Loano ha perso uno dei suoi ‘figli’ migliori. Non era un demagogo o un populista. Ne un ‘furbo’ tra i soliti noti. Era un cittadino che nella vita praticava la meritocrazia. Senza esibizionismi e senza rincorrere posizioni di potere, privilegi, affarismo. Un uomo di valore quasi schivo e riservato. Con un pregevole bagaglio di esperienza nel mondo bancario ligure. Ci ha insegnato il dovere, prima di tutto e il valore della famiglia. Gli ideali che accomunano le persone rette.
Ci ha lasciato un vero amico, ricco di umanità, semplicità, onestà, bontà, esemplare nel lavoro, nella vita, nella coerenza. E’ stato un personaggio che a Loano meritava molta più considerazione di quanto ne abbia avuta. Domenico Bollorino (Agostino) se n’è andato a 76 anni, tra incredulità e sgomento. Fino all’ultimo momento operoso, allergico a godersi la meritata pensione. Un improvviso malore, la corsa al Santa Corona. Tutto inutile.
Uno strazio per l’adorata moglie e compagna di una vita Gianna, per i figli Monica (architetto), Alessandro (elettricista), Emanuela (impiegata di banca). Il dolore, le lacrime che hanno coinvolto gli amatissimi nipotini Pietro e Leonardo. La tristezza, la partecipazione sincera di quanti nella vita hanno conosciuto ed apprezzato questo loanese di grandi doti, ma di altrettanta tenacia e che non amava i riflettori. Era una persona concreta, lontano anni luce dai ciarlatani di ogni risma. Aveva le sue idee e simpatie in politica e nella vita amministrativa della città, senza per questo appartenere al mondo dei disfattisti e dei demagoghi.
Domenico Bollorino è forse uno dei pochi nella storia locale ad aver raggiunto il massimo vertice, in Liguria, di una banca. E’ stato capo area per l’intera regione del Nuovo Banco Ambrosiano, poi assorbito da Banca Intesa. Per anni ha diretto l’agenzia di Pietra Ligure. E prima ancora alle dipendenze del Banco di Imperia e della Riviera. Un ruolo di grande responsabilità, svolto con impegno, rigoroso senso del dovere, modestia. Non per questo, nella sua lunga carriera, ha ignorato il valore dell’umanità, dell’aiuto ovunque era possibile. E sono molti coloro che ha aiutato disinteressatamente.
A Loano ha frequentato le scuole, poi la laurea, a Genova, in Ecomomia e Commercio. Coadiuvava inizialmente i genitori che gestivano una pensione in corso Europa: Joli Sejour, 16 camere, con apertura da Pasqua a fine ottobre. Negli anni fu data in affitto. Non mancarono i problemi e per Domenico Bollorino, alla fine, si è avverato un sogno, tra mille ostacoli, difficoltà, dispiaceri, preoccupazioni. Pensando soprattutto ai figli. Ha demolito la vecchia struttura e realizzato un moderno residence (La Casetta): 13 appartamenti, con 68 posti letto. Molto curato, qualità dell’offerta. Domenico Bollorino, da pensionato, dedicava volentieri tempo e passione. L’hobby del lavoro e dell’onore. Senza risparmiare energie, nonostante l’età.
Tornando indietro nel tempo, era la fine degli anni ’60 quando il giovane, promettente bancario, si era avvicinato, convinto della scelta, all’allora sindaco commendator Felice Elice di presentare una lista civica che riscosse grande successo alle elezioni. Bollorino aveva un rapporto di grande stima con uno dei candidati, il dr. Antonio Garibbo. Negli anni a seguire fu chiamato diverse volte a presidente di seggio. Ma le sue capacità, il suo bagaglio di esperienza, avrebbero potuto dare un grande aiuto all’amministrazione della cosa pubblica. Nelle scelte strategiche verso il futuro, oltre il paraocchi, il tornaconto personale e trasversale.
Chi l’ha conosciuto ed ascoltava le sue opinioni, sa con quanta delusione e preoccupazione abbia seguito, da cittadino comune, alcune scelte ed indirizzi della classe politico-amministrativa. Non era un partigiano ‘pro’ o ‘contro’ per partito preso. Dalla sua visuale, dalla sua esperienza professionale, aveva una concezione neutrale, ma limpida, proiettata nel futuro. Prediligeva la concretezza alle facili illusioni, il fare dal promettere, far tesoro degli errori, l’autocritica, la dignità dell’uomo, l’impegno, la competenza. Lo scrupolo e la parsimonia nell’amministrare il denaro dei cittadini-contribuenti. Altro che corsa agli sprechi!
Ci ha lasciato il buon esempio. E per gli amici che lo stimavano, il rammarico di non essere stato scelto, grazie ai suoi talenti, al servizio della comunità loanese.
Luciano Corrado