Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ecco i timonieri ‘furbi’ di Savona: larghe intese, dipende dal business? bisogna fare sistema, ma di che tipo?


E’ sempre più difficile trovare analisti che ragionano sulla base di documenti e riscontri. Accade, a livello locale, nelle tematiche politiche, economiche e sindacali. Eppure sarebbe utile documentarsi su quanto è stato scritto. Scripta manent ! Cercheremo di rimediare a questa ennesima lacuna della vita pubblica savonese. Ecco: il 27 marzo 2014 un quotidiano on line riportava la seguente notizia: Riforma dei porti, Anna Giacobbe critica il Pd: “Accorpare Savona e Genova? Non sono d’accordo”.   “Esce la proposta del Pd nazionale sui porti. La riforma parte della “governance”? Tradotto in ligure, Savona annessa a Genova? Ci vuole altro. La comunità savonese affronti la discussione in modo forte, aperto, senza provincialismo né subalternità”. Lo chiede in una nota Anna Giacobbe, parlamentare Pd.

“Leggo dalle agenzie che martedì il mio partito presenterà la propria proposta sui porti. Da tempo, in Senato, si discute di riforma della 84/94. Il ministro Lupi ha detto in più occasioni di voler accelerare. Bene una posizione del Pd su cui “raccogliere contributi e raggiungere la massima condivisione”. Una politica nazionale che faccia davvero dell’Italia “una piattaforma logistica” è, come si dice da molti anni, decisiva per lo sviluppo della nostra economia”.

Non sono un’esperta – ammette – forse è per questo che non capisco perché l’obiettivo di favorire la crescita e lo sviluppo si dovrebbe perseguire “a partire dalla governance”, facendo subito capire che questo significa “ridurre il numero delle autorità portuali”. E siccome non è un mistero che ci sia un disegno di accorpamento di Savona-Vado a Genova (non “tra Savona-Vado e Genova”), faccio due più due e dico che se questo è l’approccio alla discussione, io intanto non sono d’accordo”.

“Non c’è dubbio, la portualità italiana vince se fa sistema, se si dà strumenti di programmazione nazionale che facciano i conti con le regole spietate del mercato – dice – Il completamento della rete infrastrutturale è strumento fondamentale, ed anche il coordinamento delle politiche dei singoli porti: che cosa è mancato, sino ad ora, affinché i Porti di Savona-Vado e Genova coordinassero le loro politiche? Conflitti di interessi? Sbaglio o ciò che serve è un coordinamento, oltre che nazionale, per grandi aree, per archi di costa, non l’annessione al porto grande del porto più piccolo che gli sta accanto, a prescindere da altre valutazioni, e salvo che le lobby contrarie all’accorpamento non siano più forti di quelle favorevoli?”.

Il porto di Savona-Vado, con molti ostacoli che sono venuti da una comunità locale lasciata un po’ sola, quasi fosse un problema “dei vadesi”, e da forze diverse fuori dal nostro territorio, ha scelto di potenziare le proprie strutture e di darsi efficienza. Lo stesso è successo per altri? – chiede – La spinta all’autonomia finanziaria dei porti, che oggi viene giustamente indicata dal Pd come obiettivo, è passata dalle parole ai primi fatti proprio a partire dai progetti del porto di Savona -Vado. L’unico interporto riconosciuto in territorio ligure è quello dell’area retroportuale di Vado. Il nostro porto ha punti di forza che sono i fondali e l’essere sulla direttrice di Alessandria Novara con infrastrutture già esistenti ma sottoutilizzare; e la acidità del passaggio dalla banchina ai vettori di terra. Il collegamento con le grandi infrastrutture di rango europeo è essenziale anche per il nostro porto; perché una soluzione amministrativa sarebbe lo strumento per realizzare questo, piuttosto che una forte azione delle istituzioni liguri in quella direzione?”.

“E’ ora che la comunità savonese discuta, in modo forte, aperto, senza provincialismo, né subalternità, del suo porto e delle sue potenzialità. La costruzione di un nuovo accordo di programma per l’area Savona-Vado -Valle Bormida, cui stiamo lavorando, con troppa lentezza, è un’occasione”, conclude Anna Giacobbe.

 

il 5 aprile A.D. il quotidiano subalpino più amato dai savonesi titolava: Annessione del porto di Savona, spaccatura nella Cgil. Il dibattito sulla riforma degli scali approda anche in Consiglio comunale.

Da Savona tira vento di burrasca contro la riforma dei porti che il Pd ha presentato ufficialmente martedì. Soprattutto si spacca il sindacato più rappresentativo: nella Cgil di Savona è ormai scontro aperto tra la Filt di Schivo e Ghiso e il segretario provinciale generale Fulvia Veirana.

Contrari alla manovra si sono già proclamati, in area Pd, il vicesindaco di Savona Livio di Tullio e la parlamentare Anna Giacobbe. Sul fronte sindacale, i segretari provinciali di Cgil (Veirana), Cisl (Bosio) e Uil (Giangrande) sono concordi nel considerare un errore l’accorpamento: «Portualità e industria – dichiarano in un comunicato congiunto – sono due cardini su cui poggiare il rilancio economico della provincia. E’ fondamentale che si rafforzi la sinergia tra i porti liguri, non solo tra Savona e Genova, con l’obiettivo di sfruttare al massimo le potenzialità di ogni singolo porto e crescere come sistema, ma l’accorpamento non può essere il punto di partenza». Voci a cui si contrappone però la posizione delle segreterie provinciali della Filt-Cgil di Genova e Savona che si dicono favorevoli all’unione per dar vita a un porto di dimensioni e valenza internazionale: «Un’unione ormai all’ordine del giorno e non più aggirabile». Tra i sottoscrittori di questo documento Claudio Schivo e Alessio Ghiso della segreteria Filt Cgil Savona.

Esattamente il contrario di quanto sostiene il segretario provinciale generale Fulvia Veirana: «L’accorpamento delle autorità portuali di Genova e Savona è un errore. Bisogna che le Istituzioni della provincia di Savona mantengano salda la governance».

E ora la discussione sul destino dell’Autorità savonese approda anche in Consiglio comunale: il consigliere del gruppo Misto Carlo Frumento, esponente dell’Associazione Futuro è Socialismo, ha presentato un ordine del giorno con cui chiede all’Assemblea di Palazzo Sisto di assumere una ferma presa di posizione da recapitare al ministero contro l’eventuale cancellazione dell’autonomia savonese. «Il Porto di Savona – scrive Frumentoper dimensioni è un decimo ma ha un bilancio di un quarto di quello dello scalo genovese, e ciò ancora prima che venga ultimata la piattaforma Maersk di Vado Ligure». Per Frumento a parlar chiaro sono i numeri del porto di Savona: 2 mila 500 addetti diretti che arrivano a 8 mila 500 considerando anche l’indotto, un gettito Iva di 1,2 miliardi di euro. Dati che collocano lo scalo savonese al quinto posto in Italia. «Il futuro del Porto di Savona non può e non deve essere deciso fuori dalla nostra provincia e Savona non può tornare ad essere, ancora una volta, suddita di Genova», chiude Frumento.

 

il 16 aprile A.D. altro intervento su testata on line: Porto Savona-Vado, la Camera di Commercio: “Dieci buoni motivi er difernderne l’autonomia” 

La Camera di Commercio di Savona, a nome di tutte le categorie economiche della provincia, chiede di mantenere l’autonomia del porto di Savona –Vado per non vanificare il lavoro che, negli anni, ha consentito allo scalo savonese di conquistare un ruolo di rilievo nell’ambito della portualità nazionale.

“Dobbiamo restare forti in Liguria per far diventare più forte tutto il sistema ligure” ha affermato questa mattina il presidente camerale Luciano Pasquale incontrando i rappresentanti della comunità economica della provincia di Savona.

Nel corso dell’incontro è stato illustrato e condiviso un documento che riassume preoccupazioni e le riserve in merito alle indicazioni che emergono dalle ipotesi di riforma portuale allo studio, con la previsione di abolire l’Autorità Portuale di Savona – Vado Ligure, con l’accorpamento del Porto all’Autorità Portuale di Genova.

Siamo disposti a lavorare con tutti su proposte di recupero di efficienza, spending review, maggiore competitività – ha aggiunto il presidente Pasquale -, ma non accettiamo come terreno di discussione termini quali campanilismo, isolazionismo, guerre fratricide. E la concorrenza tra i porti, come dimostrano i traffici crocieristici, è un fattore importante di competitività. La leadership della Liguria in Italia non viene calata dall’alto , ma si afferma con i risultati, e in questo senso avere tre porti “core” è meglio che averne due, anche per rispettare il lavoro che si è fatto a Savona in tutti questi anni”.

Il porto di Savona – Vado Ligure, sottolinea il documento, ha tutte le carte in regola per essere considerato uno scalo “core”, ovvero di rilevante interesse nazionale ed europeo. Lo confermano i numeri, la capacità progettuale, gli indici di efficienza: è il primo porto mediterraneo per import di frutta; è tra i primi cinque porti italiani per traffici general cargo specializzati, come cellulosa e auto; è il quinto porto crocieristico nazionale e 12° per traffico complessivo di passeggeri; è l’ottavo porto italiano per le rinfuse solide e il 9° per le rinfuse liquide; è il 13° porto per traffico di contenitori; secondo i dati Istat relativi al 2012, Savona-Vado è il 12° porto italiano per traffici complessivi, sopravanzando 5 porti considerati “core” dalla proposta di riforma e quindi candidati a mantenere lo status di Authority; l’indice di efficienza elaborato dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti colloca l’Autorità Portuale di Savona nel 2012 davanti a 7 porti considerati “core”; è il quinto porto in Italia per gettito fiscale generato (1,2 miliardi di euro) davanti a 12 porti “core” ed è al 7° posto per entrate da canoni di concessione; nella rada di Vado Ligure sono in corso i lavori per la realizzazione dell’unico reale intervento di sviluppo del sistema portuale italiano, la piattaforma contenitori di APM Terminals che, in un’operazione di project financing da 600 milioni di euro (155 dei quali rappresentati da un finanziamento concesso all’Autorità Portuale di Savona dalla Bei), coinvolge il più importante operatore mondiale (Maersk), dove saranno movimentati a regime circa 800 mila teus/anno; il porto di Savona – Vado rappresenta la maggiore impresa della provincia con 2.500 persone direttamente in attività su un milione di metri quadrati di superfici operative e 5 km di banchine.

Un’applicazione frettolosa ed ideologica della riforma, così come è stata enunciata – precisa la Camera di Commercio savonese – oltre a indebolire direttamente il settore portuale savonese e ligure, produrrebbe un drammatico peggioramento dell’efficienza delle strutture amministrative coinvolte e avrebbe pesanti ricadute sul sistema produttivo non solo provinciale ma di un’area più vasta, che comprende le regioni del Nord Ovest, le cui imprese traggono dalla sfida competitiva in banchina rilevanti vantaggi in termini economici e di efficienza”.

Il documento sottolinea come l’esclusione di Savona – Vado dai porti “core” così come intesi a livello europeo dipenda da un unico criterio – il mancato raggiungimento della soglia minima dei traffici – obiettivo che peraltro sarà centrato già nel 2017 con l’avvio dell’operatività della piattaforma contenitori.

E’ una rivendicazione di ruolo, quella del porto savonese, sostenuta anche dal tasso di innovazione introdotto sia nella gestione operativa (il sistema ferroviario indipendente per la movimentazione delle merci, le tecnologie d’avanguardia nella manipolazione di merci e contenitori), sia nella gestione delle risorse umane e finanziarie.

“Ma al di là di ogni cifra, c’è una ragione di fondo alla base dell’impegno con cui il sistema delle imprese savonesi si oppone con fermezza ad una riforma che preveda l’abolizione dell’Autorità Portuale di Savona. La forte propensione all’export delle aziende locali, l’internazionalizzazione come fattore determinante per la ripresa, il rafforzamento delle infrastrutture come pre-condizione per sviluppare non solo la logistica ma anche l’industria e il turismo dipendono in larga misura dall’efficienza dell’attività portuale e dalla capacità di coordinamento tra istituzioni, imprese e porto” conclude la Camera di Commercio di Savona.

 

il 17 aprile A.D. il quotidiano on line più amato dai savonesi titolava: Fusione Port Authority Genova e Savona, i dipendenti chiedono un confronto con Cgil: “Favorevoli senza interpellarci”

I dipendenti dell’Autorità Portuale di Savona si sono riuniti questa mattina in assemblea per chiedere un confronto con Claudio Schivo e Alessio Ghiso, della segreteria provinciale di Filt Cgil, con l’obiettivo di “manifestare il nostro totale dissenso rispetto alle posizioni favorevoli da essi assunte in merito all’accorpamento dell’Autorità Portuale di Savona all’Autorità Portuale di Genova previsto nella riforma dei porti attualmente in discussione”.

Una presa di posizione che fa riferimento, in particolare, al comunicato congiunto delle Filt di Genova e Savona dello scorso 4 aprile. I dipendenti si dicono sconcertati per non essere stati ascoltati prima dell’emissione del comunicato: “Riteniamo che il porto di Savona-Vado debba essere incluso con pari dignità e rappresentanza in un coordinamento del sistema portuale ligure insieme a Genova e La Spezia, senza consentire invece la perdita di un fondamentale “motore” di sviluppo per l’economia locale e nazionale quale l’Autorità Portuale di Savona ha dimostrato di essere nella propria storia”.

“Il porto di Savona ha livelli attuali di traffico tali da superare molti porti salvaguardati dalla riforma, oltre a vantare eccellenze che collocano il nostro scalo ai primi posti nazionali – dicono con orgoglio i dipendenti della Port Authority savonese – La conclusione dei lavori per la costruzione della piattaforma contenitori di Vado Ligure, opera realizzata in partnership pubblico-privata insieme al maggior operatore mondiale del trasporto containerizzato, consentirà inoltre a Savona di entrare nei primi 5 porti container italiani”.

“Il porto di Savona è il 5° porto italiano per gettito fiscale generato, davanti a 12 porti considerati “prioritari”; è al 7° posto per entrate da canoni di concessione e presenta indici di efficienza interna superiori a molti porti “prioritari”, ricordano. “A differenza di molte altre realtà portuali italiane ha dimostrato efficienza operativa nella realizzazione di tutti gli interventi infrastrutturali finanziati. Oltre ad avere prospettive di incremento, in controtendenza con l’intero territorio ligure, grazie a molti progetti di sviluppo già in cantiere, rappresenta la maggiore impresa della provincia con migliaia di lavoratori sia diretti che dell’indotto”.

Vogliamo pertanto difendere con determinazione il lavoro svolto dal personale dell’Autorità Portuale di Savona e da tutti gli operatori pubblici e privati del territorio che hanno contribuito fattivamente e nel tempo ad ottenere risultati di crescita e competitività del sistema sui mercati mondiali dei trasporti marittimi e della logistica – dicono – Siamo contrari all’accorpamento anche perché la nostra provincia ha già vissuto tanti casi di accorpamenti di pubbliche amministrazioni a favore del capoluogo regionale ed in tutti i casi le sedi periferiche sono diventate da subito irrilevanti e svuotate nei compiti e nell’organico”.

“Non intendiamo ripetere la stessa esperienza che indebolirebbe fortemente la funzione di ciascun lavoratore con conseguenti rischi occupazionali oltre a svuotare il territorio di un organo di governo strategico per lo sviluppo occupazionale, economico e sociale – concludono – Ci uniamo quindi con forza a tutte le istituzioni savonesi, i rappresentanti politici del territorio, le associazioni di categoria, le segreterie generali provinciali dei sindacati Cgil, Cisl e Uil nell’azione volta a modificare l’ipotesi di riforma, salvaguardando così la realtà savonese”.

il 24 aprile A.D. il quotidiano on line più amato dai savonesi titolava ancora: Accorpamento Port Authority, si rafforza il fronte savonese del “no”. Di Tullio: “Intervenga la Regione”

Si rafforza il fronte del no “savonese” per l’accorpamento delle Port Authority di Savona e Genova. Questa mattina in Comitato portuale il vice sindaco di Savona Livio di Tullio ha portato sul tavolo il documento con il quale il Consiglio comunale si oppone a questa ipotesi. “E’ un sentimento diffuso in città che arriva dalle categorie economiche e dai sindacati. La situazione nazionale è ancora confusa, ma è giusto evidenziare la necessità di una proposta ligure per il futuro delle Port Authority” – dice Di Tullio.“La Regione ed il presidente Burlando possono fare una proposta che tenga assieme le nostre realtà portuali senza rinunciare alla propria autonomia” conclude Di Tullio.E l’assessore regionale Lorena Rambaudi sottolinea: “La Regione si sta attivando con i territori, tutti, e cercheremo di tenere in considerazione le esigenze di tutte. E’ chiaro che bisogna lavorare ad una sistema di portualità ligure, nell’ambito di una riforma unitaria che possa garantire massima competitività ai nostri porti”.Per il presidente dell’Autorità Portuale di Savona-Vado Gianluigi Miazza:Non deve essere certo una questione di campanile ma di sistema della portualità ligure e del ruolo del comprensorio portuale di Savona-Vado, anche in vista della realizzazione della piattaforma Maersk. Dobbiamo pensare in maniera positiva e costruttiva, operando con la regia della Regione per avere la migliore riforma possibile e aumentare ancora i nostri traffici marittimi”. Più interrogativi che certezzeChecchè se ne dica, il porto di Savona-Vado non è stato considerato come porto “core network” per la realizzazione del.piano trans-europeo dei trasporti, c.d. TEN-T.Mai usato l’alibi della mancanza di un piano nazionale dei trasporti per favorire campanilismi? solo con le Autorità Portuali? che funzione ha il Panero di Albenga tra l’aeroporto di Nizza e quello di Genova? il sodalizio fà più danni della grandine? dopo aver suonato la vanvera, conviene distrarsi ascoltando “il Carrozzone”, brano tra i più famosi cantati da Renato Z.

(Il testimone scomodo)

– Link :

– Porto Savona Vado, ka camera di commercio, dieci buoni motivi per difendere l’autonomia –

http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-13-897_it.htm

http://www.tentdays2013.eu/Doc/b1_2013_brochure_lowres.pdfhttp://www.camera.it/leg17/465?area=32&tema=638&La+politica+europea+dei+trasporti+e+le+reti+TEN-T


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