Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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L’architetto/Carbone o idrogeno e catasfrofe


Gli scienziati pongono il limite di 2°C di aumento della temperatura media globale oltre il quale vi è la catastrofe idrogeologica.

Ma mentre tutti gli accordi per la riduzione dei gas serra sono stati disattesi, quello più recente di Lima, impone l’azzeramento delle emissioni annue pari a 36 miliardi di tonnellate di anidride carbonica entro il 2070. E’ evidente la necessità di passare a urgenti atti concreti per raggiungere l’obiettivo, in ogni occasione e ovunque, nei settori fondamentali dell’energia elettrica, dei trasporti e del riscaldamento edifici.

In realtà il programma energetico nazionale lungi dal perseguire gli obiettivi fissati dai protocolli, di fatto si sta realizzando con la produzione di energia elettrica tramite l’utilizzo del carbone, divenuto “pulito” con una operazione di massiccia propaganda.

Il caso esemplare delle centrali termoelettriche a carbone, prossime alle città e molto contestate, da Civitavecchia a Vado Ligure, è l’occasione per una forte proposta alternativa, coraggiosa e di svolta, al più alto livello di realizzazione possibile, affinché ogni ulteriore incremento di produzione di energia elettrica anche a grande scala sia realizzato con impianti a inquinamento zero.

Premesso che va riconosciuto e difeso il diritto di produrre energia, per equità non è consentito farlo contro la salute e l’ambiente.

E’ tempo di iniziare a sostituire il carbone con l’idrogeno. Per l’energia elettrica e per l’autotrazione.

Fortunatamente le proposte scientifiche e le realizzazioni tecnologiche necessarie esistono, sebbene in modo disgiunto; si tratta quindi di applicarle in un progetto specifico che superi l’ostacolo del mero interesse particolare di coloro che gestiscono la produzione dell’energia.

In concreto si tratta di produrre energia elettrica con centrali alimentate a idrogeno prodotto per via solare termodinamica, con turbine a gas dello stesso tipo di quelle già oggi utilizzate. Non si tratta di fantascienza ma soltanto di ingegneria progettuale virtuosa, al servizio della scelta etica di perseguire l’interesse di tutti; questa attuazione non impone di rinunciare al profitto bensì solo all’assunto che lo vuole necessariamente basato sul mercato dei combustibili fossili, troppo facile ma desueto e gravemente antistorico.

Dunque esiste la filiera dell’elettricità ecologica ACQUA-SOLE-IDROGENO senza inquinamento, adeguata alla gravità della situazione climatica globale. Essa è basata su tecnologie già applicate e funzionanti:

A) L’impianto solare termodinamico (perfezionato dal prof. RUBBIA, evoluzione del sistema sperimentale del prof. FRANCIA) che produce vapore per il gruppo turbina-alternatore; B) L’energia elettrica così prodotta alimenta l’impianto di elettrolisi dell’ H2O per ottenere l’idrogeno; C) Quest’ultimo stoccato, alimenta i gruppi termoelettrici a turbine a gas abbinati ai rispettivi alternatori, quando non c’è il sole, oppure è utilizzato per l’autotrazione.

In Spagna funziona un grande impianto termodinamico tipo RUBBIA. L’elettrolisi utile anche per l’idrogeno è una tecnologia matura.

I gruppi termoelettrici con turbine a idrogeno da 12-16 MW funzionano nel petrolchimico di MARGHERA mentre in Scozia si sta costruendo una centrale analoga da 300 MW.

Quindi la fattibilità di impianti di tale potenza può essere utilizzata sia per piccole sia per grandi centrali di nuova costruzione, oppure costituire una concreta alternativa assai virtuosa all’ampliamento a carbone di centrali già esistenti come quella di Vado Ligure .

Inoltre la produzione di idrogeno da elettrolisi per via solare può essere utilizzata per rifornire le auto già funzionanti a gas, integrando al 30% il metano e per alimentare al 100% le auto a idrogeno già prodotte in serie da alcune importanti case produttrici. Poiché attualmente è in funzione l’autostrada A22 del Brennero, attrezzata con stazioni di servizio a idrogeno, è ragionevole pensare a costruire una rete di servizi a idrogeno su tutto il territorio nazionale. Dirottando i cospicui investimenti destinati per gli ampliamenti della filiera del carbone su quella dell’idrogeno, si otterrebbero ritorni vantaggiosi non inferiori, e ad ampio raggio, sia per i privati sia per la collettività tutta.

Infatti oltre al miglioramento delle condizioni ambientali e di salute per tutti si risparmierebbe per sempre non solo sul costo del combustibile, ( sia esso il carbone “pulito”, il petrolio, il gas e volendo anche il combustibile nucleare ) poiché il sole e l’acqua sono gratuiti e i costi connessi all’inquinamento evitato, sono un ulteriore risparmio.

Poi la costruzione degli impianti a idrogeno, creerebbe altrettanta occupazione in molti settori costruttivi e di servizio, in modo permanente.

Infine il profitto derivante dall’investimento sarebbe analogo a quello dei sistemi molto inquinanti, e non più sostenibili ambientalmente, attualmente proposti e utilizzati.

Giovanni Maina



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G.Maina

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