Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

L’architetto / Referendum contro le trivelle


REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE: occorre un voto consapevole. Il 17 aprile si vota per fermare i pozzi in funzione entro 12 km dalla costa e impedire nuove trivellazioni.

IL CONTESTO – L’era del petrolio è finita. Lo affermano molti studiosi di sistemi energetici e lo dimostrano alcuni paesi arabi ricchi di petrolio che stanno da alcuni anni investendo su tecnologie alternative.  Inoltre per la prima volta tutti i paesi del mondo nel dicembre scorso, hanno firmato l’accordo internazionale di Parigi Cop21, per la progressiva linitazione dei conbustibili fossili per salvare il pianeta dal dissesto idrogeologico. Infine anche l’enciclica “Laudato si’ “stabilisce la priorità assoluta della tutela dell’ambiente rispetto alle esigenze economiche in tutte le iniziative umane.

RISCHIO AMBIENTALE – Lungo gli 8000 km di coste italiane sono attive quasi 100 piattaforme per l’estrazione del petrolio e del gas.I dati relativi alle 34 monitorate, oltre all’evidente carenza di controllo e trasparenza delle operazioni, denunciano sversamenti di materiale inquinante e cancerogeno oltre i limiti di legge, sostanze che ovviamente risalgono la catena alimentare fino a raggiungere gli esseri umani.I biologi marini ricordano che il mediterraneo è un mare chiuso particolarmente delicato poiché il ricambio avviene in ben 90 anni. Inoltre le esplosioni di aria sottomarina Airgun, per scoprire i giacimenti, producono danni ai pesci e ai fondali entro un raggio di 35 km. Comunque anche senza incidenti ecologici i pescatori e il turismo risultano danneggiati per l’impatto ambientale delle piattaforme e di tali attività incompatibili con le loro.Tali rischi sono sproporzionati anche rispetto ai giacimenti che sono relativamente limitati: valgono 2 mesi di consumi nazionali per il petrolio e 6 mesi per il gas. Dunque in questo caso, chissà se non sia tutto sommato più saggio non correre rischi e conservare i giacimenti per impieghi futuri più preziosi che non quelli attuali prevalenti come la mobilità, dove ben 2 terzi del loro potenziale termico va sprecato per la bassa efficienza dei motori, inquinando l’aria che respiriamo?.

CHI CI GUADAGNA-  I vantaggi sono notevoli esclusivamente riservati ai petrolieri mentre i danni ricadono sui cittadini in quantità diversificate per le categorie coinvolte. Per qualche migliaio di posti di lavoro del settore, se ne perdono altrettanti nella pesca e nel turismo. Senza contare che con gli stessi investimenti nella green economy, si creerebbero equivalenti posti di lavoro senza produrre i costi conseguenti agli inquinamenti, tutti a carico della collettività.

COMPORTAMENTO DEL GOVERNO – Il governo non ha affrontato il problema con equidistanza rispetto agli interessati e non sta tutelando con equità i contrapposti interessi in gioco. Infatti ha concesso la trivellazione e lo sfruttamento dei giacimenti senza consultare gli Enti regionali come prescrittao dalle norme costituzionali, motivazione che sta alla base del referendum. Non ha concesso l’election day, che avrebbe fatto risparmiare 3oo milioni, accorpando nello stesso giorno il voto referendario e quello delle elezioni amministrative, scelta che certamente non favorisce il raggiungimento del quorum, un operazione democraticamente non trasparente e uno spreco di denaro pubblico. Non tutela il bene comune costituito dall’ambiente e svende i giacimenti pubblici ai privati. Non rispetta l’impegno internazionale ONU sottoscritto al Cop 21 di Parigi, nel nome degli italiani.

UN REGALO AI PRIVATI – Gli accordi con i petrolieri prevedono lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas contro il pagamento di royalties pari al 7% del valore, valutate in 400 milioni / anno. Viceversa nessun privato assennato cederebbe un bene allo Stato per una contropartita così modica. Senza contare che scatta la franchigia se lo sfruttamento annuale è inferiore agli 80 milioni di metri cubi di gas e minore di 50 mila tonnellate di grezzo, nel qual caso non si paga nulla alla collettività. Risulta che molti pozzi producono meno del limite, ottenendo il regalo perfetto. In sintesi è il caso paradossale di un bene comune donato ai privati, che ce lo fanno pagare senza agevolazioni alla pompa dei distributori e sulle bollette.

PARTECIPARE ALLA SCELTA SU UN BENE COMUNE – Per motivi di principio pare ragionevole non sprecare, qualunque sia la propria idea, l’occasione di partecipare alla decisione se cedere e a quali condizioni, ai petrolieri un bene di proprietà dei cittadini

PER NON PERDERE L’UNICO STRUMENTO DI DEMOCRAZIA DIRETTA – Infine, al di là del Si e del No è opportuno votare per non svuotare di ogni valore l’unica possibilità di partecipazione diretta alle decisioni importanti che riguardano tutti i cittadini.Tutte le altre forme di potere sono già delegate e gestite da mani “altrui”.

Giovanni Maina


Avatar

G.Maina

Torna in alto