Accadeva 32 anni fa a Laigueglia. Accade oggi. Il ‘re cemento’ non perde potere e fascino. Amici tanti e nemici pochi. “Italia Nostra – scriveva nel 1980 – chiede ai responsabili della cosa pubblica di voler valutare la situazione di Laigueglia, certamente non dissimile da quella che si verifica in generale sulla costa ligure”. I titoli letti nei giorni scorsi ripropongono: ” Troppo cemento nel Puc”. E ora come allora si risponde: “Attacchi strumentali”. La volpe perde il pelo, non in vizio?
ANTEFATTO – Le pagine di cronaca, gli archivi peraltro dimenticati, ci ricordano che anche Laigueglia non è sfuggita ad alcune logiche perverse. Non si tratta di sviluppo o antisviluppo, ma dei risultati raggiunti fino ad ora. La cittadina ha recuperato pregevolmente il suo centro storico, la grande isola pedonale è una perla assai apprezzata. Difficile negare che se si fosse riusciti a resistere alle potenti sirene dell’eccessiva cementizzazione (rispetto alle potenzialità del territorio e alla sua vocazione turistica) alla fine dei conti qualche palazzinaro avrebbe fatto meno affari, ma la comunità nel suo insieme sarebbe stata di gran lunga favorita. Più turismo di qualità, più invogliati ad investire nella ricettività alberghiera, meno vittime del male comune (seconde case in eccesso, prezzi esorbitanti) che ha investito gran parte della nostra costa.
Perché – pare corretto chiedersi – le mete turistiche che hanno valorizzato e tutelato l’ambiente (in Italia, in ‘Europa e non solo) l’industria della vacanza resta il primo volano economico che, nonostante tutto, non è travolto dalla crisi? Ci sarà pure una ragione strettamente legata alla qualità della vita. Perché i vip, i grandi investitori prediligono da sempre le aree più tutelate ed incontaminate?
Si rischia tuttavia di predicare fatti, vicende, realtà ripetute alla noia. Eppure la “lezione turistica”, la perdita di attrattiva non ha scalfito i “signori di sviluppo forsennato a suon di mattoni”. La rete di interessi oggettivi, di furbate, ha messo via via la sordina, nei fatti e negli atti, a chi si opponeva a scellerate scelte urbanistiche, molto speculative per una stretta cerchia di beneficiati. Una minoranza che però ha saputo e sa dominare, facendo leva sul ‘dio denaro’.
Riproponiamo (a fondo pagina) un eloquente articolo de Il Secolo XIX del 22 febbraio 1980. Titolo: “Il cemento alle Fonti del Faro. Laigueglia, protesta di Italia Nostra. Prevista la realizzazione di strutture turistiche e alberghiere per 16 mila metri cubi. Un altro attacco al patrimonio paesaggistico già gravemente depauperato. Scelte urbanistiche sbagliate”.
Cosa sia poi accaduto i cittadini di Laigueglia, i proprietari di seconde case, hanno potuto vederlo e constatarlo. Acqua passata, per non dimenticare può essere utile ai nostri giorni, in futuro.
LE ULTIME POLEMICHE – Tra dicembre 2012 e gennaio 2013 si è letto sulle cronache locali della mobilitazione di quanti (ambientalisti, esponenti della politica e della società civile) invocano a gran voce che Laigueglia non venga ulteriormente penalizzata, ferita, da “troppo cemento nel Puc“. Perché? Uno dei leitmotiv è che si “favoriscono ancora le seconde case e si penalizzano i residenti”.
I rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, il Comitato savonese Acqua e bene comune, il WWF, la Casa dei Circoli culture e popoli, hanno scritto una lettera alla Regione Liguria, alla Provincia di Savona. “Il nuovo Puc di Laigueglia – rimarcano – prevede migliaia di metri cubi di nuove edificazioni…per chi conosce Laigueglia…. questo non è sostenibile, accettabile per il bene comune….La cementificazione degli anni scorsi cosa ha prodotto?….una forte diminuzione dei residenti….alloggi vuoti molti mesi all’anno, case sfitte…., chiusure e trasformazioni a catena di alberghi in seconde case…. tanti affitti in nero….”. Seguono le firme dei vertici delle associazioni: Sonia Angarano, Roberto Melone, Luigi Gatti, Anna Fedi.
Aggiungono: “Crediamo davvero che Laigueglia, come tutta la Liguria, abbia bisogno di tante cose, ma certamente non di nuove edificazioni”.
Il sindaco della cittadina, Franco Maglione, ha replicato: “Attacchi strumentali e senza fondamento. Abbiamo previsto una forte attenzione alle esigenze abitative delle famiglie laiguegliesi. Come promesso nel nostro programma elettorale c’è un grande impegno per l’edilizia convenzionata e le previsioni edificatorie sono state drasticamente ridotte per motivi paesaggistici ed ambientali. Rispediamo al mittente l’accusa di essere amici dei cementificatori”.
Cosa risponde, a sua volta, l’opposizione consiliare? Un significativa premessa. Eccola: “Il sindaco intanto dovrebbe spiegare ai cittadini per qualche ragione (inconfessabile? ndr) su ogni delibera del Puc si è assentato dall’aula consiliare. Conflitto di interessi diretti o futuri. Sfidiamo l’amministrazione di centro destra a pubblicare sul sito internet comunale i dati catastali con indicati i singoli proprietari dove è prevista la nuova edificazione. Tutti potranno rendersi conto cosa si nasconde dietro il Puc, tanto da spingere il primo cittadino ad assentarsi su ogni pratica urbanistica venendo a conoscenza di parentele, amici e progettisti potenzialmente coinvolti”. E’ quanto sostengono Gianni Mialich, segretario cittadino del Pd e Luigi Tezel, tecnico del Comune di Alassio con esperienza della materia e consigliere comunale, a Laigueglia, dell’Italia dei Valori.
Ci sono altri quesiti ai quali è utile una risposta in ossequio al buon senso prima di tutto. Perché consumare altro territorio, quel poco che rimane e non intervenire esclusivamente sull’esistente? Oppure scaricare i costi elevati su chi compra gli alloggi convenzionati, lasciando fuori dagli oneri i proprietari dei terreni? Perché nonostante vi fosse una richiesta ufficiale di realizzare nell’area urbanizzata di via Sarosa e via Mazzetto degli alloggi da cedere al Comune, l’amministrazione comunale ha prediletto terreni in altre zone della città?
Sono decenni che a Laigueglia si promettono case per i laiguegliesi residenti. I due consiglieri di minoranza citano: “Sarebbe bastato far valere i diritti del Comune sulla Club House della cooperativa Mare Uno per garantire già da quattro anni una casa a prezzi accessibili per venti famiglie”.
C’è da scommettere che per anni continueremo a leggere di Laigueglia nella mani di infaticabili fautori dello sviluppo. Ad iniziare dal turismo. Nel 1980 Italia Nostra, con all’allora presidente zonale, geometra albenganese Gianni Basso, ammoniva invano: ” Per incentivare l’unica risorsa economica rimasta, quella turistica, si continua a fare una politica suicida, contro il territorio che in definitiva è turismo”. Tutto inutile. Siamo daccapo.
IL NUOVO MOLO CON UN PICCOLO APPRODO
Per le feste di Natale e di fine anno, con un buon afflusso di ospiti, come documentano le foto (vedi fondo pagina), è stato riaperto, rifatto, il molo principale. Una bella ‘cartolina’ sia dal punto di vista estetico, sia tecnico. Un’opera apprezzata e che rispecchia il fascino dell’antico borgo. Un motivo di orgoglio per tutti e anche il buon esempio di come si debba salvaguardare e valorizzare il litorale, contrariamente a quanto è accaduto in altre località.
Una secondaria considerazione. Durante i lavori, specie nella fase finale, capitava di osservare la presenza nel cantiere di operai non italiani. Non sarebbe un’eccezione se non aggiungessimo che queste persone hanno lavorato di domenica, nei giorni festivi, nelle festività più significative dal periodo estivo fino a fine opera (feste natalizie). Un simpatico vigile urbano della cittadina, da parte sua commentava:”…Anche noi (vigili) lavoriamo nelle giornate festive….”. Non è dunque il caso di meravigliarsi.
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