La Regione Liguria ha assentito opere da realizzare con il riutilizzo di terre e rocce provenienti dagli scavi derivanti dal …raddoppio e spostamento a monte della ferrovia tra Finale e Andora, mentre mancano sia l’approvazione del progetto definitivo, sia il finanziamento ed è pendente la causa di annullamento davanti al TAR
La “Regione Liguria” ha, evidentemente, una visione futuristica dell’azione amministrativa. Non sappiamo se a tale livello si abbia coscienza delle impugnative che hanno investito, davanti al Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria, tutti i provvedimenti emessi in relazione al quasi secolare problema del “raddoppio” della linea ferroviaria nel tratto Finale Ligure-Andora. Ad un primo impatto con le posizioni dei responsabili politici (ivi compreso il Presidente della Provincia di Savona) si direbbe di no. Sembrerebbe che i motivi di impugnativa, piuttosto robusti per quanto attiene alle nullità degli atti emanati nel complesso procedimento amministrativo che dovrebbe condurre al “raddoppio con spostamento a monte”, non siano neppure presi in considerazione, quasi che si trattasse delle solite scontate opposizioni dei proprietari espropriandi per una qualsiasi opera pubblica,.
Non è così. Ne abbiamo già trattato dettagliatamente in “Trucioli Savonesi” del 12 marzo 2012.
Ai numerosi privati si aggiungono l’Assoutenti Liguria, con sede in Genova, Green Cross Italia e l’Associazione Verdi Ambiente e Società, con sede in Roma.
Vediamo alcune delle più macroscopiche ragioni di possibile annullamento degli atti.
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Malgrado notevoli modifiche apportate- anche per opera dei Comuni interessati dall’attraversamento- al progetto, non si è provveduto ad una nuova “Valutazione di Impatto Ambientale” (c.d. VIA) richiamandosi invece la VIA, assolutamente superata, del 1996.
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Non si è dato rilievo ai vincoli paesistici esistenti ex lege, sussistendo ben sedici zone protette che risulterebbero distrutte, danneggiate o alterate dalla realizzazione dell’opera.
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Si sorvola sulla perdita delle stazioni di Borgio Verezzi, Pietra Ligure, Loano, Ceriale e sulla criticità della collocazione delle stazioni di Albenga e di Alassio.
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Si sorvola sulla distruzione di fiorenti attività agricole nella piana di Albenga.
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Manca l’approvazione del progetto definitivo da parte del Ministero delle Infrastrutture e da parte del C.I.P.E.
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Non risulta sussistere la copertura finanziaria dell’intervento il cui costo ammonterebbe a ben 1.540.000.000,00 (un miliardo e cinquecentoquaranta milioni) di Euro.
In questa situazione, malgrado la pendenza davanti al TAR della Liguria del procedimento di annullamento introdotto con il ricorso iscritto nel R.G.R. del TAR n. 476 del 2006, al quale si sono aggiunti tutti gli ulteriori motivi di impugnativa per ogni atto successivo – ivi compreso quest’ultimo-, la Giunta Regionale, con deliberazione n. 769 del 2012 ha deliberato: “…di rilasciare il preventivo assenso all’approvazione…della localizzazione dei siti di Albenga, Villanova d’Albenga e Tovo San Giacomo, ai fini della realizzazione di opere di viabilità pubblica e di sistemazione a verde pubblico, mediante il riutilizzo delle terre e rocce derivanti dalla costruzione della nuova linea ferroviaria Andora-Finale Ligure…”
Se le opere di viabilità pubblica e di sistemazione a verde pubblico sono state previste dai citati Comuni in un tempo di normale attuazione che, presuntivamente, può indicarsi in due anni, l’eventuale condizionamento dovuto all’utilizzo dei materiali derivanti dalle temute escavazioni per la costruzione della nuova linea ferroviaria le rende inattuabili; certamente inattuabili nei termini di normale – ancorché lenta- esecuzione. Sarà meglio perciò che i Comuni non vi facciano alcun affidamento.
Resta il fatto grave di dare per scontata la realizzazione di un’opera infrastrutturale imponente, invasiva e pregiudizievole per l’ambiente- l’ecosistema -il paesaggio, criticabile sotto svariati aspetti, impugnata e quindi sub iudice, priva del necessario provvedimento attuativo, priva altresì del finanziamento, collegando addirittura ad essa il ricupero di materiali necessari per opere pubbliche comunali.
La Regione Liguria, per motivi che sfuggono a qualsiasi razionale disamina degli atti amministrativi, vende la pelle dell’orso prima di averlo preso.
Stefano Carrara Sutour