Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il Secolo XIX & La Stampa: Hic sunt peones ‘ Paghi 1 e prendi 4 ‘. La forza della ‘ fusione ‘


Avevamo scritto che: “…sono 34”. Invece il post fusione Il Secolo XIX – La Stampa, da Varazze a Ventimiglia, fa quota 53 -55. Giornalisti pubblicisti, in maggioranza, e professionisti. I ‘peones’ della carta stampata e del web. Nulla da spartire con parlamentari e politici utili solo per esprimere passivamente il voto deciso dagli organi dirigenti del partito. E neppure braccianti agricoli dell’America Centromeridionale.  Firmano ogni giorno o quasi, anche più servizi, sulle pagine delle edizioni di Savona e Imperia, a volte sulle nazionali. Con ‘paghe’ misere e senza certezze, o  prospettive da cinquina al lotto, nonostante la famiglia, l’angoscia della vecchiaia. E’ un mondo dominato dalla passione, dall’orgoglio della firma, dal sacrificio senza fine. La speranza del traguardo dei colleghi più fortunati. Non basta aver trascorso una vita sotto la stessa bandiera. “Nasco e muoio corrispondente…collaboratore…“. La fusione dei due autorevoli quotidiani interessa 496 dipendenti, di cui 306 giornalisti redattori. Sono esclusi corrispondenti, collaboratori, part time, cococo /- pro, articoli 2. Quanti sono ?

Nei giorni scorsi è stata diffusa, attraverso il sito nazionale di Franco Abruzzo ( Leggi articolo….). una notizia, datata Savona, a San Silvestro 2014: ” La fusione avanza a grandi passi. La Stampa-Il Secolo XIX. Paghi 1 e prendi 4. Un pezzo potrà essere pubblicato identico nelle due testate ma retribuito con un solo gettone e ciò varrà anche per i redattori professionisti. Nel pacchetto, ovviamente, è compresa la pubblicazione sui sito internet dei due quotidiani passati  alla società editrice Itedi Spa.  La nuova realtà emerge da una lettera che l’editrice La Stampa Spa ha trasmesso ai collaboratori alla vigilia di Natale….Dal 10 gennaio 2015 la nostra società Editrice La Stampa assumerà la denominazione sociale  Italiana Editrice Spa (Itedi Spa), nella quale è confluita, con operazione di fusione  per incorporazione, la Società Edizioni e Pubblicazioni SEP di Genova. …Perciò si dovrà indirizzare ogni comunicazione  al nuovo indirizzo, fermo restando i compensi già concordati  su tutte le testate, inclusi inserti e supplementi, sia per il cartaceo, sia digitale…la preghiamo di restituirci la presente comunicazione da lei sottoscritta…”.

Tutti sanno leggere, che dire ? E’ l’evoluzione dei tempi, di un mondo dominato da globalizzazione e tecnicismo. Chi poteva immaginarlo ? Sui vecchi testi di giornalismo (Come nasce il giornale), l’autore Gianfranco Carmignano, annotava nell’introduzione:  “… Ma ascoltare dallo speaker una notizia, o vederne l’immagine non basta. E’ necessario leggerla e meditare la notizia perchè essa acquisti per noi un significato reale. Questo è reso possibile solo dalla stampa, simbolo di tecnica e di civiltà.. Molti, troppi, tra coloro che hanno contatti con il mondo giornalistico conoscono troppo superficialmente ciò che accade in una redazione….vuoi centrale, o periferica. Il lettore legge, ma ignora cosa c’è dietro…giornalisti, collaboratori, corrispondenti, le loro storie, la loro vita.., le buste paga. Questo libro vuol quindi  essere un omaggio sincero a tutti coloro che dedicano la propria attività e la propria esperienza, rendendosi benemeriti dell’umanità”.

Il prestigioso direttore – scrittore Mario Calabresi (al vertice delle direzione editoriale Secolo XIX e Stampa) ha fatto rilevare che “su cento di noi, 95 non possono stare su quella barca che affonda. Piano piano dobbiamo spostarci su un’altra barca…fino alla settimana scorsa ho sempre avuto la convinzione  che, con giornali e televisioni, fossimo noi gli unici attori del giornalismo nel mondo. La percentuale  di persone che ho incontrato che fa giornalismo fuori dalle organizzazioni tradizionali, sta crescendo in maniera esponenziale. Mi ha fatto venire un discreto mix di illuminazione e angoscia. Bisogna cambiare il modo di produzione, di semplificare la lettura ai lettori, semplificare il nostro lavoro…Ho letto uno studio spettacolare sulla lettura dei giornali. Il 75% legge la prima colonna, il 50% la seconda, il 25 la terza, il 4% arriva in fondo all’articolo. Dunque in un giornale bisogna fare pezzi sintetici. Il Buongiorno di Gramellini, che è di 23 righe, è la cosa più letta del giornalismo in Italia. Le interviste di una pagina devono essere rarissime”.

Saranno felici quelli che devono scrivere di meno ? E’ probabile, capacità di sintesi e concetti inclusi. Per i ‘peones‘, la loro vita professionale,  esistenziale, soprattutto se fonte di unico reddito, le cose però non cambiano molto, se non la certezza di un editore solidissimo. La riduzione del formato, la nuova grafica comportano si pezzi più brevi, ma impongono la drastica selezione delle notizie. Meno notizie da ‘pagare’, meno foto. Un tempo molti lettori si lamentavano perchè nella cronaca locale finiva pure chi era caduto dalla scala, il’pettegolezzo’. Ora sarà molto difficile dare conto della cronaca ‘minore’. Eppure in quegli anni le copie vendute erano in costante progresso e alle critiche si rispondeva: ”  Il nostro unico obiettivo è servire il giornale ed i lettori con quanto accade nelle città, nei piccoli paesi, nei quartieri, nelle delegazioni, in ogni settore e ad ogni livello.  Un’informazione qualificata e puntuale”. I primi artefici erano giocoforza, per Stampa e Secolo XIX, le redazioni delle Province dove hanno riversato passione, dedizione, sacrificio, uomini e donne capaci, generosi, reattivi, sensibili, consapevoli che senza gavetta si arriva solo se miracolati. Pochissime le mosche bianche.  Nell’editoriale di saluto scriveva il condirettore Luciano Angelini, savonese:  “Trentatrè anni con il mio ‘Secolo‘ : “...E’ stata una grande avventura di cui vado e andrò sempre fiero. …un gioco di squadra straordinario, una redazione reattiva, compatta, determinata, altamente professionale”.

SE 53 CORRISPONDENTI E COLLABORATORI VI SEMBRANO POCHI – Ci sono storie personali che  meriterebbero di essere raccontate con interviste, come accade per altri mestieri e professioni, umili o meno umili. L’eccezione abitualmente è riservata alle ‘grandi firme’. Spesso, a livello locale e provinciale, il giornalista corrispondente, collaboratore, è assai più familiare, noto, di un sindaco, di un presidente di provincia, di un calciatore. Loro arrivano e partono, lasciano, abbandonano. Il giornalista rimane o al massimo cambia sede, sale di grado. La firma resiste. Ci sono casi straordinari, di chi era legato dapprima ad  un solo giornale e dopo decenni vive, dal 10 gennaio 2015, la soddisfazione di scrivere, firmare, leggere il suo articolo, su due giornali che fino a ieri si facevano un’accanita e sana concorrenza. Il più bravo, il più dilegente, il più introdotto, affiatato e affidabile, riusciva a ‘dare il buco‘, incrementare  lettori, vendite, prestigio.

La ‘palma d’oro’ dei corrispondenti, nel ponente ligure, va attribuita ad Augusto Rembado, il decano, senza tener conto dell’età, 58 anni. Nipote di una figura di spicco, a lungo parroco di Pietra Ligure, non per questo motivo ha percorso i primi passi al Secolo XIX  dal novembre 1977. Con un ‘contrattino’ da corrispondente  da giugno 1978. Nell’aprile del 1987 ha accolto la proposta della Stampa facendo capo alle redazione di Savona. Si racconta che ‘Gughi’ per gli amici, moderato, riflessivo, origini da onesta e laboriosa famiglia di agricoltori, non abbia mai accolto proposte, persino pressanti, di lasciare la ‘corrispondenza’ (da Spotorno a Borghetto S. Spirito, con entroterra, alta Valbormida esclusa) per un posto al desk in redazione. Con Rembado,  giornalista professionista, caso non frequente, collabora da tre decenni la moglie Marina Beltrame, pubblicista, firma abituale sempre su La Stampa, edizione di Savona. Si tenga conto, tra l’altro, che con le  edizioni del lunedì, per entrambi i quotidiani e l’aggiornamento del sito web, l’impegno è 7 giorni su 7, quasi da orari no stop. Come la reperibilità via cellulare. E da qualche tempo, se necessario,  fanno uso delle nuove tecnologie per scattare foto ed inviarle al giornale.

Senza fare classifiche che nessuno merita, ci spostiamo dalla Riviera delle Palme alla Riviera dei Fiori. Qui incontriamo Milena Arnaldi, 47 anni, da fattorina supplente in redazione, ha raggiunto l’agognato traguardo di professionista. Si occupa prevalentemente di economia, e non solo, al Secolo XIX – Imperia. Una firma apprezzata e popolare tra i lettori. Il marito è giornalista professionista: Marcello Gattai, 64 anni, carriera fino a capo servizio, a Imperia e a Genova.  Da pensionato cura l’ufficio stampa della Camera di Commercio, con la presidenza del notaio Franco Amadeo, gettonatissimo e politico, candidato di Forza Italia.

IL GIORNALISTA LEADER DI ‘ VISIBILITA’ –  Interrompiamo la graduatoria di ‘lungo corso’ per irrompere nel campo della ‘visibilità’. Occupa il primo posto Andrea Pomati, brillante 44 enne, primo volto di Imperia TV di cui è direttore. Collaborava con La Stampa – Imperia, ora la sua firma spicca anche sul Secolo XIX. Un mastino, mai troppo pungente o graffiante, da giornalismo accomodante, specie in televisione, che non dimentica il bacino pubblicitario del suo editore televisivo. Il cav. Francesco Zunino, un personaggio vecchio stampo, senza peli sulla lingua,  sanguigno, già presidente di aziende municipalizzate a Diano Marina, e che si è spesso proposto per ‘risollevare le sorti del malandato entroterra imperiese’. 

Non è il volto noto al piccolo schermo, ma è considerato una penna eccellente ed ‘irriverente’ quando necessita, Luca Rebagliati, firma abituale nella zona tra Ceriale – Andora, con relativo entroterra. Una gavetta senza fine iniziata a Savona,  al Lavoro- la Repubblica, costellato dalla passione per la pallavolo femminile quale allenatore di successo.  Luca ha scelto, con la consorte, a sua volta pubblicista, prima l’agreste Arnasco e da ultimo a Ortovero, capitale del Pigato con Salea e Bastia. Per restare in zona una menzione particolare alla prudente, mite e piuttosto schiva Barbara Testa; gli anni corrono, lei ha collaborato dapprima con il Decimonono, da più lustri è alla Stampa, segue Alassio e dintorni. Con l’esperienza di qualche ufficio stampa. Nel 2015 ha la ‘soddisfazione’ di firmare per due giornali e le rispettive testate  on line. Un’altra figura ‘rosa’ di spicco e di valore sul campo, attenta e tenace, scrupolosa, Silvia Andreetto. Avrebbe meritato la promozione, per capacità e rara coerenza. Ha avuto la corrispondenza prima del finalese e loanese, quest’ultimo posto ora affidato al diligente Luca Berto tornato a collaborare con Ivg.It, forse in attesa degli esiti del concorso indetto dal Comune di Loano.

COLLABORATORI A VITA IN REDAZIONE –  Un altro salto, sempre senza graduatorie di merito, nella redazione di Savona. La sua sede, da fine anni sessanta, è cambiata cinque volte. Ora unificata nei locali della Stampa. Al comando  Graziano Cetara, capo redattore (proviene dal Secolo) e due vice (Paride Pasquino e  Bruno Lugaro), uno per giornale. Nella truppa, sotto la Torretta, troviamo Mario Schenone, gregario che non si tira mai indietro e si occupa un po’ di tutto. Il big del lungo corso, collaboratore sportivo, Martin Cervelli, un esordio ragazzino. Il papà ha lavorato tra i tipografi de La Stampa. Il figlio sempre in attesa della chiamata dai ‘piani alti’ del Secolo XIX.  Appartiene ai ‘cronisti di razza’ Silvia Campese. Aveva iniziato la collaborazione al Secolo XIX giovanissima, ottime doti; la sua firma, da qualche anno, spicca in servizi impegnativi, interessanti, molto seguiti, sia di bianca e se serve di ‘nera’. Ha coltivato la sacrosanta aspettativa di raggiungere l’ambita meta finale. La sua roccaforte è Savona dove la mamma è stata preside ed esponente della sinistra moderata.  Silvia ha dato il suo nome per la direzione del giornalino del Comune di Noli. E’ assai introdotta da giornalista nel mondo sindacale e della scuola, cooperative sociali e non, nelle vicende ‘color rosa’. Di recente, nel corso di un incontro all’Ubik, sul tema scottante della morte per suicidio (?) di Luisa Bonello, è stata citata per essere entrata in possesso della ‘lista nera‘ di una presunta ‘ gang’ di massoneria deviata. La dottoressa, moglie separata di un medico, amica del cuore del parroco, suo padre spirituale (trasferito dal vescovo Lupi a La Spezia), era a conoscenza di ‘devastanti’ segreti’? Uno degli organizzatori dell’incontro ha reso noto pubblicamente di ‘aver ricevuto’, a sua volta, la lista dalla giornalista del Secolo. Nell’introduzione video della serata e nella registrazione ‘campeggia’ l’accusa ai quotidiani locali di aver ‘trascurato’ e quasi silenziato l’incontro in libreria, con molti applausi e  ‘inedite rivelazioni’.

C’è da osservare che c’è chi fa certa ‘informazione’ e non ha quasi nulla da perdere sul  fronte economico, si ritrova in una ‘botte di ferro‘. Lo ammettono gli avvocati quando parlano dell’impossibilità di intentare cause civili o costituirsi parte civile  in quanto la “controparte è nullatenente e non ha redditi pignorabili”.  Sul fonte penale ci pensa  la prescrizione. Non accade agli editori e ai giornalisti che temono non solo le ingiunzioni di pagamento, ma i sequestri di emolumenti percepiti, di un quinto della pensione, di immobili. Eloquente, del resto, il dramma di un blogger dell’estremo ponente ligure al quale, a seguito della querela di un magistrato già in servizio a Savona ora a Genova, è stato condannato anche al risarcimento danni. Non aveva soldi, voleva pagare a rate, proposta respinta. Si tratta di comproprietà dell’unica casa in cui vive l’anziana madre. E’  così è scattata l’ipoteca, il sequestro ed ora l’immobile va all’asta. E il ‘poveretto’ non scrive certo per denaro, né milita in un partito.

Torniamo nel teatro di Savona: hanno una lunga e qualificata collaborazione alle spalle Federica Pelosi (albenganese), Floriana Fazio, Elena Romanato, Luisa Barberis, Silvia Simoncelli, Massimo Picone. Dalla zona di Imperia sembra corretto assegnare lo scettro all’insegnante Ino Gazo (Diano Marina e Valle Arroscia), a Diego David che segue in particolare il Comune di Imperia e le questioni del discusso nuovo porto. E’ stato nell’ufficio stampa di Forza Italia e del Comune capoluogo.  E’ tra quelli in rotta con ‘u ministru’ Scajola.  Come non citare il diligente e introdotto, già fotografo, Giorgio Bracco, ormai ‘re della nera‘ nella provincia più massonica e pare ‘mafiosa’ della terra ligure. Ci sono le ‘prime donne’ del giornalismo ponentine, in quanto a impegno, spazio nelle pagine e professionalità: Loredana Demer, storica corrispondente da Bordighera, con argomenti anche dalla Costa Azzurra e Patrizia Mazzarello, si occupa di Ventimiglia, a volte firma due pagine. Alla Stampa altre ‘firme’ storiche: Bruno Monticone, pubblicista, ex dipendente del Comune, Maurizio Tagliano da Diano Marina; a Savona il popolare Michele Costantini, una vita a capo dei vigili del fuoco, memoria della storia cittadina, tra i rarissimi giornalisti ‘Rotary‘. Sempre a Savona non ha tregua e scrive su più pagine il battitore Giovanni Vaccaro. Vive in costante allerta Enzo Pugno, fotografo al Secolo XIX, dipendente di un’agenzia di pompe funebri; nel limbo il collega fotoreporter Silvio Fasano, un’esistenza tra agenzie di stampa, rotocalchi, da ultimo Il Secolo XIX: dentro, fuori, a  bagnomaria. Ancora a Savona ci sono cronisti di punta: Mario De Fazio (c’è chi sostiene abbia un ‘debole’ per il puntuale uccellino Angelo Vaccarezza), Tommaso Dotta (amico degli animali) e Ario Levriero, esperto in videoriprese. Infine dalla cronaca giudiziaria della Stampa emerge  Olivia Stevanin.

Non si sentano sminuiti se citiamo di seguito i loro nomi, senza riferimenti particolari. Giorgio Giordano, Damiano Di Giuseppe, Daniele Strizioli, Lucia Barlocco, Luca Maragliano, Cristina Benenati, Stefano Franchi, Romano Lupi, Riccardo Fabri,  Raffaele Di Noia, Simone Schiaffino,  Mauro Camoirano, Andrea Fassione,  Angelo Boselli, Mario Guglielmi (tra i due licenziati per stato di crisi da Riviera 24 della Curia Vescovile di Ventimiglia), Lorenza Rapini,  Graziano Consiglieri, Vincenzo Bolia. Ci sono tutti ? Probabilmente ne mancano 3 o 4, ad iniziare dai due fotografi dell’imperiese.

Una riflessione finale balza evidente. Le redazioni sono un curioso bunker anti trasparenza. In genere si sa quasi tutto di enti, associazioni, sindacati, cooperative, diocesi e curie vescovili, parroci, oltre ai riflettori che si accendono di frequente nelle trasmissione delle tv più quotate, sui settimanali. Fanno inchieste, approfondimento, scavano. Il mondo degli editori fa ‘paura’ ? C’è concorrenza ? Non si è mai letto, ascoltato, le storie a volte penose di chi per anni ha portato acqua al mulino, soprattutto nelle redazioni periferiche ed è rimasto in mezzo al guado. Campa non certo degli ‘stipendi’ che erano riconosciuti alle ‘olgettine’ (2.500 € il mese). Tutti insieme (53), corrispondenti, collaboratori, part time, fotografi (non abbiamo la competenza del Sole 24 Ore) forse non guadagnano quanto un manager di primo piano delle stesse aziende editoriali. I ‘peones‘ non fanno neppure parte della ‘casta’ del quarto potere. Vorremmo essere all’altezza, trovare le parole giuste per restituire loro almeno una ricompensa morale, umana, solidale. L’emozione di chi è cresciuto ed ha beneficiato dei tempi d’oro, mette a nudo la forza dei sentimenti, ma anche l’impotenza.

Luciano Corrado     

 


L.Corrado

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