Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Cairo M.: è stato un sabotaggio partigiano?


Che sia stato un sabotaggio partigiano? Il 2 ottobre 1944 avvenne a Cairo Montenotte l’esplosione di un deposito di munizioni “stabilito dal reparto F.P. n. 29722 delle Forze Armate Tedesche, in un fabbricato rurale di proprietà della signora Ricci Teodolinda, sito in regione Vesima” per cui andarono distrutti “il fabbricato stesso, danneggiata la concimaia vicina, distrutti quasi tutti gli attrezzi e macchine dell’azienda e diverse scorte”.

Partigiani intenti alla pulizia dei fucili

Nell’esplosione persero la vita due militari tedeschi che furono sepolti nel Cimitero Militare di Altare. La signora Teodolinda, secondo il racconto della nipote Renata Marozzi, donò una zolla con erba fresca, poco più grande di un tavolo, da deporre sopra il tumulo.

L’ipotesi di quei tempi fu che si trattava di un sabotaggio partigiano, ma tuttora non esistono testimonianze in proposito.Sappiamo solamente che all’inizio del mese di ottobre un grande rastrellamento dei nazifascisti occupanti obbligò i partigiani autonomi del Gruppo Bacchetta, che si rifugiavano nei boschi di Montenotte, a trasferirsi in Valle Uzzone, con la sede del Comando che si stabilì a Pezzolo.

Un distaccamento venne lasciato a Montenotte per coordinare nel migliore dei modi tutti i partigiani impegnati in zona.

A proposito del danno subito, la gentilissima signora Marozzi mi ha portato anche le lettere scritte dalla nonna dalle quali si apprendono molti particolari interessanti, ne cito alcuni: il mezzadro della proprietà al momento dello scoppio era il sig. Giovanni Battista Viola fu Luigi (deceduto il 21 settembre 1947); la domanda di risarcimento danni fu presentata il 9 agosto 1945, però debitamente “corredata da una perizia stragiudiziale dell’11/10/1994 effettuata dal Perito geom. Renzo Torelli”.

Ufficiali Tedeschi ripresi in Valle Bormida

Da una successiva dichiarazione leggiamo che nello scoppio andarono distrutti anche “un cassone contenente vestiario, biancheria, coperte, maglieria e stoffe più un carro, aratri e vari attrezzi agrari esistenti nel fabbricato suddetto” i quali erano di “assoluta proprietà del mezzadro stesso e famiglia” oltre a quello di proprietà della signora Ricci.

Per farla breve, vi è ancora una richiesta da Genova Pegli del 18/6/1959 in cui la figlia Giuseppina Mancatali in Marozzi, chiedeva all’Onorevole Intendenza di Finanza di Savona notizie sul risarcimento a suo tempo richiesto.

La somma fu risarcita dopo qualche anno, mi informa la signora Renata Marozzi, e fu pari a quella richiesta (circa vent’anni prima) ovvero lire 543.626,95.

Mi è capitato di eseguire una ricerca nel Registro del “Cimitero di guerra delle Croci Bianche” per trascrivere i dati relativi ai militari caduti e sepolti nel sacrario altarese. Ho potuto consultare tale registro, che si dice compilato dalla San Marco, grazie ad Ernesto Saroldi, il quale trovò il prezioso reperto tra i libri dell’Archivio Parrocchiale e grazie al parroco don Cirio che mi ha permesso la consultazione.

Ho potuto così trascrivere i dati relativi ai militari tedeschi, a suo tempo sepolti, l’elenco dei partigiani e degli ex-marò fucilati che ebbero la tomba ad Altare.

Per ogni caduto ho trascritto ogni nota registrata anche se per molti di questi non è indicato il luogo del decesso, mentre la data è da verificare meglio. Nel mio elenco vi sono due militari tedeschi caduti proprio il 2 ottobre 1944: Uffz. Hilberg Heinrich e Gren. Schlappa Alois. Il primo sarebbe un sergente (unteroffizier) nato il 14 settembre 1913, il secondo un soldato (grenadier) nato il 21 ottobre 1925, di lì a poco avrebbe compiuto 19 anni.

L’attuale proprietaria della cascina (Renata Marozzi), che all’epoca dello scoppio aveva 3-4 anni, ricorda che sotto il porticato della costruzione rurale vi era un giovane soldato che armeggiava con un ordigno, forse una bomba; lei corse via, imitando uno dei figli del mezzadro di qualche anno più grande, il quale si buttò dentro una vasca di cemento (tregiu).

Si sono salvati per questa rapida intuizione e precipitosa fuga.

Bruno Chiarlone Debenedetti Carle

 

 


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B. Chiarlone

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