Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borgio Verezzi, tutti i volti dell’ultimo ciao all’avvocato pioniere del giornalismo locale. Il giudice Giorgi ” Senza un gentiluomo il mondo è più povero ed io più sola “


Tre figli maschi, due  dei quali sono avvocati, il terzo vive in Francia. Una figlia (Giorgia) medico all’ospedale di Albenga, ma i giornalisti hanno ‘dimenticato’, ignorato, proprio lei. Piccolo mistero. E’ stato un funerale con una partecipazione non comune in quel di Borgio. La popolarità e la personalità dell’avvocato non rappresentava soltanto la figura di un verezzino benestante, colto; impegnato da anni nella professione forense ed un passato massonico tormentato.  Il 13 settembre per Giorgio Finocchio  è stato un compleanno col magone, la malattia lo stava consumando, mitigata dalla forza d’animo di Germana compagna impagabile e ammirevole. Donna eccezionale, dolce e positiva, aveva preso il posto della compianta moglie che molti ricordano generosa, altruista, affabile. Finocchio, pioniere del giornalismo locale. Da studente universitario 26 enne è stato editore e direttore responsabile di ‘risveglio’ , nato quindicinale, poi settimanale: prima redazione a Loano, sul lungomare N.Sauro, stampato nella tipografia Stalla di Albenga – Alassio, formato vecchio quotidiano, 4 pagine di cronaca e commenti da Alassio a Finale. Redattore capo: il loanese Gianni Traverso; redattore sportivo il mitico Cencin Manfredi.  Un impegno civile, informativo quando ancora La Stampa e  Il Secolo XIX non offrivano pagine locali. Finocchio, dal 2 febbraio 1973 iscritto all’albo dei procuratori, 10 luglio ’79  degli avvocati.       

Un’esperienza giornalistica che si è protratta fino al 1966, con la redazione trasferita in via Triste ad Albenga, l’ingresso nello staff di un altro loanese, Aldo Dompè (la sorella è titolare della farmacia di via Doria – piazza Italia), i genitori gestivano un’avviata macelleria in via Stella. E ancora Maurizio Lanza e Pierluigi Moraca di Albenga.  Nel settembre 1964 si creò una spaccatura a causa di un articolo di rettifica scritto da Finocchio, riguardava una presa di posizione dell’allora consigliere comunale e provinciale del Psi, Alberto Vignola, geometra e galantuomo. Il 24 settembre uscì il primo numero de La Settimana Ligure, direttore responsabile Gilberto Costanza, edito da una Srl di cui facevano parte lo stesso  Dompè (si occupava della pubblicità) e Romano Strizioli, dopo aver lasciato ‘risveglio’ di cui era firma di prestigio.

Risveglio rimase a lungo punto di riferimento autorevole e con collaboratori da punta di penna. Si distingueva perché tutti gli autori dei servizi avevano la loro ‘fotina’. Si utilizzava la macchina da scrivere (Olivetti) e linotype per la stampa a piombo, i cliché fotografici. Le immagini erano del fotoreporter più popolare all’epoca nel ponente savonese: Gianni Carbone, famiglia di Ceriale, che seguiva anche i processi della pretura di Albenga. C’erano articoli a firma di Aldo Ghidetti  che curava la cultura e  la saggistica , Romano Strizioli (letteratura), Giancarlo Lupini (interviste e inchieste), apparve la firma di Belfagor (Strizioli), di Giampiero Mentil,  diventato il personaggio più popolare del team per le sue cronache sui quotidiani sportivi, la professione legale (penale e civile), in politica, nel Pri, assessore e consigliere regionale, l’hobby di guidare la Ferrari.

Altre curiosità datate mezzo secolo. Sul numero del 26 gennaio 1964 compariva la speciale classifica dei consiglieri comunali di Loano; il primo posto assegnato all’avvocato Ezequiel Stefano Carrara Sutour. Sempre a Loano, nel marzo del 1964, esplose il tema caldissimo del nuovo piano regolatore affidato all’architetto  luminare Renato Renacco. Le linee guida: pochi palazzi, tutela delle aree agricole e con l’ambiente valorizzazione turistica a 360 gradi. Gli agricoltori, allora rappresentati da Giacomo Patrone, consigliere socialista e presidente della Società agricola, aizzati da abili costruttori del comprensorio, si ribellarono. Temevano la perdita di valore delle aree, espropri, in realtà chi poteva vendere, costruire sopra e sotto la statale Aurelia, faceva una vincita al totocalcio. La storia dirà che aveva ragione Renacco e il sindaco Felice Elice sostenuti da una piccolo gruppo, c’eravamo anche noi, cronisti alle prime armi. I sostenitori della città a misura d’uomo e di turismo di qualità non la spuntarono come documenta oggi la realtà urbanistica, il tessuto socio economico di Loano e di altre località rivierasche.

Risveglio si schierò con gli agricoltori e gli aspiranti cementieri. Un tema, una scelta che si riproporrà a Borgio Verezzi e l’allora giovane, brillante, neo principe del foro savonese, prese di fatto le difese dei proprietari di terreni agricoli, potenzialmente edificabili, la lobby dei costruttori e dei professionisti immobiliari. A Borgio Verezzi c’era però un ‘nemico’ dichiarato e combattuto. Il rag. Enrico Rembado, l’unico esponente politico della DC al quale è stato attribuito l’appellativo di ‘sindaco anticemento’, seguito dal collega Carlo Gambetta di Noli.

Giorgio Finocchio non ha mai nascosto la sua fede per la destra conservatrice e moderata. Il papà Emanuele fu ingegnere capo in Provincia. Anche il rag. Rembado entrerà nella sfera dei funzionari dell’amministrazione provinciale. L’ingegnere è stato sindaco dal 1958 al ’62. L’albo dei Finocchio vede un podestà, Tommaso, dal 1926 al 1931, e un sindaco Giacomo 1980-1981. Giorgio Finocchio figlio unico di una famiglia diventata agiata e possidente nel corso degli ultimi tre secoli di storia.Fu partorito a Genova da una zia in quanto la mamma non poteva avere figli.

Tra i testimoni di gioventù c’è proprio Enrico Rembado che da anni ha abbandonato la vita politica attiva dopo essere stato candidato al parlamento. “Con Giorgio – racconta – siamo della stessa leva e abbiamo vissuto assieme infanzia ed adolescenza.  Mi recavo spesso a Verezzi, a casa di Giorgio, oltre ad aver frequentato nella stessa classe le elementari e  le medie dagli Scolopi di Finale Ligure, quasi sempre vicini di banco.  Ricordo  i giorni dell’ultima Grande Guerra, i bombardamenti aerei su Pietra Ligure, dormivamo nelle grotte di Verezzi.  Giorgio era un ottimo studente, intelligente e  capitava che marinavamo qualche lezione. Entrambi avevamo due figure paterne severe e rigorose. Lui il papà, io lo zio generale Ciarlo.  Certo, papà Finocchio a Borgio era il punto di riferimento di quanti aspiravano a costruire, mentre Giorgio, con gli anni e la professione forense, è diventato la stella polare dei proprietari terrieri e di parecchi impresari edili.  E’ in quel periodo che le nostre strade, sotto ogni aspetto, anche umano, si sono divise”.

Il suo casato – il papà ha realizzato  molte cappelle cimiteriali – è entrato  nell’albo delle famiglie benestanti di Borgio Verezzi, come è  riportato nei libri storici dello scrittore e giornalista pubblicista Angelo Nari. “Da sindaco – ricorda ancora Rembadoho trovato una tenace e sotto alcuni aspetti furibonda opposizione, Giorgio non è mai stato pubblico amministratore, operava dietro le quinte alla luce del sole. Ho sofferto per certi attacchi. L’ultima volta ci siamo incontrati casualmente una ventina di giorni prima della sua scomparsa. Rimasi impressionato ed addolorato, era un’ombra. Ci siamo abbracciati, ho pensato a quando eravamo bambini, alle nostre sofferenze, alle gioie. Ho dimenticato…anche se capita che di notte i sogni mi ripropongono tanti tormenti, i volti, le persone care. Compravo la prima focaccia per Giorgio ed un altro amico, Giancarlo Vadora.  Eravamo insieme alla visita di leva. Proprio ripercorrendo i ricordi, sono stato felice di sapere della presenza di tanta gente nell’ultimo viaggio terreno di Giorgio.  Io ero assente, non per rancori, ma  quella coerenza di vita che mi ha accompagnato, forse anche sbagliando.  Ho letto con attenzione e pathos il ricordo che ha scritto  il giudice Fiorenza Giorgi“.

Le conversazioni culturali e sociali.  Giorgio Finocchio, avvocato di successo (ha difeso Federico Casanova, tra le famiglie più ricche di Finale Ligure che dopo essere diventato petroliere occupò a lungo pagine di cronaca giudiziaria ed oggi vive in Brasile ) “sapeva essere galantuomo e la Sua gentilezza era scevra di piaggeria” – ha scritto il giudice tra i più popolari ed impegnati in alcune tematiche (violenza alle donne) della nostra provincia. “In tanti anni – ha aggiunto la dr. Giorgi nell’intervento su La Stampa Savonanon l’ho mai sentito avere espressioni di disprezzo o dileggio per gli avversari, In un ambiente in rapido cambiamento e nel quale sovente mi ha confessato  di riconoscersi con difficoltà, il suo atteggiamento  era rimasto quello di un gentiluomo  ottocentesco….addio caro amico:  senza un gentiluomo come  Lei  il mondo è più povero ed io più sola “ concludeva.

Un gentiluomo anche per il cronista del ‘palazzo’, dentro e fuori, seguendo processi (in un caso con Giorgio Finocchio imputato ed assolto), storie di vita giudiziaria penale e civile, vicende sul popolo massonico della Liguria. Pure il giornalista può essere considerato un nemico, ma a Giorgio è doveroso riconoscere una inusuale diplomazia, magari da ruoli contrapposti,  quando avanti negli anni teneva ‘lezioni’ al Fai di Alassio e Albenga per raccontare cosa significa tutela e valorizzazione dell’ambiente che ci circonda.  Grazie a Silvio Fasano, ultimo fotoreporter dei nostri tempi che con passione e disinteresse venale ci racconta con le sue immagini momenti di vita vissuta, quale può essere pure un funerale. Album dei ricordi, magari tristi, magari eloquenti. Tra i presenti che non emergono dall’illustrazione – descrizione di Silvio Fasano, due figure di spicco, meritevoli e benemerite del mondo medico – ospedaliero – specialistico. il prof. Giorgio Marenco ed il collega Achille Gramegna, in chiesa assieme alle rispettive consorti. ( L.C.)

DALL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DI TRUCIOLI.IT

Il primo numero di ‘risveglio’ l’8 dicembre 1963 festa dell’Assunta
Savona, aula bunker per il processo al clan Teardo, l’avvocato Finocchio con l’ex sindaco Bottino di Finale Ligure
Nella foto in basso un altro momento del processo agli imputati della ‘Teardo uno”: l’avvocato Finocchio con un collega di Milano parla con congiunti di un imputato. Nell’altra foto degli anni fine ’90, Finocchio con due colleghi del foro di Savona e uno di Genova

S.Fasano

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