Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Marmoreo, da mesi chiesa chiusa, campane mute e senza notizie del parroco


C’è la parrocchia, un parroco titolare, neppure la domenica si celebra messa. Chi contatta il sacerdote che vive in provincia di Alessandria, si sente rispondere: “Sono venuto a Pasqua, il vescovo è d’accordo, purtroppo non c’è più seguito di fedeli”. In paese, una settantina di persone e qualche bimbo, all’unisono: ” Don Ferrando non lo vediamo da mesi…speriamo che col nuovo vescovo cambi musica…”. 

La chiesa parrocchiale di Marmoreo inesorabilmente chiusa da mesi

La chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo è desolatamente chiusa. “Non credo di sbagliare, comunque sono diversi mesi che non suonano le campane, don Ferrando l’ho visto l’ultima volta l’8 dicembre, Immacolata Concezione, quando di pomeriggio si celebra la S. Messa nella cappella della famiglia Roveraro (il capofamiglia, Gian Mario, finanziere internazionale e seguace, numerario, dell’Opus Dei, fu rapito e barbaramente fatto a pezzi, i carnefici catturati e condannati, con il giallo del vero movente e dei mandanti ndr) .

Non è la voce isolata di una mamma, pendolare per lavoro in Riviera. Un’altra parrocchiana non più ragazzina: “L’abbiamo visto a Natale, a Pasqua, è un sacerdote un po’ particolare, vive fuori provincia. Non mi sembra il caso di commentare… penso alle persone più anziane, ai bambini, a chi deve recarsi a Messa a Casanova Lerrone, a 4, 5 chilometri.  So che qualcuno si è già preoccupato di informare la Curia, finora invano. Tutti abbiamo ripreso speranza e fiducia con l’arrivo del nuovo vescovo….Sono anni che in questo paese le cose vanno avanti così…purtroppo non vorrei aggiungere altro. Di noi non si interessa nessuno, neanche i giornali che leggiamo ogni giorno e si scrivono tante cose di parroci, preti, parrocchie, proteste. Noi non siamo abituati a protestare, siamo tra gli ultimi… “.

Don Giovanni Ferrando non è un ‘pastore’ anonimo. Il Corriere della Sera si era occupato di lui (vedi a fondo pagina), poi trucioli savonesi. E prima ancora le pagine locali del Secolo XIX, con l’allora redattore di giudiziaria Luciano Corrado. I decenni trascorrono come fosse ieri, la memoria è di pochi, i vecchi eventi sepolti dal tempo, dalla fabbrica delle nuove notizie che non mancano mai. Sta di fatto che se in diocesi è un confratello conosciuto, il suo cognome non dice nulla, invece, alla stragrande maggioranza dei fedeli e praticanti dell’albenganese. Gente di Marmoreo esclusi.  Era stato appunto un articolo di trucioli savonesi a scoprire la personalità, diciamo stravagante, eccentrica del parroco delle piccola comunità di Marmoreo, paese prediletto da stranieri, in particolare tedeschi; dopo aver acquistato vecchie case in pietra le hanno  cesellate con mano da artisti, con rigoroso rispetto e valorizzazione dell’antico, del caratteristico borgo ligure di collina.

Si era appreso che don Ferrando è “monsignore archimandrita, cappellano delle guardie d’onore dell’ex re Umberto”. Che fu ordinando sacerdote durante il ‘regno’ del cardinale Siri. Che è stato accolto e pare incardinato nella diocesi del vescovo Mario Oliveri, l’eccellenza delle ‘pecorelle’ smarrite, alla stregua del buon pastore (?), generoso ed incline al perdono, ha scritto di lui l’inviato speciale del Secolo XIX,  Paolo Crecchi  che ha dimostrato di essere documentatissimo ed informato sulla vita clericale e pastorale dalla diocesi di Albenga – Imperia.  A Marmoreo vive, tra l’altro, l’ex sindaco, per due legislature (dal 1999 al 2009), Sabrina Merlo; la famiglia possiede un agriturismo con vista sulla vallata, verde e mare. Marmoreo che dal 1985, per due mandati, fu amministrato dall’avvocato democristiano Graziano Aschero, eletto dagli abitanti di Casanova Lerrore. Identico bis per l’attuale primo cittadino (lista civica) Michele Volpati, un cugino noto giornalista.

La celebrazione della Santa Messa in una ricorrenza per ricordare l’ex re Umberto

E’ possibile che il generoso e comprensivo vescovo Oliveri abbia autorizzato, concordato, per il quiete vivere che don Ferrando svolga la sua missione di parroco solo “alle feste grosse” (sic!).  “Fino al 2012 celebravo ed ero presente tutte le domeniche (i vespri ormai non sono più di moda in tante chiese ndr) – ha ricordato ad un fedele un gentilissimo don Ferrando via telefono – , con il vescovo, nel 2013, si è concordato di celebrare una volta al mese, con il 2014 e 2015 messa alle feste  molto importanti, si è preso atto che non vale la pena, manca la gente, la chiesa è vuota”.  Bisogna ammettere che i rapporti tra don Ferrando ed il suo superiore sono stati caratterizzati da alti e bassi, pare frutto di una vecchia amicizia: in un caso il sacerdote non aveva esitato, via Secolo XIX, a lanciare un guanto di sfida. Del tipo: non fatemi aprire il libro, ce n’è per tutti, al vescovo consigliava di non tirare troppo la fune nei suoi riguardi. Quando arrivò a Garlenda era un cinquantenne, a Marmoreo da sessantenne, ora ha superato gli anta, ancora in forma, capace di humour e battute sferzanti, memoria storica dei fuochi di artificio in Curia e dintorni.

Infine è utile prendere nota che sfogliando il ‘notiziario’ delle parrocchie, è disponibile il numero di cellulare e l’indirizzo. Don Giovanni Ferrando via Pirrandino, Roccagrimalda (AL), ordinato il 19 dicembre 1970. Già nel 2009 si era sparsa voce che don Ferrando aveva annunciato di lasciare Marmoreo. Sono trascorsi sette anni. Ci voleva un vescovo coadiutore, dialogante, ma inflessibile di fronte a certi principi.  Vedi l’ultimo intervento pubblico, in ordine di tempo, per gli incontri di guarigione nella chiesa di Diano Castello.  Con fedeli caduti in ‘trance’ durante le preghiere, i primi articoli di giornali, le telecamere ed i servizi televisivi. Senza troppi indugi, come la vicenda richiedeva, è arrivato lo stop motivato di monsignor Guglielmo Borghetti. E all’insegna della ragionevolezza, la svolta per il parcheggio di Piazza dei Leoni, di fronte al vescovado, ad Albenga. Una polemica che si trascinava e creava diffuso malumore, una cancrena, per l’arroccamento (il parcheggio è nostro e lo utilizziamo per le esigenze della Curia, del vescovado). Bastava ragionare e optare senza rinvii per una soluzione.

Tanto per restare in tema non andò cosi, negli anni ’90, con le apparizione della Madonna al visionario di Verezzi, noto anche come ‘bicchierino’ per la predilezione al buon vino. E ancora, negli anni ‘2000, agli asseriti miracoli nella chiesa di Santa Maria in Fontibus, ad Albenga, con don Giuseppe Capra, esorcista (leggi……). Infine i lunghi tentennamenti sulle apparizioni della Vergine a Caterina Richero (Balestrino, vedi in archivio il fotoservizio pubblicato da trucioli.it quando fu presentato un interessante libro), la veggente in vita, non in attività. Qui è in progetto la costruzione del nuovo Santuario e soprattutto c’è attesa per un rilancio economico e turistico. Il vescovo ha dato il suo placet, progetto e concessione edilizia ok, ma il Comitato, con il marito di Caterina, pare incontri difficoltà economiche. Almeno corre voce.

Leggi: un brano ripreso da trucioli savonesi

LA PARTENZA (ANNUNCIATA DAL PULPITO) DEL PARROCO DICEMBRE 2009

Don Giovanni Ferrando, oggi settantenne, dovrebbe lasciare la parrocchia di Marmoreo, stando al suo annuncio. Un commiato che ha alle spalle una lunghissima scia di polemiche, chiacchiere, tensioni, articoli di giornali. Verità e bugie.

Chi scrive si è occupato pure di aspetti giudiziari. Ma non è il caso, né utile rinvangare. Acqua passata. Del resto può essere utile (vedi….) l’articolo che nel 2003 pubblicò l’autorevole Corriere della Sera.

Alla festa dell’8 dicembre (abbiamo evitato l’intrusione fotografica nel rispetto dovuto alla famiglia Roveraro) don Ferrando si è presentato in talare, fascia-cinta rossa, anello. Ottimo umore, fedele al suo cliché, come del resto è descritto in occasione della cerimonia (vedi…) per iniziativa dell’Unione Monarchica Italiana, domenica 23 novembre 2008 nella chiesa della Madonna del Carmine di Alessandria.

Cerimonia a ricordo del 25 esimo anniversario della scomparsa di Re Umberto, l’ultimo sovrano d’Italia in esilio. Promotore Carmine Passalacqua, responsabile dell’Unione monarchica italiana e consigliere comunale ad Alessandria, con la partecipazione di 700 fedeli e dell’onorevole Franco Strabella. (Vedi foto…).

Tra i concelebranti, recita il comunicato ufficiale che riproduciamo <monsignor Archimandrita don Giovanni Ferrando, cappellano delle delegazione delle Guardine d’Onore alessandrine e che ha ricordato le virtù cristiane di Re Umberto, la sua devozione alla chiesa cattolica, fino al lascito della Sacra Sindone al S. Padre…ha elencato la schiera di beati e venerabili della Real Casa di Savoia, che sono esempio per tutti noi>.

Dopo tante “battaglie” tra Garlenda, l’episcopato di Albenga, tra le ferite non proprio emarginate ed i ricordi dei parrocchiani, dei fedeli, don Ferrando ha accettato un ragionevole compromesso. Del resto per un sacerdote che ha nel suo bagaglio un decennio di cappellano militare, sa che senza l’obbedienza ogni istituzione finisce per sfasciarsi. E’ archimandrita (ordine monastico) grazie ad un titolo onorifico ricevuto a Roma.

Per la chiesa romana non è monsignore, anello e fascia rossa sono “abusivi”, ma non è un peccato. Non cambia la storia. Ha al suo attivo 4 anni di cappellano nell’esercito, tre anni nella polizia, tre anni nella finanza. Al quarto incarico triennale ha ottenuto una piccola pensione di “invalidità di servizio” e la “prebenda mensile” dovuta al titolare della parrocchia di Marmoreo. A questo si aggiunga che, nella vita, la fortuna è rimasta al suo fianco.

Luciano Corrado

 

Fatti, vicende e personaggi della Storia di Ovada e dei paesi della zona Ovadese negli scritti dello storico ovadese Gino Borsari (1917-1994)

Prima Messa ad Ovada.Articolo n. 27 – Pubblicato su “L’Ancora” del 3 Gennaio 1971 Domenica 20 dicembre, nella nostra chiesa parrocchiale ha celebrato la sua prima messa il novello sacerdote Don Giovanni Ferrando. Era stato ordinato il giorno precedente, 19 dicembre, nella Chiesa Metropolitana di San Lorenzo in Genova dall’ Eminentissimo Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri.
Proveniente da Genova e giunto in Piazza Assunta, Don Nino, al quale i tocchi sonori e vibranti delle campane ovadesi porgevano il primo saluto, veniva accolto dall’ovazione corale di una folla commossa e plaudente che, malgrado il freddo intenso, lo aveva voluto attendere sul sagrato.
Uno dei più giovani chierichetti della Parrocchia, il bimbo Alberto Rossi, gli ha offerto un mazzo di fiori ed ha recitato una breve e gentile poesia di benvenuto. Sul portale del tempio il Clero in paramenti solenni, guidato dal Prevosto Canonico Francesco Ramognini in cappa d’ermellino e da Monsignor Fiorello Cavanna in piviale, ha accolto il giovane confratello al canto del Tu es Sacerdos in Aeternum.
Indossati i paramenti liturgici, Don Ferrando è stato processionalmente accompagnato all’Altare per la sua prima celebrazione del Divin Sacrificio, mentre la piccola corale femminile, così abilmente diretta dalla RR.ma Madre Emilia Grassi delle Madri Pie e accompagnata all’organo dal Chierico Mike Papa, seminarista australiano, intonava il melodico e solenne canto d’ingresso Cantate al Signore un canto nuovo. Vicini a lui, all’Altare, quattro suoi giovani compagni di studi neo ordinati anch’essi: il Diacono Rapetti Pier Giacomo, il Suddiacono Ronco Stefano, il Lettore Martini Pier Luigi ed il Turiferario indonesiano Franz Halim Firmansiah; testimoniavano con la loro giovanile presenza l’eterna, sempre rinnovata, ecumenica e fiorente vitalità della Chiesa militante.
Al Vangelo, dopo la lettura del telegramma inviato da S.Santità al novello levita, il Canonico Ramognini, con quelle parole che egli sempre sa trovare nella spontaneità del suo animo, ha tracciato brevemente ma incisivamente il curriculum di questo giovane che, così nobilmente e tenacemente, ha voluto portare a compimento l’aspirazione ad una vocazione sacerdotale alla quale si sentiva predestinato e che santificava la sua umile se pur dignitosa condizione di operaio meccanico, trasmutandola nella forse più dura, più impegnata, più responsabile ma più sublime dignità di Operaio di Cristo.
E c’erano tutti in chiesa i suoi compagni di lavoro; tutti coloro che avevano imparato a stimarlo ed a volergli bene già in fabbrica quando, in tuta, condivideva con essi le fatiche del quotidiano lavoro.
E c’era la sua cara mamma, le sorelle, gli zii, i conoscenti, gli amici; e la presenza in chiesa di gran parte della popolazione (la chiesa era zeppa) testimoniava l’affetto degli ovadesi a questo loro concittadino di adozione, che aveva saputo e voluto elevarsi dal nulla alla dignità sacerdotale, come testimoniava altresì l’attaccamento di tutti gli ovadesi alla loro Chiesa, al loro Pastore ed ai suoi Sacerdoti.
Dobbiamo dire che è stata una funzione che ci ha toccati veramente nel profondo dell’animo, che ci ha fatto capire quanta fede ci sia ancora nella nostra terra, nella nostra società e nel nostro popolo, sebbene le apparenze e la superficialità di osservazione possano farci credere erroneamente il contrario.
Ed era commosso il nostro Don Nino, tanto commosso che le lacrime gli sgorgavano copiose ed incontenibili e gli rompevano le parole del Sacro Rito. Si, l’abbiamo visto piangere, e noi che lo conosciamo bene sappiamo che queste lacrime erano il distillato della sua intensa, profonda ed umana sensibilità e che il suo animo buono ed emotivo esultava, piangendo, offrendo al Signore le sue lacrime in ringraziamento ed in offerta della grazia che Egli gli aveva concessa elevandolo a suo Ministro.
Siamo grati a Don Nino della sua commozione perchè era anche la nostra commozione, la commozione di tutto un popolo, di una comunità parrocchiale riunita intorno al suo pastore ed al suo più giovane agnello.

_____________________________________________NOTE del curatore:

In questo articolo, forse eccessivamente ridondante ma certamente sincero e molto sentito, l’ Autore esprime il suo attaccamento alla figura del nuovo sacerdote, che aveva seguito nel cammino verso l’Altare già da diversi anni. Don Ferrando, infatti, era legato da amicizia alla nostra famiglia già da tempo e mio padre lo aveva seguito, incoraggiato e consigliato più di una volta. E’ pertanto naturale che la sua ordinazione sacerdotale venisse sentita dall’ Autore come una cosa “anche” sua ed alla quale partecipasse con atteggiamento tutt’altro che distaccato.
E’ stato purtroppo un peccato aver dovuto constatare, dopo diversi anni, che la fiducia, l’ammirazione, l’amicizia e l’attaccamento tributati a questo Sacerdote, che prometteva così bene, sono stati ripagati con tutt’altra moneta.

 

 

 

 


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