Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il ping pong delle responsabilità tra politici e tecnici. Il caso Noli e ‘Noli nel cuore’


La metodologia di gestione delle opere pubbliche, prevede una procedura integrata e di collaborazione tra il livello politico e quello tecnico-burocratico. Questa scelta operativa, del tutto logica e razionale sul piano del principio, mira a garantire le scelte ottimali basate su competenze più ampie e differenziate.

 

Tuttavia nella realtà delle situazioni, risulta assai problematico sia l’equilibrio tra le funzioni, sia l’espletamento delle rispettive competenze. Infatti il rapporto tra le stesse, non può essere snaturato superando il rispetto dell’equilibrio tra le prerogative istituzionali e soprattutto quello tra le singole responsabilità, le quali non possono essere delegate ne prevaricate, trattandosi di un rapporto di collaborazione subordinata, all’ambito politico.

La casistica è assai ampia e consente una ricca gamma di valutazioni, conseguenti a situazioni non coerenti e talvolta talmente critiche, da sfociate nel campo dell’ indagine giudiziaria .

L’atteggiamento dei politici e amministratori di fronte alle responsabilità , è molto differenziato.

Nei paesi anglo sassoni e nord europei, di fronte al semplice avviso di garanzia, seguono immediate le dimissioni spontanee, per convinzione etica più che per opportunità politica.

In Italia generalmente, nessuno si dimette salvo poche eccezioni, tipo quella del ministro Di Pietro degli anni 90, indagato e risultato poi innocente.

Sempre in relazione ai lavori pubblici nel 2015 è stato arrestato il dirigente del ministero che gestiva completamente la lista e le priorità delle grandi opere, lo stesso che era stato allontanato allora dal ministro Di Pietro.

Il ministro in carica Lupi si è dimesso dopo pochi giorni, per opportunità politica pur senza aver compiuto atti di rilevanza legale.

Tuttavia è apparsa evidente la responsabilità dell’omessa vigilanza sull’operato del super tecnico al quale di fatto era stato delegato quasi totalmente un compito politico-amministrativo, di enorme rilevanza anche economica e finanziaria.

Altro caso significativo è quello delle alluvioni del 2011 e 2014 a Genova.

Doverosa e indispensabile è la premessa che la causa principale delle alluvioni, sebbene remota, è la cementificazione totale dei principali corsi d’acqua, avvenuta con la “compartecipazione” delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, dal dopoguerra in poi.

Ora la situazione è talmente compromessa che per ritornare ad una condizione di sicurezza accettabile, è indispensabile sia la costruzione del grande canale scolmatore, più volte accantonato, sia la restituzione delle aree di esondazione rinaturalizzate ai torrenti, previa la demolizione delle numerosissime costruzioni realizzate nelle zone pericolose.

Attualmente la Magistratura sta procedendo all’accertamento delle responsabilità relative alle 7 vittime, ai disastri ambientali, assieme alle omissioni di atti dovuti e delle opere necessarie, nei confronti di amministratori e tecnici.

Nel frattempo nessun presidente, sindaco, o assessore si è dimesso, mentre risulta che alcuni tecnici abbiano ottenuto in “premio” aumenti di stipendio, sebbene connessi agli automatismi contrattuali.

A Noli è significativo il caso della frana di via Belvedere del 2009, dove il tribunale ha definito la ripartizione con precise percentuali dei danni da risarcire: 45% al progettista, 20% al Comune, il resto alle imprese peraltro fallite.

Rilevante è il fatto che non risultino responsabilità personali degli amministratori e che in realtà i danni saranno a carico della cassa comunale, cioè dei Nolesi.

Inoltre è ancora in evoluzione il caso del restauro del Castello, effettuato in grave difformità dalle numerose disposizioni di tutela dei monumenti, del territorio e di quelle stesse emanate dalla Soprintendenza, la quale non ne ha poi imposto il rispetto. L’attuale Sindaco Giuseppe Niccoli, sostenuto dal comitato ‘Noli nel cuore‘, si sta occupando del caso, peraltro aperto alle più imprevedibili soluzioni.

Il quadro generale così delineato, induce alcune considerazioni poco lusinghiere, relative allo scarso senso civico ed etico con cui viene gestita la Cosa Pubblica. Inoltre richiama alla mente l’affermazione del giudice Gherardo Colombo, secondo il quale la perdurante questione morale non può essere risolta neppure dalla Magistratura, bensì solamente da un profondo rinnovamento culturale della società.

E’ forse di qualche consolazione constatare che, generalmente nel privato, quando non si risolvono positivamente i problemi, i responsabili a tutti i livelli non possono continuare a svolgere le funzioni in cui hanno sbagliato: i dirigenti vengono rimossi, i professionisti e gli artigiani perdono gli incarichi e i clienti e talvolta devono rimborsare i danni, magari mediante opportune assicurazioni a tutela.

 

Giovanni Maina


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