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Savona, quando le Brigate Proletarie minacciavano di morte i massoni


La lettera giunse alla redazione del Secolo XIX, allora in via Luigi Corsi, angolo via XX Settembre,  col timbro di ‘Savona Ferrovia’ 5 – 1- 82 ‘. La data indicata dagli autori è invece il 2 dicembre 1982. Un piccolo mistero,  11 mesi di differenza. La firma: ” Brigate Proletarie Antimassoniche”. Rivendicavano di aver distrutto alcune decine di bidoni della spazzatura della Città di Savona. Un messaggio dai contorni misteriosi che fa parte dell’archivio del vecchio cronista. Un documento di delirio e provocazione che, col senno del poi, era probabilmente indirizzato anche a chi, nell’ambito del giornalismo locale, aveva iniziato ad approfondire il ruolo di alcune logge  massonica nella vita politica, economica, finanziaria e bancaria della città e della provincia.  In una prossima puntata pubblicheremo qualcosa di più su quanto accadeva ed accade  nella massoneria savonese. 

In sintesi le  asserite Brigate Proletarie (due anni dopo deflagrerà il terremoto giudiziario della Teardo story, il primo in Italia in cui fu contestato il reato di banda mafiosa ad un gruppo di pubblici amministratori- pubblici ufficiali)  sostenevano che le logge  sono dei centri di contro- potere anti proletariale. Tesi azzardatamente curiosa.  La prova ? A detta degli ignoti firmatari ci ‘sono i numerosi scandali e corruzioni che hanno visto massoni come protagonisti principali’.  Si parla  inoltre di due azioni dimostrative antimassoniche avvenute “lunedì e dando prova  della nostra capacità di guerriglia urbana, colpendo simbolicamente quello che noi consideriamo i covi massonici.” Si prosegue rivendicando che “venerdi 1 gennaio 1982 per ragioni tecniche  è fallito uno degli obiettivi prefissi dalla nostra organizzazione nel loanese, ma non sarà così nell’immediato futuro”.  Prosegue l’attacco ai “vari massoni pentiti e spie del potere nemico del popolo; svolgendo una falsa lotta antimassonica…”. Si accenna ad inchieste farsa della magistratura che “si concludono con assoluzioni di massa”. E poi: ” Non ci fermeremo alle sole azioni dimostrative, ma distruggeremo fisicamente i…rfiiuti della società, pentiti finti e similari; i loro covi dovranno essere disintegrati e questa è una decisione che spetta solo al popolo”.

Da ultimo la messa in guardia ai “signori giornalisti di regime...” e l’annuncio che la “spedizione di lunedì era stata rivendicata al giornale La Stampa di Torino, ma l’organo d’informazione ha preferito stendere un velo di silenzio sul nostro operato…morte al potere massonico portando l’attacco ai loro covi”.

A quanto pare , dopo tre decenni, e la lettura storica di molti avvenimenti che hanno caratterizzato la cronaca di Savona, su vari fronti, gli autori dei farneticanti messaggi non erano cittadini del tutto sprovveduti. In quei giorni volevano probabilmente far arrivare avvertimenti mirati usando un linguaggio intriso di insinuazioni, tra il serio ed il faceto. E comunque, disponendo di informazioni che non erano di dominio pubblico. Per fortuna, concludiamo, non ci furono ne morti, né feriti, almeno su quel fronte minacciato.

Savona, in quegli anni, ebbe parecchi sussulti  massonici e si trovò crocevia di una ragnatela mai  districata.  Eppure oggi, come allora, l’Ordine  massonico impone  ancora il segreto delle affiliazioni, delle cerimonie,  degli scopi pratici ed immediati (inclusa la beneficenza) e fa della totale riservatezza (non quella di facciata) il suo maggiore punto di forza e la ragione stessa del suo esistere, almeno in Italia. C’è chi sostiene che “il segreto in realtà sia indispensabile per coprire in certe logge il mantenimento di una concreta rete di protezioni, favori, privilegi intesa ad accrescere il potere personale dei singoli affiliati con conseguente beneficio riflesso per tutti gli altri, tra situazioni di intrighi e corruzioni, compresa quella ambientale”.

 

 


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