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Liguria e Basso Piemonte

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Comune di Savona tra deficit e tagli
Gli amari 100 giorni di Ilaria Caprioglio


I cento giorni di Ilaria Caprioglio alla guida del Comune di Savona sono trascorsi senza né torte, né candeline. Al buio. L’attesa di un cambio di marcia, di nuovo slancio dalla nuova amministrazione, fervore di idee, proposte, progetti, iniziative è andata delusa. La tanto attesa e promessa svolta rispetto al vuoto assoluto della scadente, nel senso in scadenza, giunta berrutiana, è rimasta ferma al palo. Cento giorni e qualche settimana trascorsi a contare le macerie e a fare una puntigliosa e ragionieristica elencazione delle falle provocate dal centrosinistra a guida Pd, o quel che ne era rimasto cammin facendo.

Il sindaco Ilaria Caprioglio con la maglietta del FBC

Tema preferito dei “Caprioglio boys“, un mix di leghisti, ex democristiani, forza italioti e reduci della diaspora missina, il buco di bilancio. Un deficit “enorme” ripetuto come un mantra e trasformato in un fin troppo scontato alibi per non fare nulla, se non una drastica potatura dei servizi e delle spese per il sociale, per la cultura e per lo sport. Tutto qui dopo tante promesse di cambiamento e di rilancio?

Lanciato il sasso, come primo momento informativo, sarebbe stato logico e doveroso fare conoscere in modo dettagliato le vere cause, ma soprattutto una chiamata di correo con nomi e cognomi dei responsabili del disastro delle finanze comunali. In soldoni, sarebbe stato logico e doveroso attendersi una fase successiva che mettesse a nudo senza paraventi od omissioni la follia amministrativa delle precedenti amministrazioni, da Berruti 2, scendendo per li rami (sempre più secchi) fino al lontano ma sempre presente Carlo Ruggeri. Una denuncia netta, un atto non dilazionabile, una comunicazione dovuta ai cittadini e alla città. Invece niente, solo un’elencazione, per altro incompleta se non omertosa, del “buco nero” dei conti di Palazzo Sisto IV.

Una situazione pesante, non v’è dubbio, ma altrettante pesante si sta rivelando la cura per venirne fuori, a cominciare dai tagli lineari indiscriminati delle buste paga dei dipendenti comunali e in prospettiva della riduzione della pianta organica, per arrivare all’aumento delle rette degli asili e delle mense scolastiche, e alla riduzione degli interventi di sostegno alle famiglie disagiate. A seguire tutta una serie di interventi penalizzanti nei confronti della cultura (in primis il Museo archeologico e l’Orchestra sinfonica) e dello spettacolo e dell’intrattenimento (aumento dei biglietti e degli abbonamenti al teatro Chiabrera, abolizione di contributi e sponsorizzazioni a dibattiti e a piccole e medie iniziative musicali e teatrali, oltre alla cancellazione della tradizionale festa di Fine anno in Darsena). Il simbolo di una città rannicchiata e spenta è ben rappresentato dall’albero di Natale bonsai allestito in Piazza Sisto solo grazie al contributo di un istituto di una banca. Deprimente.

Una dieta dimagrante o meglio una riduzione dell’ossigeno al limite della sopravvivenza che non risparmia il mondo dello sport: taglio dei contributi a pioggia, aumento delle tariffe, disdetta delle concessione di importanti impianti come i Palazzetti di Zinola e corso Tardy e Benech con relativo avvio di nuove quanto onerose gare d’appalto per la gestione, il che potrebbe estromettere dalla gestione gloriose società come la Cestistica savonese, rinuncia alla realizzazione della già progettata seconda piscina accanto alla “Zanelli“.

Per ultimo in ordine di tempo, ciliegina sulla torta, l’annuncio della chiusura della Piscina di piazzale Eroe dei due Mondi, una sentenza di morte che scatterà a fine dicembre e priverà la città di un impianto, certo logoro (nei mesi scorsi sono stati spesi 30mila euro per lavori di risanamento) ma di grande utilità per corsi di nuoto, servizio al pubblico e, non ultima, l’attività di preparazione delle sincronette savonesi e azzurre. Una decisione molto dannosa sul piano agonistico e dell’immagine.

Il cav. uff. Lelio Speranza presidente del Coni

Savona, va ricordato alla sindaca Caprioglio e all’assessore allo Sport (ma di quale sport andando avanti di questo passo?), è considerata a pieno titolo, a livello nazionale e internazionale, come una vera propria “università del nuoto sincronizzato”. Nelle piscine di Savona sono cresciute e si sono preparate le ragazze che hanno onorato Savona e l’Italia a Olimpiadi, Mondiali ed Europei; nella piscina che va a spegnersi il 31 dicembre, al di là della sua storia (fu realizzata, sui resti del teatro della Gil, con i danni di guerra grazie ad una grande quanto spregiudicata intuizione di Lelio Speranza, insostituibile presidente del Coni) si allenano, sotto le cure di fior di tecnici e istruttrici, le bambine destinate a rinvigorire il serbatoio della specialità. Il rischio che la Federazione italiana nuoto traslochi in altri impianti e in altre sedi, per altro già resisi disponibili, atlete, tecnici, staff e dirigenti del settore, non appare aleatorio.

La politica dei tagli indiscriminati portata avanti dall’assessore mani di forbice, in assenza di una seria fase progettuale, sta portando ad una serie di provvedimenti destinati a pesare, e non poco, sulla vita dei savonesi, non solo per quanto riguarda i fruitori, ma anche per le centinaia di lavoratori, operatori e dipendenti, che svolgono la loro attività nei vari settori colpiti dai tagli. “Peso el tapon del buso”, per dirla con un vecchio adagio popolare.

Ma non è tutto, purtroppo. La fantasia dei nuovi inquilini di Palazzo Sisto IV per rimpolpare il bilancio sembra non andare oltre il vecchio e stantio trucchetto delle cartolarizzazioni. Esempio: ecco riapparire la vendita dell’invendibile Palazzo Pozzobonello, una manfrina ultra decennale, e di altri impresentabili e impraticabili proprietà edilizie comunali. Il tutto in attesa di fare partire il tanto decantato progetto di via Nizza e di fare decollare i progetti (privati) di nuove opere di cementificazione (a cominciare dal Crescent per finire ai vecchi cantieri Solimano) per portare a casa i conseguenti oneri di urbanizzazione.

Così, mentre la città langue e si spegne, aspetta e non spera, Ilaria Caprioglio, come una buona padrona di casa, riduce i gettoni di presenza dei consiglieri, taglia le spese telefoniche e toglie i telefonini agli assessori, gira sul far della sera tra i corridoi di Palazzo Sisto IV per spegnere le luci dimenticate accese da dipendenti e collaboratori. E forse si chiede chi gliel’abbia fatto fare.

La redazione di trucioli.it


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