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Liguria e Basso Piemonte

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Vescovo di Savona cita in giudizio Carige e Carisa: scontro per l’ex Colonia Bergamasca


Il vescovo di Savona con l’Istituto diocesano per il sostenimento del Clero ha citato in giudizio, davanti al tribunale civile di Savona e  di Genova, le banche Carige e Carisa, le industrie Rebora Srl (Spinelli) ed il Gruppo Imprese Savonesi (Accinelli). La citazione, redatta da un affermato studio legale di Roma, chiede la nullità di una fidejussione da 14 milioni di euro, risalente al 2009, poi limitata 7 milioni. Inoltre di ‘accertare la ‘liberatoria’ da qualsiasi obbligo di responsabilità. E’ il clamoroso strascico, dopo l’ inchiesta penale iniziata nel 2010, sul complesso delle ex Colonie Bergamasche,  tra Celle Ligure e Varazze, acquistato dalla società Punta dell’Olmo Spa. Il progetto di ristrutturazione prevedeva un centro turistico, con 160 camere immerse in un parco.

Le ex colonie Bergamasche di Celle Ligure

Uno sbocco legale e giudiziario clamoroso per una vicenda che negli anni ha provocato polemiche, strascichi, indagini, inchieste, terremoti nella Curia savonese, interrogativi. Si sono susseguiti decine di articoli e paginate sulla stampa ligure. Ora una svolta probabilmente inattesa e forse destinata a nuovi diluvi. Non deve essere stata una decisione facile per il vescovo Vittorio Lupi, 73 anni, nominato nel settembre 2007. E neppure presa in solitudine o senza consultarsi con i più stretti collaboratori ed altolocati ambienti del Vaticano (leggi cardinale Domenico Calcagno, suo predecessore dal 2002 al 2007). E’ una matassa ingarbugliata che aveva gettato ombre pesanti sull’operato della Chiesa e di alcuni suoi rappresentanti.

Gli atti giudiziari portano la firma  di don Camillo Podda commissario, nominato da sei mesi fa, dello stesso Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero su designazione del vescovo Lupi.  Istituto in precedenza retto da don  Pietro Tartarotti. L’operazione Colonia Bergamasca è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una situazione ormai al limite e che aveva messo in difficoltà l’Istituto già ai tempi della Incisa srl.

Alcuni punti fermi. La società Punta dell’Olmo è stata costituita il 24 febbraio 2008 nella studio del notaio Brundu di Savona. Un capitale sociale di un milione di euro suddiviso in azioni da mille €: 510 mila sottoscritte dall’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, 300 mila in capo alla Società Rebora, 190 mila al GIS. L’acquisto delle Colonie Bergamasche da parte della Punta Dell’Olmo Spa porta la data  del 30 settembre 2009  con atto sempre del notaio Brundu. Nella stessa data acquisito di altro immobile (ex Italcementi).  Pochi giorni prima, il 23 settembre 2009,  la Direzione Credito di Banca Carige aveva autorizzato un finanziamento  dell’operazione immobiliare per 30 milioni e 250 mila €.  Il 29 settembre 2009 venne rilasciata una fidejussione di 14 milioni, successivamente limitata a 7. All’epoca don Pietro Tartarotti risultava legale rappresentante dell’Istituto Diocesano e a quanto pare viene ora contestata la circostanza  che avesse titoli per  sottoscrivere impegni vincolanti di tale portata. Da qui la richiesta di nullità e inneffiacia, l’accertamento della liberatoria nei confronti della controparte citata in giudizio e di qualsiasi obbligo o responsabilità.

Un nuovo capitolo dopo vicende di business che ha travolto i bilanci e le casse della martoriata Diocesi? In precedenza, infatti, ero emersa una richiesta danni  da parte delle Industrie Rebora per 17 milioni di Euro. Si aggiunga, nel ginepraio, che dal 2009  i bilanci dell’ente religioso (la cassaforte delle finanze diocesane) non furono approvati dall’Istituto centrale e la mancata  approvazione degli stati di previsione e dei bilanci consuntivi nel quinquennio 2009 – 2013 pare fosse dipesa da ‘irregolarità amministrative’ per la partecipazione  nella Punta dell’Olmo, nella IDSC, Balbi sr, Boletus Srl. Ripercussioni a domino hanno via via investito la Diocesi ed erano stati chiamati in ‘soccorso’  i commercialisti: Giuseppe Testa, Sandro Marchisio e Gerolamo Scarrone. L’obiettivo era di  dismettere la partecipazione alle società sopra indicate che svolgevano attività di impresa  non in linea con le finalità dell’Istituto Diocesano.

Gli organi di informazione, in particolare nelle pagine del Secolo XIX, cronaca nazionale e locale, già  nel maggio 2010 riportavano notizie di uno spaccato inquietante. Marco Menduni scriveva che don Carlo Rebagliati aveva vuotato il sacco.  E i pm “vogliono sapere tutto della vicenda delle ex colonie Bergamasche di Celle.  I precedenti proprietari, la Fondazione Azzanelli Cedrelli per la salute del fanciullo  e la Italcementi di Bergamo hanno venduto  il gigantesco complesso  alla cordata di imprese Punta dell’Olmo.  Un affare da 23 milioni (l’investimento pare si aggira sui 40 milioni ndr). I Pm vogliono  pure approfondire  la storia di un ‘mancato accordo’ con uno degli imprenditori a sua volta interessato alla maxi operazione”.

Il giornalista ha messo sotto i riflettori la riqualificazione del complesso immobiliare affacciato sull’Aurelia a Celle: 13 mila mq di edifici e 70 mila di parco.

Nel marzo 2010 annuncio dei media sull’urbanistica di Celle  Ligure: Presentati gli elaborati. Un centro turistico nelle ex Colonie Milanesi. Previste 160 camere e una spa di 2.400 mq. Il sindaco Zunino: L’operazione rilancerà Celle ed il Comune avrà 740 mila euro. E ancora il futuro di Celle ? Nell’ex colonia Milanese.  Il progetto in mano ad una codata di imprenditori padovani GHV.

Il 26 marzo 2011: Colonia Bergamasca e Università, Celle sperimenta il percorso partecipato.  Il gruppo di opposizione Futuro Oggi si spacca: Mezzano e Venturino lasciano Bertoldi.

Il 24 aprile 2011: Celle, si infiamma la polemica dopo l’inchiesta avviata dal Secolo XIX. Colonie Milanesi nel mirino dei pm. Accertamenti sul progetto dopo le parole del sindaco Zunino sugli aumenti di volume. La società di progettazione con sede a Padova è presieduta da  Graziano Debellini, pezzo da novanta di Comunione e Liberazione”.

Il 5 maggio 2011: Celle, i contenuti del progetto svelati in un’affollata assemblea pubblica. Centinaia di alloggi alle Bergamasche. Nelle ex colonia 235 alloggi, il 20% dei volumi a destinazione alberghiera. Molte le perplessità”. Franco Abate presidente del Consorzio Promotur: Vogliamo valutare  le ricadute della presenza di 700- 800 persone legate ai congressi. E’ possibile che le ricadute interessino  i comuni vicini. Noi cercheremo di dare un contributo di idee e capire bene l’assetto della viabilità”.

Il 14 maggio 2011: L’Aspro dibattito delle Bergamasche di Celle. Scende in campo il presidente provinciale dell’Unione Albergatori, Franca Cappelluto. Il centro congressi nelle ex colonie è un’opportunità per tutto il turismo”.

Il 26 maggio 2011: Celle, veleni e sospetti sulla collina del cemento. Spinelli e la Chiesa dietro l’operazione milionaria delle Bergamasche.  Due progetti da milioni di euro. Il primo ex Milanesi  già pronto per la Conferenza dei servizi; il secondo quello delle Bergamasche oggetto di scontro.  Ma sono circa 200 nuovi appartamenti e la trasformazione  del 60% delle strutture esistenti a utilizzo residenziale il prezzo che Punta dell’Olmo Spa vuole in cambio per la costruzione di un centro congressi, di un albergo sulla cima della collina e l’apertura a tutti del parco e di u na passeggiata che si colleghi con il lungomare.  Nel primo caso (Milanesi)  è interessata la Compagnia delle Opere, braccio immobiliare e finanziario  di Comunione e Liberazione attraverso  la Ghv (gruppo Tivigest) che ha comprato dalla Regione Lombardia in concessione per 27 anni e vuole realizzare un complesso alberghiero a 4 stelle. Nel secondo (Bergamasche) l’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero, retto da don Piero Tartarotti che ha il 51% della società Punta dell’Olmo. Gli altri soci della cordata che si è aggiudicata le ex colonie Bergamasche sono con il 30 % le Industrie Rebora ( con il figlio di Aldo, Roberto Spinelli), poi la GIS del costruttore finalese Silvio Accinelli.

Nulla era trapelato sui finanziatori, sulla fidejussione: Carige, Carisa. La resa dei conti? Le due cause, al tribunale civile di Savona e di Genova, sono l’ultimo atto della ‘Curia savonese story’ e di chi faceva affari con la Chiesa.

 


L.Corrado

L.Corrado

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