Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Io Pietro Fotia perseguitato per mafia e ‘pericoloso’


“Buon giorno Luciano Corrado, dopo sei anni di persecuzione confermo a lei – e lei me ne deve dare atto – l’intervista che le avevo rilasciato sei anni fa. Non cambio una parola di quanto detto ritenendo questo sia importante in quanto gli inquirenti hanno cambiato metodi, indagini e versioni. Io mantengo sempre la stessa, cioè ingiustamente sono stato privato del lavoro e violati gli articoli della nostra cara costituzione, soprattutto l’articolo 3.”.

L’imprenditore Pietro Fotia intervistato dal Tg3 Regione

 

Abbiamo sempre cercato, spesso sbagliando, sempre in buona fede e con rigore professionale, di raccontare e testimoniare. Rifuggendo l’opacità, la reticenza, il partito preso. L’esperienza professionale, iniziata nel lontano 1967, ci ha insegnato che non bisognerebbe dimenticare che esistono pur sempre due verità: quella della giustizia e che si forma nel processo, negli atti istruttori e di parte (pubblica accusa, difesa, eventualmente la parte civile) e la verità reale che ‘solo Iddio conosce’ o perlomeno i protagonisti diretti.  Come tanti altri cronisti, in particolare seguendo la cronaca giudiziaria, possiamo testimoniare decine, centinaia di casi in cui  la giustizia penale o civile ha avuto sbocchi e sentenze non sempre omogenei, razionali, semmai contraddittori. Da qui si è imparato che fino alla sentenza passata in giudicato dare per scontati un’accusa, un addebito, una contestazione, una denuncia, una relazione di polizia giudiziaria, una circostanza accusatoria o assolutoria è forse prematuro. Un azzardo, una forzatura ? Il rischio di essere smentiti non da fatti reali, ma da una sentenza che ne capovolge o ne avvalora un’altra precedente.

Il fiume di fango che ha investito soprattutto Pietro Fotia che ha continuato a difendersi, da cittadino comune, nonchè imprenditore a lungo iscritto con l’azienda di famiglia, dei fratelli, alla Confindustria, sezione di Savona, dove versava ogni anno una quota in base alle maestranze occupate. La storia del giornalismo provinciale ha visto prevalere, negli anni, la prudenza e assai più spesso la mancanza di inchieste giornalistiche e approfondimenti. Forse si sarebbe scoperto molto prima, come avevamo del resto scritto su due blog, che i Fotia non lavoravano con i soldi della ‘ndrangheta – emerge da atti ufficiali –  bensì con le linee di credito di un istituto bancario a dimensione nazionale. Avevamo quantificato in 6 milioni di euro il ‘fido’, garantito da contratti di lavoro importanti: enti pubblici e imprese private. Ad esempio i lavori nel raddoppio della Ferrovia Ventimiglia – Finale Ligure, la tratta nell’imperiese. Come nell’imperiese le aziende dei Fotia si erano aggiudicati lavori, gare, appalti. E a Vado Ligure. Ma in provincia di Savona le imprese, contrariamente a quanto dicono le statistiche, non pagano mazzette ?  Che dire dell’indagine di swg che stima, indica nel 79 % degli imprenditori i responsabili di corruzione e mafia ?  Che dire che nella stessa indagine, tra le categorie più corrotte, la palma  va attribuita ai politici, seguiti dagli amministratori locali, imprenditori, bancari, avvocati, giornalisti, forze dell’ordine, commercialisti, consulenti, in proporzioni decrescenti.

Se Pietro Fotia è stato così bravo ed intelligente, scaltro, da passare per anni inosservato tra le maglie degli inquirenti – oltre alla Dia, ci sono i servizi segreti interni, assai più penetranti, ovviamente dietro le quinte – , è difficile non ipotizzare la zampino di colletti bianchi, coperture dall’alto ben organizzate. Ma di questo passo  finiamo per seguire la fotocopia ‘fantasma’ di chi ha accusato pubblicamente il vescovo di Savona di essere tra i tramatori dell’omicidio (suicidata) della povera Luisa Bonello, con l’ombra della massoneria deviata, persino agenti dei servizi segreti e trame affaristiche. L’inchiesta del rigoroso Giovan Battista Ferro è giunta alla conclusione che si sarebbe trattato invece di omicidio colposo e ci sono tre indagati in attesa di sentenza definitiva. Nei guai l’ispettore (arrestato e sospeso) della polizia postale Bonvicini, i medici Acquarone (marito separato di Luisa) e la collega Noemi Donati. Eppure ha continuato a suonare, in pubblico ripetiamo, la campana, la gran cassa del ‘delitto perfetto su commissione’.  E’ informazione o disinformazione ? pur partendo dal presupposto della buona fede. Sono giornalisti o è gente che non deve neppure rispondere all’etica e al codice professionale ?

Pietro Fotia con i tempi della giustizia italiana – le leggi, i codici li emana il Parlamento eletto dai cittadini dove la stragrande maggioranza è composta da avvocati penalisti e civilisti – probabilmente dovrà ancora attendere molti anni un verdetto definitivo. Forse sbaglia quando ritiene di essere perseguitato dalla giustizia di Savona.  Se ha elementi ha il dovere di renderli noti prima di tutto agli organi competenti. Anche l’imprenditore Andrea Nucera, di famiglia calabrese, nato ad Albenga, urlava la ‘persecuzione giudiziaria’ ed ora è latitante a Dubai. Si era difeso scrivendo e rendendo pubblico un memoriale contro la Procura della Repubblica di Savona. Lamentava che ‘casualmente’ ogni iniziativa giudiziaria che lo riguardava veniva tempestivamente ‘annunciata’ sulle pagine del Secolo XIX, ipotizzando ‘scenari famigliari‘. Il documento finì su internet, era indirizzato anche al presidente della Repubblica. Che fine ha fatto al Consiglio Superiore della Magistratura ? Pare sia stato archiviato, dunque, accuse infondate o non provate.

La vicenda ultima di Tirreno Power sarebbe un’ulteriore lezione, cartina di tornasole, ad iniziare dal mondo dell’informazione. Andiamoci a rileggere la rassegna stampa dall’inizio dell’attività dell’Enel di Vado, all’ingresso di Tirreno Power, agli anni in cui De Benedetti editore aveva investito e poteva contare sullo staff dirigenziale, fino all’ingresso di capitali francesi. Cosa scrivevano, cosa hanno scritto, per anni, i giornali,  alcuni giornalisti savonesi, tutti quelli che si sono occupati della centrale, del carbone, dei dipendenti, dei rapporti sindacali (paginate di interviste), della trasversalità politica, delle assunzioni in enti pubblici e società private.  Cosa ha trascritto trucioli.it, nei mesi scorsi, proprio della famiglia Giacobbe.  Dell’onorevole, del fratello. Cosa dichiaravano la Camera di Commercio, le associazioni di imprenditori e di categoria ? Cosa è emerso, di squallido, dagli atti dell’inchiesta e dalle intercettazioni? Emerge qualcosa, negli anni, sul ruolo tenuto dai mass media locali, a parte qualche frangia isolata e solitaria ? I rapporti con l’ufficio pubbliche relazioni. Da un Comune, alla Provincia, allo staff della centrale.  A parte la coerenza del libero battitore giornalista Mario Molinari, dove eravamo noi giornalisti savonesi negli anni ruggenti di De Benedetti e Gdf Suez ? Dello strapotere dei pochi soliti della sinistra di Savona? Non facciamo di ogni erba un fascio, ma parla la rassegna stampa.

L.C. 

 

 

 


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