La stessa Foresti, tra l’altro, ha ammesso di non poter garantire sulle decisioni dell’azienda di trasporti che, guarda caso, è controllata proprio dalla Provincia. C’è da nutrire più di un dubbio che una società quasi in dissesto possa vedere altro che il rosso dei propri bilanci: altro che corse pomeridiane aggiuntive o viaggi “sociali” ad autobus quasi vuoti! Nella lettera la dirigente ha poi enunciato una serie di problemi (la mensa, la sorveglianza) ma dalla riunione non pare che siano scaturite soluzioni. Durante la riunione, tra l’altro, è circolato tra i presenti un foglio con la richiesta, rivolta al Consiglio d’Istituto, di rivedere la propria decisione e di continuare con l’attuale orario di sei giorni: siamo sicuri che la querelle sia davvero conclusa? Ed è vero che la decisione “su come si insegnerà ai vostri figli” (ossia, sulla settimana corta e sul nuovo piano didattico) è stata approvata da tutti i professori? A noi risulta che la maggioranza dei docenti del plesso che ospita l’Itis e l’Ipsia abbia votato contro. Infine, appare chiaro dalla lettera che con la settimana corta e le ore di 50 minuti gli studenti faranno meno ore – diciamo così, di “programma” – di quelle che facevano prima, con un dispendio di energie decisamente maggiore. Ma allora: a chi serve veramente la settimana corta?
Ugo Trevi