Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S. Spirito, addio all’hotel Cristina. Fronte mare con parcheggio. Chi se ne frega ?


L’attrezzatura ricettiva secondo la guida turistica di Borghetto S. Spirito del 1966 elencava un albergo, sei pensioni e 3 locande. Gli anni del boom in Riviera. Nella lista c’era la pensione Cristina, poi diventerà hotel- ristorante. Affacciata sul mare e sull’unica area verde di rispetto cimiteriale rimasta. Di fronte a capo Santo Spirito e al Castello Borelli con parco; da decenni si annuncia il rilancio e trasformazione a hotel a 5 stelle lusso e una parte residenziale. Intanto il Cristina, struttura ricettiva, su 4 piani, 16 camere, ha abbassato le serrande.

 

Segue la sorte dell’hotel Majestic, più ‘giovane’, nelle centrale piazza della cittadina, da anni ‘monumento’ all’abbandono. C’è l’immobile in riva al mare dell’Acli, ex pensione Belsoggiorno, in abbandono, con cartello vendesi. La pensione Laura, ex Virginia, di via Viglieri che ora ospita la sede dei Servizi Ambientali Spa.  C’era la pensione Elisabetta, il Petit Hotel nei grattacielo Panorama. Il Saint Tropez, trasformato in alloggi, come l’albergo Jenny. C’era da Mario (ristorante squisito), Evelyn, Martha, Milano (recuperato a residence), Il Tartarino. Miramare, sul lungomare Matteotti con 30 camere.  Il Primosole, a ponente, demolito, ottima cucina, gestito dalla famiglia Bolla di Loano.

L’hotel Cristina ha chiuso i battenti, fronte mare, con parcheggio, a ponente di Borghetto S. Spirito

Tutta colpa degli albergatori ? E’ inutile girare attorno al problema. Modestamente lo scriviamo da 20 anni. L’industria alberghiera è stata seppellita dalla forza della speculazione, dalla miopia politica, dalla disinformazione dominante che aveva interessi alla luce del sole sul fronte della pubblicità e delle agenzie immobiliari, a cui si è aggiunta la insidiosa lobby dei Bagni Marini. Il tutto all’insegna più c’è gente e più incassiamo. Un errore clamoroso perchè qui non siamo sulla Riviera Romagnola. Sta di fatto che mentre in Riviera il turismo alberghiero è a rotoli, sulla Costa Azzurra è un fiorire di nuovi alberghi. Non parliamo di altre mete turistiche che hanno saputo privilegiare l’ambiente, valorizzando l’intero territorio. Una scelta prioritaria che in primis avrebbero dovuto fare i vertici degli albergatori.  Invece in modo trasversale, dopo l’abbandono di Carlo Buccelli (primi anni ’80), sono scesi a compromessi sempre più al ribasso. E non ci riferiamo certo ai singoli operatori, meno uniti ed incisivi dei titolari di stabilimenti balneari. Questi ultimi hanno sempre avuto un leader capace e scaltro (Riccardo Borgo), gli altri  Mario Ponziglione (imprenditore, l’ hotel a 4 stelle trasformato in alloggi), Angelo Marchiano (albergatore con interessi nel settore immobiliare), Massimo Parodi (sostenuto dalla sinistra e dai poteri delle cooperative di Savona, gran comi prima a Varazze, ora ad Alassio), poi è stata la volta del debolissimo, ma pimpante Angelo Galtieri (oltre 250 articoli e interviste, prima donna nelle passerelle effimere), infine molte speranze in gran parte andate deluse con Franca Roveraro Cappelluto, la famiglia ha importanti e vitali interessi edilizi nelle province di Imperia, Savona e oltre, con il marito Enzo, alle prese con decine di alloggi invenduti, il licenziamento di oltre un centinaio di dipendenti. Almeno lui è stato risparmiato, i mass media non hanno scritto una riga, non certo per colpa sua.

Non scherziamo più, si fa per dire, su questo dolorosissimo capitolo. Che se da una parte ha corroso un sistema produttivo d’eccellenza, dall’altra ha penalizzato, nella indifferenza di molti, migliaia di posti di lavoro. Non c’era solo la mancanza di una mente forte, autonoma, capace di dire basta all’insaziabilità di confraternite degli interessi edilizi (proprietari di aree, immobili, professionisti ed affini), ma di creare coesione e fare opinione, non i mezzibusti in televisioni, sui giornali e web, lasciando andare in rovina il patrimonio alberghiero. Una falsa riga di quanto è accaduto nel mondo della nostra agricoltura, ad iniziare dalla pianura ingauna. Anche in questo caso per responsabilità soprattutto della Coldiretti e dei suoi rappresentanti; alcuni sono sulla scena pubblica da quasi mezzo secolo ed almeno loro hanno potere e qualcuno ha fatto fortuna. Il settore è rimasto in balia della concorrenza sleale e dell’impossibilità di piazzare il prodotto senza intermediari. E’ mancata, insomma, la rete di vendita che la principale associazione di categoria doveva  organizzare a tappeto.

Oggi parliamo di Borghetto, ma il disastro è comune all’intero ponente ligure. Dobbiamo ringraziare quanti hanno continuato a vendere illusioni, non hanno saputo ribellarsi tanto per fare un esempio  alle stangate Imu sugli hotel ed era superfluo sbandierare: Siamo indignati, non siamo un bancomat e poi consentire le allegre politiche degli sprechi di molte amministrazione pubbliche. Non si poteva immaginare di essere premiati quando si è rimasti ciechi e sordi di fronte alla distruzione della costa, dei suoi valori tradizionali.L’hotel Cristina ha chiuso i battenti da oltre un mese. Ebbene pare non interessi a nessuno se la terra ligure ponentina viene privata di un’altra attività non parassitaria,capace di offrire posti di lavoro e dove le macchine non potranno sostituire l’uomo. E’ la cultura del menefreghismo, degli affari di un scellerato berlusconismo ventennale (quante speranze aveva suscitato la sua discesa in campo sull’onda dello scandalo di mani pulite). E’ seguito lo snaturamento dell’ideologia della sinistra moderata (berlingueriana, pertiniana) e del sindacato trasformato in buona parte in casta. Almeno secondo un pensiero assai diffuso, vedi le ultime mosse del giovane presidente del consiglio Renzi.

La storia del Cristina  era iniziata a fine anni ’50, costruito dalla famiglia Berto Orsero, coniugato con Teresina Binda; il padre di Rosella Orsero aveva sposato Mario Cesare Alizeri, di soprannome Boiè, figlio di Mario Alizeri e di Elsa, cittadina tedesca. Un albergo famigliare gestito con professionalità, amore e impegno. Ai fornelli, con ottimi risultati, la signora Rosella. Poi la famiglia, con due figlie,  decise di migrare in Canada e il Cristina fu venduto, passando in varie mani e gestioni.

Oggi Rosella Orsero gestisce il Bad & Breakfast La Palma Blu, nella centralissima piazza  Libertà. Il segno dei tempi è forse quello della proliferazione di agriturismo, ma anche  le difficoltà e le insidie che ancora caratterizzano gli strumenti urbanistici in itinere. Difficile far passare l’idea che occorre recuperare aree e forze per il rilancio di ciò che resta dell’agricoltura, spesso dietro gli agriturismo si celano altri interessi in prospettiva. Gli esempi non mancano di aperture, chiusure, trasformazioni. Si tenga conto che è un settore in cui si può usufruire di contributi e benefici. Come è accaduto, del resto, senza andare lontano nella vicina Ceriale dove l’azienda agricola che è stata della famiglia Nucera aveva ricevuto dalla Regione fior di contributi a fondo perso ai tempi del teardismo. E oggi c’è una villa sotto sequestro e l’intero complesso agricolo (serre all’avanguardia) abbandonato, nel mirino dei creditori. Oggi avanzano nella piana di Borghetto e Toirano gli agriturismo, ma può fare turismo popolare anche un ‘impianto produttivo (sic!) per la realizzazione di un’area di sosta in località Marici, in variante al piano regolatore generale.

 


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