Martedì scorso i cittadini savonesi hanno testimoniato, una volta di più, quanto il legame affettivo con Sandro Pertini sia ancora oggi profondo e indissolubile. Sono state centinaia le persone che hanno letteralmente preso d’assalto il Priamar per partecipare alla presentazione del volume sulla sua tesi di laurea, discussa nel dicembre del 1924 all’Istituto Alfieri di Firenze.
Tuttavia, al di là dell’indubbio successo dell’evento in sé – ottimamente organizzato da Legacoop e Ames – ha impressionato la testimonianza di amore, affetto e rispetto che tutte quelle persone hanno voluto tributare alla memoria di Pertini, una delle più alte figure politiche nella storia del Paese. Una figura di cui oggi, sicuramente, tutti gli Italiani sentono maledettamente la mancanza, ancor più di fronte al momento critico che stiamo attraversando. Forse ci sarebbe stato di grande conforto sapere di poter ancora contare sulla sua presenza così carismatica, quasi salvifica e sul contributo che sarebbe stato certamente in grado di apportare per rimettere in carreggiata il nostro Paese.
Tuttavia i suoi insegnamenti, oggi più che mai attuali -fatti di esempi concreti più che di parole – credo che possano avere la forza sufficiente per guidare le menti ed i cuori di tutti coloro che, in queste travagliate giornate, saranno artefici, ciascuno nel proprio ruolo, della costruzione del futuro dell’Italia. Di fronte all’emergenza Paese, che tutti abbiamo fin troppo chiara davanti a noi, si rende necessaria una presa di coscienza e di responsabilità superiore a qualsiasi spicciolo interesse o tornaconto di bottega. E allora, tutti coloro che si sono improvvisamente scoperti “Pertiniani” dell’ultima ora, abbiano la forza e il coraggio di mettere davvero in pratica i suoi insegnamenti, evitando di evocarne il nome per puri scopi propagandistici o di mera strumentalizzazione.
Sandro Pertini, oltre alla sua rettitudine e al suo rigore morale, ci ha lasciato in eredità la pedagogia della tolleranza contrapposta a quella dell’intolleranza, ci ha insegnato il rispetto dell’avversario politico basato sui valori della democrazia e della libertà (“Tu hai un’idea contraria alla mia, ma io mi batterò sino all’ultimo affinché tu possa professare liberamente la tua idea”), ha propugnato la fratellanza fra i popoli (in cui rientra, aggiungo, il riconoscere come cittadini italiani i figli degli stranieri nati in Italia), è stato Partigiano della Costituzione difendendola e garantendola e, con essa, difendendo e garantendo le regole democratiche.
Ha sempre posto, in cima a tutto, la difesa del bene comune ed il benessere del popolo. È stato “uno di noi”, fuori dagli schemi, spontaneo, sobrio, anche quando è assurto alle più alte cariche dello Stato. A quegli stessi che oggi lo evocano come un’icona, a quegli stessi che dicono che avrebbe “sbattuto i pugni sul tavolo” di fronte a certe situazioni o “preso a pedate” questo o quel personaggio, dico che lo avrebbe sicuramente fatto di fronte a chi pretende di avere il 100% del Parlamento!, a chi non ama troppo parlare di integrazione tra i popoli, a chi malvolentieri si sottopone al dibattito e al confronto democratico, a chi rende difficoltosa alla stampa l’attività d’informazione a 360 gradi, a chi guida e gestisce un movimento politico del quale sfuggono i fondamenti democratici dettati dall’art. 49 della Costituzione, a chi si scaglia contro l’art. 67 (divieto del mandato imperativo per i parlamentari) della nostra Carta fondamentale.
Sandro Pertini è un patrimonio dell’umanità e commisurato a tanto deve essere il rispetto verso la sua figura. Chi veramente ha a cuore le sorti dell’Italia e del suo popolo, non solo a parole ma nei fatti, deve assumersi la responsabilità – morale, ancora prima che politica – di mettersi al servizio di un serio Progetto per il Paese, sotto la guida certamente sapiente del nostro Presidente della Repubblica, attualizzando gli insegnamenti che Sandro Pertini ci ha lasciato in eredità. Chi si chiamerà fuori per puro calcolo, dovrà rispondere dell’irresponsabilità delle proprie azioni. Gli Italiani sapranno valutare. Voglio, però concludere da dove sono partito e, cioè, dal grande omaggio di affetto e di riconoscenza che è stato tributato al Presidente Pertini nell’evento di martedì scorso. C’è infatti un vuoto che deve essere colmato nella Città di Savona, quel vuoto che fa sì che non ci sia, ancora oggi, un luogo degno dedicato alla sua memoria.
Allora ne approfitto per rilanciare, credo con il consenso dei Savonesi, la proposta di intitolare finalmente una via importante a Sandro Pertini, rispolverando una proposta già avanzata dal Partito Socialista un paio di anni fa: ribattezzare in “Viale Sandro Pertini” l’attuale via Stalingrado, se non tutta, almeno nel tratto compreso tra la rotonda de Le Officine e l’intersezione con via Vittime di Brescia, oggetto del recente intervento di riqualificazione. Sicuramente i cittadini lì residenti credo sopporterebbero di buon grado il disagio di dover cambiare l’indirizzo sui propri documenti. Saremo pronti, su questo, a presentare un ordine del giorno in Consiglio Comunale, certi che l’Assemblea cittadina saprà approvarlo per spronare l’Amministrazione a chiudere questa ferita aperta ormai da troppo tempo.
Pietro Li Calzi, Segretario Provinciale PSI Savona