Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Vezzi Portio da… Vivere Vezzi.
E la parrocchia inesistente.
Monsignori buon appetito!


Domenica  6 agosto festa patronale  del SS Salvatore. Fraz. Magnone. Chiesa parrocchiale. Ore 17 SS Messa, segue rinfresco. Domenica 20 agosto. Ore 17. Festa di S. Bernardo fraz. Portio, chiesa parrocchiale. SS Messa, processione, rinfresco.

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Giovedì 27 aprile – ore 10,15 – ero a colloquio con il nuovo vescovo di Savona, Mons. Calogero Marino. Sono andato dal vescovo per consegnargli la monografia inerente alla Chiesa di Magnone, dal titolo: in A.D. 1212 – Relazione Storica, completa di ricostruzioni planimetriche nell’arco dei vari secoli e planimetrie, prospetti, sezioni, dello stato attuale. Tra i vari argomenti trattati, ho chiesto, in modo esplicito, se e quando la Parrocchia di Magnone e Portio [S.S. Salvatore e S. Sepolcro] abbia la “fortuna” di avere un nuovo parroco, dopo la scomparsa di Don Giovanni Ghilardi.
La risposta di Monsignore mi ha lasciato esterrefatto: “Magnone e Portio, non è più Parrocchia. Ė stata soppressa da Mons. Parodi

Monsignore ha precisato, anche, “tuttalpiù verrà nominato un amministratore parrocchiale visto che la parrocchia in origine è stata accorpata con un’altra parrocchia; il mio compito non è quello di avere delle parrocchie, ma di avere dei nuclei di fedeli che collaborino tra di loro, per il bene della Chiesa [chiesa nel senso di comunità]

Dal Diritto Canonico per parrocchia si considera: [vedi CAPITOLO VI (Cann. 515 – 552)]

Il diritto canonico è costituito dall’insieme delle norme giuridiche formulate dalla Chiesa cattolica, che regolano l’attività dei fedeli e delle strutture ecclesiastiche nel mondo nonché le relazioni inter-ecclesiastiche e quelle con la società esterna. Si applica altresì come diritto statuale proprio all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Non va confuso con il diritto ecclesiastico, che è il diritto con cui gli stati regolano i loro rapporti coi credenti e con le varie confessioni religiose.
CAPITOLO VI (Cann. 515 – 552)
LE PARROCCHIE, I PARROCI E I VICARI PARROCCHIALI
Can. 515 – §1. La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell’ambito di una Chiesa particolare, la cui cura pastorale è affidata, sotto l’autorità del Vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore.
§2. Spetta unicamente al Vescovo diocesano erigere, sopprimere o modificare le parrocchie; egli non le eriga, non le sopprima e non le modifichi in modo rilevante senza aver sentito il consiglio presbiterale.
§3. La parrocchia eretta legittimamente gode di personalità giuridica per il diritto stesso.
Can. 540 – §1. L’amministratore parrocchiale è tenuto agli stessi doveri e ha gli stessi diritti del parroco, a meno che il Vescovo diocesano non stabilisca diversamente.
L’amministratore nel diritto canonico può essere o un amministratore apostolico o un amministratore diocesano o un amministratore parrocchiale. Tali figure, nella Chiesa cattolica, sono coloro che reggono rispettivamente i primi due la diocesi e il terzo la parrocchia durante il periodo di vacanza del vescovo o del parroco titolare.
L’amministratore apostolico e quello parrocchiale ricevono l’incarico rispettivamente dal papa o dal vescovo e svolgono le funzioni ordinarie del vescovo o del parroco. L’amministratore diocesano, invece, è nominato dal collegio dei consultori qualora, divenuta la diocesi vacante per rinuncia, decesso o trasferimento del vescovo, la Santa Sede non abbia provveduto alla nomina di un amministratore apostolico.
L’amministratore termina il suo incarico quando viene nominato e insediato un nuovo titolare, oppure se la diocesi o la parrocchia in questione vengono annesse ad un’altra. Sono vari i motivi che spingono rispettivamente il papa o il vescovo a nominare un amministratore per un determinato periodo di tempo prima di scegliere un titolare:
● per poter individuare con maggior calma la persona più opportuna per quella determinata carica;
● per lasciar decantare eventuali fatti difficili avvenuti con il termine dell’incarico del titolare precedente per morte, per raggiungimento del limite di età o per altri motivi;
● per poter valutare con calma l’annessione rispettivamente della diocesi o della parrocchia ad altro organismo similare;
● quando, in base a privilegi legati ad una specifica diocesi o parrocchia, l’iter per la nomina del titolare prevede la consultazione o l’approvazione della popolazione o di parte di essa (ess. Il capitolo della cattedrale per alcune diocesi tedesche e svizzere, o nel caso di giuspatronato privato o della popolazione per alcune parrocchie);
● nel caso dell’amministratore parrocchiale, quando il designato ricopre altri incarichi che secondo il codice di diritto canonico sono incompatibili con quello di parroco (es. docente di teologia);

Tornando su quanto detto da di Monsignore: “Magnone e Portio, non è più Parrocchia. Ė stata soppressa da Mons. Parodi”

Mons. Parodi ? Forse, si è sbagliato di persona ! – Elenchiamo ora chi è succeduto a Mons. Parodi sulla Cattedra di Savona-Noli – Mons. Giovanni Battista Parodi † (14 settembre 1948 – 15 luglio 1974 ritirato). Franco Sibilla † (15 luglio 1974 – 8 settembre 1980 nominato vescovo di Asti). Forse Monsignore si riferiva a:
Giulio Sanguineti (15 dicembre 1980 – 30 settembre 1986 nominato vescovo di Savona-Noli), perché dai documenti dell’Agenzia del Territorio [Catasto], i fatti, di seguito riportati, portano la data dell’A.D. 1985. Giulio Sanguineti (30 settembre 1986 – 7 dicembre 1989 nominato vescovo della Spezia-Sarzana-Brugnato)

Roberto Amadei † (21 aprile 1990 – 21 novembre 1991 nominato vescovo di Bergamo)
Dante Lafranconi (7 dicembre 1991 – 8 settembre 2001 nominato vescovo di Cremona)
Domenico Calcagno (25 gennaio 2002 – 7 luglio 2007 nominato segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica)

Mons. Giulio Sanguineti nel 1985 è nominato presidente dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero; il nuovo arcivescovo Giovanni Canestri lo nomina vicario episcopale per le “nuove attività”. Nel 1989 è inviato a Roma, dove diventa rettore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e, nel 1992, assume l’incarico di docente alla Pontificia università urbaniana. Nel 1996 è nominato presidente dell’istituto centrale per il sostentamento del clero e, nel 1999, economo della Conferenza Episcopale Italiana. Ripetiamo: I fatti che ora esponiamo sono accaduti a partire dal 1985 fino al 2011, presule in carica Mons. Vittorio Lupi (30 novembre 2007 – 20 ottobre 2016 ritirato).

Giulio Sanguineti il 15 dicembre 1980 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Savona e Noli; succede a Franco Sibilla, precedentemente nominato vescovo di Asti. Riceve l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1981, nella basilica di San Pietro in Vaticano, dallo stesso papa, conconsacranti l’arcivescovo Giovanni Canestri (poi cardinale) ed il vescovo Belchior Joaquim da Silva Neto. Il 30 settembre 1986, in seguito alla plena unione delle due diocesi, diventa vescovo di Savona-Noli.
Il 7 dicembre 1989 è nominato vescovo della Spezia-Sarzana-Brugnato dallo stesso pontefice; succede a Siro Silvestri, dimessosi per raggiunti limiti di età. Nel 1995 è eletto presidente della Commissione CEI per le comunicazioni sociali; resta in carica fino al 2000. Il 19 dicembre 1998 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Brescia; succede all’arcivescovo Bruno Foresti, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 28 febbraio 1999 prende possesso della diocesi. Il 18 maggio 2003 dà l’ordinazione episcopale a Mons. Francesco Beschi, , coconsacranti l’arcivescovo Bruno Foresti ed il vescovo Vigilio Mario Olmi. [ vedi Promoveatur ut amoveatur]

Genealogia episcopale
Con il termine genealogia episcopale si tende ad indicare anche l’elenco completo dei consacratori con la relativa data di ordinazione (indicata spesso tra parentesi dopo il nome), ovvero l’albero genealogico che mostra i rapporti tra consacratore e suo consacrato: per ogni vescovo della lista, il precedente è il suo consacratore mentre il successivo è il suo consacrato, così fino all’ultimo prelato dell’elenco[2]. Questo albero genealogico consente così di tramandare la linea dei consacratori unitamente ai poteri e alle autorità apostoliche. Sebbene durante il rito di ordinazione i consacranti siano tre, quello che compare nella linea genealogica è il consacrante principale e non i due coconsacranti.
« Se ci fossero a disposizione tutti i documenti storici, potremmo ricostruire la genealogia episcopale di ogni vescovo. Ciò è possibile per un certo periodo di tempo, e cioè fino a quando riusciamo a trovare nei nostri archivi i documenti relativi. E così, di vescovo in vescovo, si potrebbe risalire indietro nei secoli, fino a ricongiungerci alle origini della Chiesa. »
La genealogia episcopale ha radici già nell’alto medioevo, quando si indicavano i predecessori genealogici di un vescovo per sottolinearne la successione apostolica e il legame spirituale affettivo. Tutta la genealogia episcopale dovrebbe risalire agli apostoli e al I secolo, tuttavia le fonti paleografiche non permettono comunque di andare indietro al XV secolo. Dopo il concilio di Trento (1545-1563), grazie alla creazione dei registri parrocchiali la documentazione divenne molto più puntuale.
La successione apostolica è una dottrina teologica cristiana secondo la quale gli apostoli trasmettono la loro autorità a dei successori, i vescovi, attraverso l’imposizione delle mani, nel contesto del sacramento dell’Ordine sacro. L’accettazione di questa dottrina è alla base della struttura episcopale delle maggiori Chiese orientali e occidentali.
Attraverso la successione apostolica, che unisce i vescovi di ogni tempo e di ogni luogo con la primitiva comunità cristiana di Gerusalemme e con il suo fondatore Gesù, si trasmette il depositum fidei. Promoveatur ut amoveatur, locuzione in lingua latina. La traduzione letterale è sia promosso affinché sia rimosso. Viene usata spesso nel linguaggio burocratico per esprimere la necessità di liberare una posizione chiave dell’organigramma dalla persona che lo occupa, promuovendo la stessa persona a un qualunque altro ruolo di rango superiore, per lo più meramente onorifico, essendo questo l’unico mezzo per poterlo “legalmente” allontanare dalla posizione occupata.

Don Giovanni Ghilardi, un prete con la P maiuscola.

Don Giovanni Ghilardi era nato a Camaiore (Lucca) il 18 aprile 1936 ed era stato ordinato presbitero nel 1963. Apparteneva alla congregazione fondata da San Giovanni Bosco, punto di partenza di una missione verso i giovani, che ha lasciato in città un segno duraturo. Pur rimanendo sempre salesiano, appartenenza a cui teneva moltissimo, divenne parroco della comunità di Voze, di Vezzi Portio e Magnone, nell’entroterra di Noli.
Dopo quattro anni, nelle parrocchie di Noli, il Vescovo Mons. Vittorio Lupi, ha informato don Giovanni Ghilardi, parroco di Voze e Magnone, che il suo incarico terminerà il 30 settembre 2011. Pur riconoscendo a don Ghilardi una grande sensibilità verso i meno fortunati, una disponibilità espressa sia a Voze e Magnone sia, gli anni scorsi, presso la parrocchia di Maria Ausiliatrice a Savona e prima ancora a Varazze. Sui motivi della mancata riconferma ci sarebbero alcuni comportamenti di don Ghilardi nei confronti delle Confraternite locali. Ed è appunto che partendo da questa diatriba, che don Ghilardi, sacerdote che non ha mai “mollato l’osso”, mi ha chiesto di assisterlo in una ricerca catastale riguardante e gli Oratori e gli edifici parrocchiali, siano essi Canoniche che le Chiese di Voze, Magnone e Portio.
Ed è qui, a Magnone e Portio. che si sono rivelate vere sorprese. Mentre l’Oratorio di San Bernardo a Portio, è di proprietà della medesima Confraternita, l’Oratorio di Magnone (caso strano porta il medesimo nome della Confraternita di Portio) è di proprietà della chiesa. [Manoscritto inedito di storia locale 19 gennaio 2016 • numero 62 del 21 gennaio 2016 • by trucioli]

Facciamo un appunto: il Concordato tra Chiesa e Stato stabilisce che gli Oratori sono di proprietà delle Confraternite se sono costruzioni isolate; se invece fanno tutt’uno con con altri edifici religiosi, vedi costruzione chiesa, la proprietà è del parroco pro-tempore.


Monsignore ha precisato, anche, “tuttalpiù verrà nominato un amministratore parrocchiale visto che la parrocchia in origine è stata accorpata con un’altra parrocchia; il mio compito non è quello di avere delle parrocchie, ma di avere dei nuclei di fedeli che collaborino tra di loro, per il bene della Chiesa” [chiesa nel senso di comunità].

Certo, collaborare con la Diocesi di Bergamo, il cui Vescovo è, guarda caso: diventa una impresa “titanica”. Ci si chiede perché la Parrocchia SS. Salvatore e S. Sepolcro è andata alle dipendenze del Vescovo di Bergamo ?

LA VOLTURA D’UFFICIO DEL 20/05/1985 N. SE347.1/1999 IN ATTI DAL 06/03/2000 (PROTOCOLLO N. 19714) DECR.VERB.ART. 29 L.225/85 – Proprietà 1/1 – Rendita Canoniche rispettivamente di € 272,69, e € 268,56; C.F. 92017850097* (* Codice Fiscale Valido In Anagrafe Tributaria)

La risposta alla domanda precedente, lascia molti dubbi; sono gli anni in cui un maxi gruzzolo è sparito dalle casse della Caritas diocesana [leggasi vari articoli sui più quotati quotidiani nazionali]

Da menduni@ilsecoloxix.it «La Curia nelle operazioni immobiliari si è dimostrata peggio di imprenditori privati senza scrupoli».
Sommando questa affermazione con l’art. del Diritto Canonico Can. 531 che recita: “Anche se è un altro a svolgere qualche incarico parrocchiale, le offerte ricevute dai fedeli in tale occasione siano versate nel fondo parrocchiale, a meno che, quando si tratta di offerte volontarie, non consti l’intenzione contraria dell’offerente; spetta al Vescovo diocesano, sentito il consiglio presbiterale, stabilire le norme con le quali si provvede alla destinazione di tali offerte e la rimunerazione dei chierici che svolgono il medesimo incarico”, viene da pensare che le Rendite Catastali delle due Case Canoniche, non siano altro che una così detta “regalia”, cioè diritti regali che è stata elargita, il 18 maggio 2003, a Mons. Francesco Beschi, per la sua l’ordinazione episcopale.

Nella Dida chè, raccolta di istruzioni e usanze della Chiesa primitiva, scritta negli ultimi decenni del I secolo, cioè contemporaneamente agli ultimi scritti canonici, si può osservare la convivenza tra profeti e dottori da un lato, vescovi e diaconi dall’altro. In 15, 1 si legge: “Eleggetevi episcopi e diaconi degni del Signore, uomini miti, disinteressati, veraci e sicuri; infatti essi svolgono per voi lo stesso ministero dei profeti e dei dottori”. Come appare chiaro, i vescovi e i diaconi vengono eletti, mentre i profeti e i dottori operano in virtù dello Spirito loro donato (cfr. At 11, 27-28; 15, 32; Didachè 11, 7). Successivamente, le manifestazioni pneumatiche e carismatiche andarono scemando e con la fine dell’età apostolica si andò consolidando la struttura ministeriale tripartita (vescovi, presbiteri e diaconi). Ciò avviene probabilmente anche perché Paolo aveva posto tra i carismi anche i doni di governo e di insegnamento (Rm 12, 7; 1 Cor 12, 28).
Forse, attenendosi all’operato di Paolo aveva posto tra i carismi anche i doni di governo e di insegnamento (Rm 12, 7; 1 Cor 12, 28), alcuni vescovi hanno frainteso che per “doni di governo” ci fossero, come Ottone I, divenuto re di Germania nel 936, pensò di risolvere il problema rafforzando il feudalesimo ecclesiastico a scapito di quello laico, non solo affidando ai vescovi, che dovevano essere celibi e quindi senza eredi, il governo dei feudi, ma anche concedendo loro i cosiddetti “regalia”, cioè diritti regali, come il coniare monete e il riscuotere tasse. A qualcuno concesse anche il governo civile delle città.
Le “regalia” nel periodo feudale, ebbe inizio con la morte di Carlo Magno (814) e interessò tutto l’Occidente, i vescovi divennero anche feudatari e ad essi vennero concessi dei territori e delle immunità da parte di sovrani e signori, che ovviamente cercarono di assicurarsi il controllo sulla loro nomina. A partire dal IX secolo i vescovi nominati ricevevano, con una cerimonia feudale di investitura, un bastone pastorale (nell’XI secolo fu aggiunto l’anello e nel XII la mitra) e dovevano prestare un giuramento di fedeltà al sovrano. Al popolo restava solo di applaudire, e al clero di procedere alla consacrazione di chi era stato fatto vescovo dal principe.
In seguito, fino ai nostri giorni, il termine di “regalia”, venne sostituito dall’espressione: pagare le decime secondo le usanze agg. (pl. m. -ci) [sec. XIII; dal greco kanonikós tramite il latino canonicus].
Il diritto canonico stabilisce le decime in ogni regione secondo i peculiari statuti e le consuetudini. Esse sono dovute ad alcuni enti ecclesiastici quale corrispettivo dell’amministrazione dei sacramenti, della cura d’anime e, in genere, delle funzioni di culto. Le decime “dominicali” sono legate ad antiche concessioni di fondi, o anche di capitali. Abolite le decime, con la legge del 1887, sono state conservate, in corrispondenza dei servizi generici resi dagli enti ecclesiastici alla popolazione, le altre specie di prestazioni terratiche, come le “dominicali”.
Anche la Parrocchia S.S. Salvatore e S. Sepolcro di Magnone e Portio, forse, divenne “regalia”
Don Giovanni Ghilardi, l’11 agosto 2011 presentò presso l’Agenzia del Territorio di Savona, istanza di segnalazione errori urbano. [vedi seguito]

Il direttore dell’Agenzia del Territorio di Savona, constatato che la precedente voltura era stata fatta d’ufficio, procedette a “riportare” il tutto entro la data DEL 20/05/1985 N. SE347.1/1999 IN ATTI DAL 06/03/2000 (PROTOCOLLO N. 19714) DECR.VERB.ART. 29, anche in assenza di apposita richiesta vescovile.

Ed ancora gli affitti della Canonica di Magnone a chi sono stati devoluti ? Non certo all’Opera Sostentamento Clero savonese; pertanto viene da ricordare quanto detto, dal Vangelo di Giovanni 19,23-24:
23 I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall’alto in basso. 24 Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti,e hanno tirato a sorte la mia tunica».
Per ultimo, ricordiamo che il Santo Patrono del Comune di Vezzi Portio è il SS. Salvatore, la cui festa è fissata il 6 agosto.
Il SS. Salvatore è paragonabile a Giovanni re d’Inghilterra. – Figlio minore (Oxford 1167 – Newark 1216) di Enrico II; ebbe il soprannome di Senzaterra (ingl. Lackland) per essere rimasto, ultimo dei fratelli, senza appannaggi.

Alesben B.


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