Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Monesi stop al nuovo tratto di seggiovia, cercasi gestore impianti. Calizzano annuncia la riapertura della pista sci da fondo di 5 km


Chi gestirà nell’imminente stagione scistica 2014 – 2015 le piste di Monesi (Triora) ? La società Noir Srl dell’imperiese Marino Arimondi – imprenditore ‘missionario’ delle Alpi del Mare – che lo scorso anno aveva ottenuto la gestione sul filo di lana (13 dicembre) ad un canone di 50 euro ? La Provincia di Imperia ha avviato l’iter del pre-bando nella speranza di ampliare la platea di (improbabili e diffidenti) aspiranti. Mentre restano alcuni inconfutabili handicap: ottime le piste, ma remano contro la durata annuale del contratto, il mancato allungamento della seggiovia, l’urgenza di adeguare i servizi igienici per migliaia di sciatori, le difficoltà nel ‘fare sistema’ con il confinante Piemonte. Invece la notizia certamente positiva per il ponente ligure arriva, nel frattempo, da Calizzano (SV):  il sindaco ha annunciato di voler riaprire la pista da fondo di 5 chilometri, dotata di cannone spara neve. Vedi anche servizio di Primocanale.it

 

Nei giorni scorsi, nella sede della Regione Liguria,  si sono dati appuntamento i maestri di scii della ‘collegio ligure’ (complessivamente gli iscritti sono 140); una quarantina gli allievi che per la prima volta hanno seguito il corso anche nei moduli della Liguria: Santo Stefano d’Aveto e Monesi appunto. Una simbolica inaugurazione  della nuova stagione sciistica che secondo alcuni siti web si preannuncia fredda e ricca di copiose nevicate. All’incontro erano presenti l’assessore ligure  allo Sport, Matteo Rossi, il sindaco della località sciistica genovese Antonietta Cella, il collega di Mendatica, Piero Pelassa che rappresentava nell’occasione anche il primo cittadino di Triora. Si è fatto il punto, come si suol dire,  degli investimenti regionali andati a buon fine in questi ultimi anni di governo del presidente Burlando.  Si è parlato dei fondi europei (Fas) 2014 – 2020 che potrebbero essere utilizzati  per potenziare i due impianti della Liguria.

San Stefano d’Aveto proprio di recente ha stretto un accordo con il confinante  territorio emiliano per un sistema di innevamento artificiale in grado di assicurare continuità alla stagione. Monesi da tre decenni sembra ad un passo dalla svolta (vedi su trucioli.it  i servizi pubblicati), ma per una serie di concause resta al palo. L’ultimo brutto inciampo è il finanziamento del secondo e ultimo lotto della seggiovia. C’era in ballo il co- finanziamento di Fondazione Carige, la banca per anni amministrata pure da esponenti imperiesi. I contributi, i soldi a pioggia sono stati una della caratteristiche, a scapito delle priorità strategiche del territorio. E’ risaputo che proprio le fondazioni bancarie, in Italia, sono veicolo del potere clientelare della partitocrazia e di chi la rappresenta.

E’ successo che Fondazione Carige  abbia subito le sorti del tracollo della banca, dopo l’arresto di alcuni big che la governavano da anni, perlopiù riveriti e temuti anche dai liberi editori, aveva rivelato il direttore di un quotidiano ligure. Se la Provincia di Imperia non avesse tergiversato, Monesi non sarebbe incappata  nelle terremoto finanziario del 2014.  Invece è naufragato il contributo bipartisan di Fondazione  (1 milione ) e della Regione (2 milioni). Mancavano, pare, ancora 500 mila euro della Provincia ? Per  la serie non dimenticare, il 30 giugno scorso i media hanno riferito la promessa del presidente Burlando in visita a Rezzo per l’inaugurazione della centrale idroelettrica: “…Monesi necessita di spinte importanti, proseguiamo con costanza e determinazione al suo rilancio, anche attraverso la futura pista ciclabile di 40 chilometri tra la stessa Monesi e Limone”.

L’amministrazione provinciale, quella di Imperia, per anni ha brillato soprattutto per il record del quoziente dirigenti, alcuni pure ben pagati. La mediocrità della classe politica che ha via via espresso presidenti ed assessori non è una novità per i cittadini più attenti, anche se risultati e danni arrivano prima o poi per tutti, o quasi. Amministratori e politicanti  che hanno dimostrato di non essere all’altezza dei loro compiti. Dall’urbanistica alla viabilità, ai trasporti pubblici, alla salvaguardia idrogeologica, ai rinvii sulla scelta dell’area per la discarica dei rifiuti. Persino lo scandalo degli autobus a idrogeno che tanto clamore giornalistico hanno suscitato la scorsa estate. Comprati e mai utilizzati, furono subito oggetto dell’attenzione di trucioli.it. Da chi partì la proposta ? Quali erano i prezzi di listino ? Chi sollevò perplessità e chiese chiarimenti ? Chi preannunciava lo sperpero da inutilizzo in mancanza di impianti idonei al loro uso. Gli atti sono stati stati trasmessi alla Corte dei Conti ? Ci sono indagini giudiziarie su asserite tangenti ?

Allora tutti o quasi preferivano guardare dall’altra parte, tacere, sindacati inclusi. Non porsi domande logiche. Ora lo scotto hanno iniziato a pagarlo utenti incolpevoli, le fasce più deboli, lavoratori, studenti, pensionati, ed in parte i dipendenti. I sindacati all’unisono fanno le vittime, organizzano proteste e crociate. Non era forse loro dovere denunciare subito la mala amministrazione senza attendere il dissesto ? Lo ha fatto, nel suo piccolo, questo blog; in precedenza trucioli savonesi  quando si additavano le conseguenze dell’occupazione sistematica e clientelare dell’azienda pubblica.  Stipendi e spese, buchi di bilancio. Avevamo raccolto sconcertanti elementi suggeriti da un galantuomo: il compianto cav. Marco Lengueglia, nativo di Pieve di Teco, di cui è stato sindaco. Fu primo cittadino a Cisano sul Neva, assessore ad Albenga dove rifiutò di candidarsi sindaco. Fu ultimo presidente delle autolinee Sar che ha risanato dopo anni di debiti pagati dai Comuni e Provincia di Savona (soci). Marco Lengueglia imprenditore del settore con il fratello LuigiGinetto), prima con bus di linea tra la costa e l’entroterra,da ultimo pullman turistici venduti proprio all’azienda Riviera Trasporti.

Monesi non costituisce solo un potenziale volano per l’alta valle Arroscia, e quella del Tanaro pure coinvolta al rilancio di Garessio 2000. Monesi può tornare ad essere fonte di reddito e posti di lavoro se oltre alla stagione invernale, si restituisce alla stagione estiva la funzionalità della seggiovia come accadeva negli anni gloriosi dello sviluppo (’60 e ’70). Non è trascorso un anno da quando in seno alla giunta del presidente Luigi  Sappa si è insediato l’assessore Paolo Ceppi, stimato farmacista di Pieve di Teco del gruppo ‘Uniti’.  Non riveliamo nulla di inedito se  diciamo che hanno tirato un sospiro di sollievo e tanta speranza, sindaci, amministratori comunali, delusi dall’assessorato di Giacomo Raineri. Un’eredità disastrosa e disastrata. Dal 2003 al 2006 assessore provinciale al Bilancio e all’amministrazione finanziaria. Poi al Patrimonio, edilizia scolastica, pubblica istruzione, servizi sociali, parchi e giardini; dal 2010 alla Viabilità e trasporti, grandi infrastrutture e lavori pubblici. Politica ed incarichi di partito quale attività. Non può essere tuttavia l’unico capro espiatorio da additare. Era in buona compagnia, si suole dire di fronte alle disfatte.

Imperia, oggi più che mai provincia in ginocchio, schiacciata dalla crisi  e dai debiti, dopo anni di ‘solare’ malgoverno. Non è sola in Italia, però  sarebbe ingiusto non fare autocritica e chiedersi il leitmotiv delle difficoltà crescenti, con record negativi nel panorama nazionale. Tra i fanalini di coda, con province del Sud.  Sarà perchè non c’è più un ministro decisionista alla Scajola ? La scommessa di Ceppi  pare davvero impari.  Si riuscirà a dare assoluta priorità al ‘caso Monesi’, patrimonio e polmone dell’intera provincia, anzi del ponente ligure. Non è una rivendicazione localistica, alla leghista. Il consiglio provinciale, maggioranza e minoranza, il mondo imprenditoriale, la cultura progressista, le forze sindacali, le associazioni di categoria fanno bene a mobilitarsi per la sorte della pasta Agnesi (c’è un imprenditore che non dovrebbe avere interesse a farsi del male), ma il futuro di Monesi è prima di tutto nelle mani  degli enti pubblici: Regione, Provincia, comuni, Camera di Commercio. In questo caso sono loro a dirigere la locomotiva per attrarre investimenti privati.

E’ ammirevole, esemplare, il ruolo di propulsione che portano avanti i pochi protagonisti della vita sociale della frazione di Triora. C’è chi come la famiglia Porro (padre e due figli), con attività a Nava, ha continuato ad investire e credere nella resurrezione di Monesi e delle Alpi Marittime. C’è chi porta avanti, con coraggio e determinazione, la gestione del ristorante- albergo, del bar- tavola calda, del negozio, del centro scii; ci sono i volenterosi ed attivissimi esponenti di Monesi Young, c’è la scuola scii, ci sono i fedelissimi frequentatori che arrivano dalla costa, dalle città. Ci sono i proprietari di alloggi che quando hanno investito facevano la coda per comprare. Certo, esiste la difficile convivenza, per gli stessi enti locali, con i fratelli Terenzio ed Enrico Toscano, il primo ha avuto per diverse legislature il ruolo di assessore e consigliere comunale di Briga Alta (Cn). Difficile non ammettere che in passato i Toscano hanno subito affronti da ‘gang’ di affaristi e politici imperiesi. I tempi sono mutati, non si può vivere solo di rancori, diffidenze, in ballo l’interesse pubblico primario. E’ vero che nelle gestioni di Alpi Sviluppo Turismo Srl, nella Coop Monesi 3000, erano stati collezionati errori, sprechi. Tariffe e gestione di impianti che costavano assai di più della spesa sostenuta e degli incassi, creando un’inutile concorrenza con gli impianti sciistici dei Toscano.

Ora pare scontato che sia interesse di tutti (Toscano inclusi) collaborare, ricucire, tendere la mano della pacificazione all’insegna della concretezza, dell’onestà, delle future generazioni. I Toscano sono anziani e non  hanno eredi diretti, pare  non ritengano di dare vita ad una Fondazione che nei secoli possa portare avanti il nome, il ricordo della famiglia, del compianto e saggio papà, detto l’Americano.  Fu emigrato in Sud America.  Subì, con i figli, le nazionalizzazioni delle proprietà e delle aziende. Se resta tutto così, pur augurando ai fratelli Toscano lunga vita, non è difficile prevedere l’epilogo finale, ci sono decine di esempi a testimoniare.  Un peccato per la più estesa proprietà terriera della Liguria, che sconfina in Piemonte. Quasi due milioni e mezzo di mq. Inutile invocare il tempo è galantuomo. Di tempo se n’è perso troppo, a danno di tutti, Toscano inclusi.

L’ANNUNCIO DEL SINDACO DI CALIZZANO – Nella giornata genovese è emersa la bella notizia per la comunità di Calizzano. Forse è tuttavia il caso di ricordare un altra notizia altrettanto importante per Calizzano, la sua vocazione turistica, la salvaguardia di un patrimonio (ambiente e salute) che aveva mobilitato centinaia di persone – residenti, proprietarie di seconde case e vacanzieri – con raccolta firme (450) e petizione. E’ corretto dare merito ad un giovane ingegnere che dopo la laurea si è trasferito a Torino per lavoro. Si tratta di Alessandro Verzello che con limpidezza, trasparenza, coraggio civico, proprio mentre studiava, aveva capeggiato in paese il comitato anti centrale a biomassa. Nel periodo in cui collaboravamo a trucioli savonesi gli avevamo dato tutto il sostegno di cui eravamo capaci. Non era nostro dovere sposare una causa, semmai fare informazione in modo che tutti i cittadini potessero conoscere la verità sostanziale. Ciò che altri, invece, cercavano di tacere, non far sapere, accampare (ad iniziare dalla Provincia e dal Comune) motivazioni e giustificazioni impresentabili, in burocratese. L’annuncio recente degli organi di stampa riferisce  dello stop al progetto della centrale da 3,5 megawatt di località Madonna delle Grazie.

Scrive Il Secolo XIX: “Dopo un lungo iter burocratico, la Provincia ha archiviato il procedimento autorizzativo del progetto che avrebbe dovuto portare alla costruzione di un impianto su area utilizzata dalla società Acque minerali di Calizzano. Un’iniziativa imprenditoriale di Sinergia Srl di Rivoli che oggi  ha di fatto rinunciato all’opera. Il cantiere era stato aperto nel 2011 poi, dopo la realizzazione di un’imponente intelaiatura in ferro, si era fermato a causa di una violazione  urbanistico – edilizia e l’ufficio tecnico comunale fu costretto ad emettere ordinanza di fermo  lavori.  Accadeva prima  del cambio di amministrazione con il passaggio del testimone da Enrico Mozzoni (favorevole alla centrale ndr) all’attuale sindaco Pierangelo Olivieri. Dopo che l’abuso era stato sanato però i lavori non sono mai ripresi…E’ la fine di un percorso – commenta il sindaco Olivieri che deve  far riflettere. Sicuramente come avevamo detto due anni fa, la centrale era un’occasione da valutare. La vicenda lascia l’amaro in bocca e il dubbio. Poteva essere un’opportunità per il territorio,  ma tenendo presente tutti i temi che durante l’iter non sono mai stati affrontati. Nel progetto mancava, per esempio, la filiera del legno che nell’alta Valle Bormida è un aspetto basilare da non trascurare”.

Per un brutto sogno che non si avvera (basta documentarsi come fece il diligente e riservato Alessandro Verzello), un altro è dietro l’angolo, assai più lieto per l’alta valle, in crisi nera e soprattutto Bardineto. E’ stato lo stesso sindaco Olivieri ad annunciare , nel consesso regionale,  la possibilità di riaprire la pista di sci da fondo lunga 5 chilometri, dotata di cannone spara neve e di un gatto delle nevi.  Un progetto comprensoriale, sembra di capire, che si integra con una straordinaria risorsa quale è l’outdoor del Finalese. Si parla, speriamo non restino parole al vento, di ‘sfruttare  la potenzialità invernale in gran parte dell’area dell’ex Marchesato Del Carretto di Finale che arriva fino a Calizzano’. La realtà turistica finalese ha dimostrato, nei numeri e nelle statistiche ufficiali, che tutelare e valorizzare l’ambiente in un’era di turismo globale, è un formidabile carburante naturale.

L. Cor. 

 


L.Corrado

L.Corrado

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