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Liguria e Basso Piemonte

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Pieve di Teco, ladri di galline: no di pane



Ladro di cuori, ladro di galline ( o polli), ladro di strada. Nulla di tutto questo, il ‘tempo da ladri’ a Pieve di Teco si è evoluto in “ladri di pane“. E’ accaduto sabato scorso, tra le 19 e le 20, sulla centralissima strada provinciale, in pieno centro storico. Un decennale cliente della prestigiosa panetteria Ferrari (123 anni di vita, quinta generazione ) dopo aver acquistato un chilo di pane (tre grisse integrali, dette caffè-latte) e 6 etti di grissini ha chiesto di lasciarli appesi alla porta d’ingresso. Al suo ritorno erano spariti. Il commento di ‘patron Michel’: ” E dire che un tempo li chiamavamo ladri di galline….”.

Non è tanto una questione di valore venale, di danno. A Pieve di Teco, alla panetteria Ferrari il pane è un’eccellenza per la qualità (materia prima e lavorazione) e si risparmia il 30 per cento rispetto ai prezzi della Riviera (alcuni supermercati esclusi). La notizia forse non meriterebbe neppure un trafiletto, se non fosse proprio per il contenuto del furto.  Non solo, a quell’ora, con il paese semideserto, con il probabile rischio di essere visti, chi poteva spingersi a tanto ? Anche i n zona non mancano, si dice, extracomunitari e clandestini. Ma sembra troppo facile dare addosso a poveri cristi. Chi è passato davanti al negozio e si è impossessato del sacchetto contenete  il ‘sacro’ pane ed il grissini, tutti tirati a mano, con una maestria che è assai difficile riscontrare in terra ligure, sarà stato attratto dalla fama del prodotto o dalla fame ?

E ancora, sarà un forestiero o un pievese ? Non vogliamo  usare la terminologia di delinquente, farabutto, furfante, malandrino, malvivente, manigoldo. Preferiamo immaginare un innocente cittadino, qualunque sia l’origine e la nazionalità, che ha rubato spinto dalla fame e dal bisogno. Si rendeva conto, del resto, di aver corso un pericolo. Nei locali quasi sovrastanti c’è una casa, con terrazzo, abitata; a poche decine di metri la caserma dei carabinieri. La fame è fame, la crisi è crisi. Magari non è neppure opera di un cleptomane.

Se il derubato è stato colto di sorpresa, anche perchè non era la prima volta che ritirava il pane lasciato appeso alla maniglia e non ha avuto difficoltà a rimediare il piccolo danno, Michel Ferrari allarga le braccia: “ In effetti siamo tornati ai tempi da ladri…sento in giro che anche a Pieve di Teco non si può più lasciare nulla incustodito, né la chiave nella toppa di casa; che rubassero il mio pane però non l’avevo messo in conto. Perlomeno non è indigesto…e forse abbiamo fatto un’opera di bene”.

Già, Michel Ferrari, come avevamo scritto, un paio di anni fa aveva sollecitato il sindaco a farsi promotore, tra le tre panetterie del paese, di una raccolta serale di piazza, facaccia e magari chi vuole anche pane (solitamente ritirato da ditte specializzate ) da destinare ai servizi sociali, ai meno abbienti. Si pensi che a Colle di Nava sono tornati i clandestini ospitati dalla prefettura nell’ex colonia e costano alla comunità una settantina di euro al giorno. In questa zona ci sono numerose famiglie del Marocco, Tunisia, dell’Europa dell’Est. In alcune classi delle elementari il loro numero ha superato quello degli italiani. Un’integrazione, tutto sommato, pacifica, di reciproco rispetto. Mentre gli studiosi prevedono che  già tra 50 anni la popolazione oriunda supererà quella autoctona. In alcuni piccoli paesi della vallata la presenza di “lavoratori’ stranieri con le loro famiglie al seguito è abbastanza marcata percentualmente. C’è chi ha acquistato vecchie case, altri sono in affitto.  Un aiuto all’antispopolamento. Certo, sono pochi ad immaginare cosa accadrà tra un secolo quando i cognomi forestieri saranno la maggioranza ed le nuove generazioni potranno beneficiare della cittadinanza a tutti gli effetti.

E saranno solo un ricordo da pagine di storia gli anni di crisi di questo inizio secolo. I Ferrari continueranno la loro attività secolare e il grande archivio mondiale di internet ci regalerà la storiella che una sera di luglio 2014 magni ignote hanno rubato, speriamo per bisogno vero, un chilo di ‘sacro pane’.  Per i romani era “Panem ed circenses“, il grido della decadenza e ci hanno tramandato vivissime rappresentazioni riprese nel noto romanzo Quo Vadis ?


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