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Tirreno Power di Vado Ligure: nuovo affondo all’inchiesta della Procura dal Sole 24 Ore


Il Sole 24 Ore ha dato una nuova sferzata ( una delle tante ) all’inchiesta ‘Tirreno Power’ della Procura della Repubblica quando a dirigerla era Francantonio Granero.  Lo spunto è l’avvio della procedura di mobilità per 186 lavoratori di cui metà dello stabilimento di Vado Ligure. Dopo il sequestro di parte dell’impianto e le gravi imputazioni, il processo con 47 indagati non è  ancora arrivato all’aula del tribunale mentre sono state archiviate le posizioni di diversi politici e funzionari pubblici.Derubricati alcuni reati.

L’autorevole quotidiano economico della Confindustria, a firma di Jacopo Giliberto che fin dall’inizio ha seguito la vicenda giudiziaria scrive:” La centrale di Vado Ligure era stata sequestrata nel marzo 2014 con una sequenza di accuse  terrificanti per l’inquinamento prodotto dai fumi dell’impianto…  Sulla base di alcune perizie d’accusa, la Procura asserì che i fumi del carbone avevano ammazzato centinaia di persone. Il processo non è arrivato nemmeno all’aula del tribunale, gran parte delle accuse sembrano ridimensionate. Sono state stralciate e chiuse le posizioni di diversi esponenti politici di primo piano messi sotto inchiesta due anni fa con titoloni sui giornali…. Gli studi scientifici hanno detto che la centrale inquinava sì, e anche molto, ma che non era né la prima e nemmeno la seconda né la terza fonte di inquinamento a Savona  e nel suo comprensorio. Ma ormai l’impianto a carbone in due anni e mezzo è uscito dal mercato e la Tirreno Power (controllata in modo paritetico da Engie e Sorgenia) ha deciso di chiuderlo.  Restano aperte le sezioni della centrale alimentate con il metano, con il personale che vi lavora, pari a poche decine di addetti…. Dice l’azienda elettrica: “La chiusura dei gruppi a carbone di Vado Ligure e la situazione di crisi del mercato energetico hanno reso necessario attuare la riduzione del personale prevista dal piano industriale, asseverato e omologato dal tribunale di Roma nel novembre 2011 al termine di una complessa trattativa con gli istituti di credito… L’azienda  sostiene che il taglio pesantissimo del personale permetterà di salvare l’azienda stessa con i restanti 196 dipendenti nelle diverse sedi….I dipendenti speravano  soluzioni più flessibili,  un maggiore ricorso ad ammortizzatori sociali e in strumenti per rendere meno doloroso il processo di chiusura.”

“Un’ennesima provocazione” contestano i sindacati degli elettrici che vogliono indurre la società a rivedere la posizione….Nel frattempo la Regione Liguria ha chiesto l’istituzione dell’area di crisi complessa a Savona e in Val Bormida“.

Tirreno Power è controlla al 50% da Gdf Suez e partecipata da Sorgenia, società che da Capo alla famiglia De Benedetti. Il Gip del tribunale di Savona, Fiorenza Giorgi, con un’ordinanza di una quarantina di pagine, aveva accolto la tesi accusatoria della Procura sulla base di una perizia epidemiologica affidata ad un pool di esperti, secondo i quali “in dieci anni  l’inquinamento della centrale di Vado Ligure  ha provocato 440 decessi e 1700 ricoveri.  L’indagine fu avviata con l’ipotesi  di disastro doloso attribuendo alle emissioni la colpa dei danni provocati alla salute della popolazione.  L’ordinanza del Gip parla di nesso di causalità tra le emissioni, le morti e le patologie. E una delle prove sarebbe “la rarefazione dei licheni”.  Le inadempienze ambientali attribuite alla centrale a carbone sono dieci.  Le contestazioni più rilevanti riguardano l’olio combustibile pesante usato per avviare le caldaie.

Ancora dalle colonne del Sole 24 Ore. “Senza la centrale di Vado – ha sostenuto il procuratore Granero (ora in pensione ) – tanti decessi non vi sarebbero stati. Manco a dirlo, tutti o quasi d’accordo, che la centrale non è stata un toccasana per la salute né una manosanta per l’ambiente. Ma dovrà pur esserci una sentenza definitiva a dimostrare se i fumi e le loro conseguenze hanno violato la legge e causato una ‘strage’. Altro interrogativo se le emissioni fossero o meno comprese nei limiti europei.

Nel marzo 2015 la notizia  che l’inchiesta perdeva di fatto i due pubblici ministeri inquirenti. Il procuratore capo andava in pensioneo ed il sostituto Chiara Maria Paolucci, contitolare dell’inchiesta, aveva ottenuto dal CSM il trasferimento al ministero di Grazia e Giustizia. L’imponente e delicatissimo fascicolo, aggiungevano le notizie stampa, veniva affidato ai magistrati Daniela Pischetola e Vincenzo Carusi.

Nel luglio 2016 altro importante capitolo dell’inchiesta. Venivano scagionati, dai Pm Pischetola e Carusi, gli ex sindaci Carlo Giacobbe e Attilio Caviglia di Vado,  Paolo Isetta e Alberto Ferrando di Quiliano.  La stessa Procura prendeva atto che avrebbero fatto tutto il possibile  per tutelare i rispettivi comuni dal danno ambientale e alla salute.  Da qui la richiesta di archiviazione dall’accusa di disastro colposo ambientale.  Stessa richiesta di archiviazione per  Vincenzo Gareri dirigente del settore ambientale della Provincia. Analoga richiesta di archiviazione per  altri 28 indagati ( disastro ambientale doloso) tra essi l’ex presidente della Regione Claudio Burlando, l’allora assessore provinciale Santiago Vacca, dirigenti e funzionari regionali, provinciali e comunali. Spazzato via  anche l’addebito relativo all’abuso d’ufficio che riguarda la prima Autorizzazione integrata  ambientale – Aia 2012. Il neo procuratore  Sandro Ausiello ha spiegato come non ci fossero elementi probatori che sostengono in maniera  inequivocabile la sussistenza di quei fatti di abuso e la riferibilità nella causazione  dei disastri alle condotte degli indagati. Restano comunque in piedi  tre ipotesi di reato. La prima è sempre il disastro ambientale derubricato a colposo nei confronti dei vertici dell’azienda che si sono alternati negli anni.  L’altro reato è l’omicidio colposo (non più doloso).  Infine il secondo abuso d’ufficio, relativo alla seconda Aia (dicembre 2014). Con un inciso, la Procura savonese ha trasmesso ai colleghi di Roma anche tutte le intercettazioni telefoniche contenute nel fascicolo e che dovranno dunque essere valutate.

Sempre il 22 luglio la Tirreno Power commentava: ” Prendiamo atto che l’impianto accusatorio, il teorema Granero è stato fortemente ridimensionato e molte delle affermazioni sostenute dall’azienda ha già trovato riscontro”.  Non solo, si faceva osservare : ” Notiamo che l’ex procuratore capo – intervistato dal Secolo XIX ndr –  ha riconosciuto  di aver ottenuto come risultato la chiusura  del carbone a Savona, ma ciò è avvenuto a scapito dell’impresa e dei lavoratori”.

Infine una nota extra inchiesta. Il Gruppo editoriale De Benedetti – L’Espresso, dopo la nascita del polo La Stampa, Il Secolo XIX, la Repubblica, diventerà attraverso una fusione ‘proprietario’ di maggioranza e leader dell’editoria in Italia. Manco a ricordarlo, i tre quotidiani sono anche i più diffusi in Liguria.


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