Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Lettera aperta a Ineja 2014, al presidente Sergio Lanteri


Ho letto con interesse, sul Secolo XIX, il comunicato (a pagamento ?) che il presidente Sergio Lanteri ha divulgato al termine di Ineja 2014 (Leggi…). Ho seguito, in parte, gli appuntamenti messi in onda dalla solerte Imperia TV.   Ho trascorso la settimana dei festeggiamenti di San Giovanni  tra quelle che, a torto o a ragione, considero ‘valle di lacrime‘ del nostro entroterra; dove vivono  gli ultimi ‘guardiani’  della montagna imperiese.  L’alta Valle Arroscia, Valle Argentina,  Nervia,  Roia…  A fronte della gioiosa folla che invadeva Oneglia, ho pernottato, pranzato, cenato, percorso in auto qualche centinaio di chilometri lungo stradine asfaltate. Spesso unico ‘turista’, qualche volta in due, tre. Nella giornata di sabato ero solo al tavolo del rinomato agriturismo di Baiardo.  Da una parte il deserto, il diffuso abbandono, il silenzio della natura, dall’altra la gran festa, il tutto esaurito, canti e balli, salutare spensieratezza.

Mi sono chiesto se non fosse il caso che il dinamico presidente Lanteri –  che  è stato assessore nella giunta comunale (sindaco Sappa) e assolto con formula piena per un’accusa relativa al nuovo porto –  non sia la persona giusta per rilanciare, con atti concreti, il nostro entroterra montano.  Condottiero, dal mare alla montagna, laddove altri hanno fallito smarrendo il senso di colpa e del ridicolo. Per riscattare i più deboli, coloro che da almeno tre decenni ricevono promesse ed annunci (puro illusionismo) sull’imminente riscossa.  Per mantenere  i riflettori accesi non solo in occasione di sagre e feste patronali, per non deludere i giovani assetati di speranza. Li invitano a tirarsi su le maniche ? Recitava mia nonna “San Giovanni era un uomo devoto e santo che per il mondo se ne andava e tutti quelli che incontrava li benediva d’acqua santa, un giorno ha incontrato il Grande Erode…’ Come non essere favorevolmente meravigliati nell’apprendere che le serate culinarie del Comitato  San Giovanni, ad esempio, sono state caratterizzate  persino dall’esaurimento delle provviste. Quintali  di stoccafisso, di acciughe, di minestrone…. Ho letto i ringraziamenti ai fedeli fornitori per “una cucina mediterranea sempre più apprezzata“.

Purtroppo sono un nostalgico della cucina dei nostri nonni, della nostra ‘ terra’ di montagna. E resto amareggiato quando anche grandi chef stellati esaltano i ‘piatti nostrani liguri‘ ignorando di fatto le straordinarie ricette della ‘cucina povera’ delle vallate imperiesi. L’identità della materia prima che non può essere contrabbandata. Sono incredulo nell’aver appreso, durante il mini tour, che è rimasto quasi invenduto l’olio extravergine  di montagna (10 € il litro), marchiato Castelvittorio e dintorni. Con gli alberi dai 600 metri in su che non hanno bisogno di essere ‘spruzzati’. Ma comportano tanta fatica e tanto amore.

Lo statuto del Comitato San Giovanni prevede la ‘promozione della cultura e dell’arte…e tutte le tradizioni onegliesi e…non si potrà distribuire utili e avanzi di gestione ‘. Non conosco i bilanci ed i consuntivi dell’invidiabile ‘Comitato‘, ma ho dubbi che l’apostolo di Gesù avrebbe qualcosa da ridire se in futuro i …quintali di olio necessari per la frittura fossero acquistati dai  piccoli  (e dimenticati ?) frantoiani  montanari.  Così per le patate….e si potrebbe continuare con la lista della spesa. L’ottimo Sergio Lanteri, nella foto, uomo generoso e di successo, carismatico, portato su un palmo di mano dal mio già compagno di seminario don Ruffino, doti di gran cerimoniere, io ero il suo umile vice; Lanteri, dicevo, ricordando le sue origini, oltre a valorizzare le acciughe locali (sic !), l’efficiente  e munifica azienda olearia industriale Carli, sarà capace di ridare voce ‘ai senza voce‘, a quanti non piangono, non urlano, non bloccano le strade neppure di fronte alle ingiustizie più clamorose (Monesi) e agli arricchimenti più sfacciati di qualche politico di lungo corso;  alla vergognosa ‘adorazione del  Dio denaro’. Ho ascoltato il neo vescovo di Ventimiglia, don Tonino Suetta, loanese, i genitori erano agricoltori, commentare:  “La dimensione che manca è la speranza, occorre che la fiducia nel futuro non diventi un miraggio, ci vuole qualche passo concreto”. Se lo dice lui…

Caro Comitato San Giovanni, gentile presidente Lanteri, voi che fate le cose sempre più in grande, voltate lo sguardo anche verso chi è sempre più ‘piccolo‘. Il nostro, il vostro entroterra, troppe volte ferito ed umiliato dall’opulenza, dagli sprechi, dal diffuso ladrocinio del ‘bene comune‘ della Riviera masochista e perbenista. Sempre in lite quando c’è da spartirsi le poltrone.  Dobbiamo tacere di fronte al grido, ricco di dignità, di quella popolazione che ha mille ragioni da vendere? No grazie, Luciano

 

Annuncio pubblicitario gratuito ripreso dal Secolo XIX pagine di Imperia

 

Pagina a pagamento pubblicata dal Secolo XIX di Imperia

 

 


L.Corrado

L.Corrado

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