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Liguria e Basso Piemonte

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Il ‘miracolo’ svelato da Cerva. La serra di Sanremo? A Savona, riciclata in tribunale


Era il progetto di una moderna serra destinata a Sanremo, ma a Savona, anni ’80, si è trasformato in Palazzo di giustizia. Una voragine senza fondo e neppure a norma. La soluzione ? Raderla al suolo e costruire un nuovo edificio. Dalle colonne del prestigioso mensile diocesano ‘il Letimbro’, edizione di novembre, è stato Carlo Cerva, presidente di ‘A Campanassa’, memoria storica e testimone degli anni cruciali della realizzazione della grande Vela. Una storia che meriterebbe di essere riscritta. Alla ricerca di documenti, delibere, verbali, interrogazioni, collaudi, perizie, consulenze, atti giudiziari finiti in archivio. Articoli di giornali, dichiarazioni stampa. C’è chi sostiene di non ricordare le critiche mosse da Cerva quando era consigliere comunale Dc all’opposizione. I tanti risvolti descritti nell’intervista a Marco Calleri. “Vidi il plastico del palazzo nell’ufficio accanto a quello dell’allora vice sindaco di Sanremo, Lina Lanteri. Appresi che si trattava del progetto per ospitare la mostra permanente dei fiori. Una struttura espositiva e climatizzata; Sanremo rinunciò e Savona se l’è ritrovata palazzo di giustizia”. Nessuna reazione ai j’accuse.

 

Un tribunale da rottamare ? Il palazzo di giustizia sempre più inadeguato e con problemi di ogni tipo, strutturali e logistici. Si scopre dopo 27 anni da una perizia asseverata, disposta dal giudice Alberto Princiotta, che risulterebbe a norma l’agibilità dell’immobile. Eppure si sono succedute due inchieste penali, con proscioglimento degli indagati.

Il giornalista Calleri  è ora autore di una pagina  dalle colonne del diffuso e storico il Letimbro. Ha fatto precedere il dirompente intervento – rivelazione del rag. Carlo Cerva, ex funzionario Sip poi Telecom a Savona –  ma è stato anche  vice segretario regionale Dc, uomo di fiducia del più volte ministro e uomo forte dello scudo crociato ligure, Paolo Emilio Taviani, e sostenitore di un altro big savonese del partito, Carlo Russo – con le dichiarazioni del presidente del tribunale di Savona,  dr. Giovanni Soave. Giudice che è anche presidente della commissione tributaria d’appello della Liguria, tra i più quotati d’Italia. Soave in passato era già stato a Savona quale presidente della sezione civile. Nel tirare le somme di uno stato di cose che senza rinvangare ormai prescritti contorni penali meriterebbe di essere portato all’attenzione nazionale, il presidente Soave afferma che ” Sarebbe utile guardare lontano e dare finalmente al Palazzo di Giustizia  una sede adeguata per le dimensioni e le necessità della città, della provincia. Non si può ignorare  che un tale progetto richiede moltissimo denaro, che probabilmente  né il Ministero, né il Comune  hanno a disposizione, oltre ai tempi lunghi di realizzazione. La sede attuale, pur con tutti i limiti del caso, dovrebbe comunque restare in uso per garantire i servizi. Siamo tra due fuochi. Da un lato ci dobbiamo misurare con condizioni operative disagevoli, ma dall’altro è impossibile pensare di rallentare o sospendere l’attività”.

Tra le proposte alternative di trasferimento parziale si è parlato dell’ex sede della Banca d’Italia, inizialmente del palazzo della Provincia. C’è anche chi ritiene si possa utilizzare almeno il 50 per cento  del Seminario Vescovile  alla Villettta ed il complesso un tempo occupato dalla Suore della Purificazione, utilizzato solo in piccola parte.  Sta di fatto che anche Savona soffre di una perenne malattia italiana. I tempi di realizzazione.  Che dire, ad esempio, delle lungaggini che affliggono  il progetto di Binario Blu ? Che si aspetta ad intraprendere la strada del ‘decisionismo alla Renzi’ e fare un atto di coraggio che non è eroismo, ma buona amministrazione. Savona incompiuta che si fa trascinare e travolgere da infinite polemiche, incapace di decidere.  Perchè lasciar fuori ‘Binario Blu’  dalla ‘riqualificazione’ di piazza del Popolo, senza neppure interpellarli ? Perchè, con un ministro ligure della giustizia,  non andare dritti verso la richiesta- proposta politica di una nuovo palazzo di giustizia ?

La disputa sulle responsabilità politiche lasciamoli alla storia di Savona (quelle penali hanno visto impegnati per anni magistrati inquirenti, giudicanti, periti, geologi, tecnici, avvocati, con la conclusione che non emersero condanne ). Sarebbe interessante, utile, ricostruire con documentazione ufficiale cosa accadde negli anni. A spanne si può dire che la prima idea del nuovo palazzo di giustizia – tenuto conto che il vecchio Santa Chiara era ormai inadeguato alle rinnovate esigenze giudiziarie – sortse durante il mandato a sindaco del socialista Carlo Zanelli (1968- 1982). Subentrò Umberto Scardaoni (1982-’87), al quale è succeduto Bruno Marengo (1987 -’90, sotto il suo mandato ci fu l’inaugurazione), quindi Armando Magliotto (1990-’92), Sergio Tortarolo (1992- ’94), Francesco Gervasio (1994- ’98) e Carlo Ruggeri (1998- 2005). Sindaci che si sono dovuti occupare del tribunale.  Forse è utile ricordare che al progetto iniziale – l’edificio è stato per anni meta di studenti universitari di architettura e fu anche tema di tesi di laurea – seguì il progetto di ampliamento, compreso l’innalzamento di un piano. Ci sono montagne di documenti, indagini geologiche, consulenze e perizie sulle stesse palificazioni, suoi tiranti. Se ne sono occupati almeno  una quindicina di magistrati (inquirenti e giudicanti). Ci sono faldoni che occupano scaffali ed uffici.  Sono viventi personaggi come l’architetto Gianfranco Moras (fu assessore all’urbanistica, tra i testimoni dell’allora struttura di potere del Pci a Savona) e soprattutto chi ebbe modo di seguire le pratiche come l’ingegner Enzo Galliano che fu anche a capo dell’ufficio tecnico negli anni delle indagini del procuratore capo Renato Acquarone e poi del sostituto Alberto Landolfi.

Insomma appare difficile dimenticare che non solo Savona si trovò a sposare un progetto che Sanremo avrebbe rifiutato, ma c’è stata la fase non meno importante dell’iter dell’ampliamento. C’è chi ricorda che la fretta di ‘prendere in blocco’ l’edificio ideato da Leonardo Ricci – era considerato un luminare vicino alla sinistra –  era dovuta al fatto che si rischiava di perdere i finanziamenti. Perdere il treno, insomma, in un momento propizio e di bisogno urgente. La cerimonia di inaugurazione quando era presidente del tribunale, Franco Becchino e il Consiglio dell’Ordine degli avvocati vedeva presidente Francesco Di Nitto (democristiano vecchio stampo, irreprensibile e rigoroso, consigliere comunale Dc), ma anche un’altra personalità della caratura  di Nanni Russo, descrive bene la soddisfazione condivisa per il traguardo raggiunto. Insomma più gli applausi, il consenso che le critiche. Mancò alla cerimonia l’allora ministro della Giustizia, sostituito da un sottosegretario.

Carlo Cerva, non era forse l’unico a ‘gridare alla scandalo‘, sta di fatta che la cappa ha resistito, il vento del consenso alla formidabile macchina da guerra del partito comunista e della Federazione della provincia di Savona vede ancora tanti attori, testimoni, protagonisti fortunatamente in vita. Per la storia sarebbe utile riscrivere quelle pagine. Se quel palazzo si è rivelato un clamoroso errore o orrore non c’è neppure bisogno che lo ‘certifichi’ una sentenza.

ECCO L’ARTICOLO INTERVISTA PUBBLICATO DA IL LETIMBRO. CERVA: IL PROGETTO FU SCARTATO DA SANREMO E MISTERIOSAMENTE RICICLATO A SAVONA     


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