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Liguria e Basso Piemonte

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Valle Arroscia 6 minoranze presentano ricorso: lo Statuto dell’Unione è fuori legge


E’ stato notificato a tutti i Sindaci della Valle Arroscia il ricorso contro lo Statuto dell’Unione dei Comuni. Ricorso appoggiato da tutti i consiglieri dei gruppi di opposizione. Statuto che mortifica la rappresentanza dei Comuni e, di fatto, esclude le minoranze. Basta leggere il parere ad hoc del Ministero dell’Interno, richiesto dalla minoranza di Pieve di Teco, suggerisce le norme che bisognava osservare, per rendersi conto dell’illegittimità palese.

Condividiamo le dichiarazioni apparse sulla stampa del Sindaci di Pontedassio, di San Lorenzo al Mare, di Costarainera, e per la verità di molti altri ancora, che hanno ben capito che tutti i Comuni dell’Unione devono avere pari dignità di rappresentanza: ” Non si tratta di essere più forti degli altri, ma, semmai, di essere più forti tutti insieme, per dare migliori servizi ai nostri cittadini”, o ancora, “…ogni paese ha uguali diritti di voto”, e “dobbiamo ragionare come un unico Ente locale”.

Dichiarazioni che dovrebbero illuminare chi, invece, ancora oggi si ostina nell’irragionevolezza di questo Statuto.

Noi, speravamo che si provvedesse ad eliminare le illegittimità ed abbiamo aspettato fino all’ultimo giorno utile per ricorrere. Inutilmente. Perché il Presidente facente funzioni, Alessandro Alessandri, dicendo di parlare a nome di tutti i Sindaci, ha ripetutamente dichiarato alla stampa che lui va avanti così e che tutto è regolare.

Avere imposto ai Consigli comunali uno Statuto a scatola chiusa, senza parlarne, senza fare alcuna riunione insieme, senza alcuna dialettica ha prodotto unicamente assurdità ed illegittimità. Ciò si rileva anche dalle numerose critiche sollevate dalle stesse maggioranze consiliari. Noi crediamo nell’Unione e riteniamo di primaria importanza , oltre che di buon senso, che lo strumento che detta le regole della convivenza, debba essere di garanzia per tutti e per questo condiviso.

I Sindaci, quali attori principali, e gli amministratori di oggi hanno una grande responsabilità nei confronti della Valle. Quella di costruire, o meglio ricostruire, il senso della “Comunità Montana” per mantenere e dare servizi nel segno dello sviluppo e del progresso. Al contrario, per acquiescenza (anche il non decidere è responsabilità) si andrà verso il fallimento, con tutte le conseguenze che ne derivano. Come spiegheremo tutto questo ai nostri cittadini ?

Tutti i Gruppi di opposizione presenti nei Comuni della Valle Arroscia: Armo, Borghetto d’Arroscia, Cosio d’Arroscia, Pieve di Teco, Pornassio,Vessalico

Nota di redazione: nelle pagine speciali del Secolo XIX – Imperia di mercoledì 11 marzo 2015 (leggi…..)

Ino Gazo giornalista

è comparso un severo attacco del giornalista Ino Gazo. Farina del suo sacco da cronista e testimone si suol dire. In particolare è scritto: “ La giunta guidata da Alessandro Alessandri ha un’opposizione rappresentata dall’ex sindaco Renzo Brunengo che spesso travalica quelle che sono le normali strategie delle minoranze e che si trasformano  in autentiche rivalità personali”.  In che modo ? Rivela il giornalista: ” Tazebao anonimi che affollano i muri dei vecchi portici del paese e che affossano le iniziative della maggioranza, ‘veleni’ che passano di bocca in bocca con abitanti favorevoli o contrari…e non si possono neppure dimenticare tutti quei contrasti sotterranei tra pubblici amministratori che non emergono mai alla luce del sole…”. La dialettica politica, l’opposizione, la diversità di opinioni, rappresentano il ‘sale di una democrazia’, non può trovare spazio invece la degenerazione che cavalca l’anonimato proprio nella sfera pubblica. Il riferimento a Brunengo è esplicito, senza condizionale. L’esercizio del suo ruolo, come descritto dal giornalista Gazo, sconfina nell’illegalità per interessi politici o di potere.  Inconfessabili ? Renzo Brunengo di fronte ai cittadini, ai suoi elettori, ha il dovere di trarre le conseguenze. E stupisce che la maggioranza consiliare faccia da spettatore e, a sua volta, non passi ai fatti, ovvero tutelare l’immagine dell’istituzione e del parlamentino nei confronti di chi travalicherebbe la corretta dialettica per ‘rivalità personali’. (l.c.)



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