Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Carisa Savona integrazione dietro l’angolo. Cosa cambierà ?


L’autorevole quotidiano economico-finanziario di Confindustria, Il Sole 24 Ore, di mercoledì 16 giugno, dopo un colloquio con il presidente Castelbarco e l’ad Montani, ha scritto tra l’altro: “…Non è esclusa, dopo l’incorporazione di Carige Italia, l’integrazione delle Casse di Carrara e Savona e della Banca del Monte di Lucca, mentre la Banca Cesare Ponti  diventerà il polo  del private banking…”. Grosse novità in vista pare attendono la Carisa, il forziere in salute che non è afflitto dai malanni che ha colpito la capogruppo. Non solo, lo stesso quotidiano ha sparato bordate, per ora a salve, contro il l’ex “principe” Berneschi che nonostante le disgrazie ha continuato, via interviste, ad ammonire, a brandire la spada. Proprio lui che già ai tempi di Angioletto Viveri, l’ex re rosso di Albenga, aveva varcato ripetutamente il palazzo di giustizia di Savona, interrogato più volte dall’allora sostituto procuratore della Repubblica, Alberto Landolfi. Come andò a finire nessuno pare lo ricordi.

Il piano di risparmio nella ristrutturazione del Gruppo Carige  prevede l’integrazione delle Casse di Risparmio e del Banco del Monte! Ovvero la soppressione dei rispettivi consigli di amministrazione, tra i quali quello presieduto dal poliedrico Luciano Pasquale. Un modo per eliminare anche le poltrone di dr. Giovanni Berneschi che in virtù della sua presenza alla Cassa di Risparmio di Savona e a quella di Carrara, mantiene, tuttora,  nonostante l’inchiesta penale e di Banca Italia, la prestigiosa carica di vice presidente dell’ Abi.
A giudicare dalle forze in campo e dallo scacchiere sarà un bel terremoto, a piano avvenuto.  Peraltro i patti parasociali annessi alla vendita di Carisa prevedevano la sussistenza del Cda di Carisa sino al 2015. C’è chi prega e spera affinchè nulla cambi almeno fino a quella data.
Rimane l’ingiustizia di penalizzare  Carisa, la banca dei savonesi, che risulta essere molto più in salute della Carige, malgrado gli Orsero, i Nucera ed altri noti e meno noti, con i rispettivi incagli. Peccato che la trasparenza e le cronache ci abbiano fino ad oggi elargito solo una parte della verità.
LA PULIZIA SU CARIGE E LE ALCHIMIE DI BERNESCHI IN MALA SALUTE
Giovedì, 10 aprile, nella rubrica ‘parterre’ del Sole 24 Ore, pagina 29, si leggeva il titolo sopra citato. Alcune frasi significative estrapolate: ” L’operazione verità sul bilancio 2013 di Carige voluta dall’ad Piero Luigi Montani, svela definitivamente  gli ‘artifici contabili’ con cui per più di un lustro la gestione Berneschi tendeva ad occultare la stato di (mala) salute della banca genovese. Quando si perdono in un solo anno, 1, 76 miliardi di euro su un attivo di soli 42 miliardi vuol dire cancellare in un attimo quasi 10 anni di utili passati. Già, perché Carige mostrava contrariamente alle altre banche ed al contesto macro-economico una redditività individuabile.  Ora si capisce che era fittizia. Carige dal 2007 al 2011 faceva una media di 200 milioni di utili l’anno.  Queste mentre le altre banche flettevano paurosamente. Grande abilità o miracolo ? Più la seconda che la prima, dato che Montani ha pulito drasticamente il bilancio da crediti malati che evidentemente erano tenuti in bonis consentendo cosi quel filotto straordinario di utili immuni alla crisi. Le sole svalutazioni dei crediti deteriorati nel 2013 sono infatti raddoppiate alla cifra record  di 1 miliardo, tanto da azzerare del tutto il margine di mediazione. Mondani ha anche dato un colpo di ramazza alle valutazione iperboliche tenute per anni a bilancio da Berneschi dei prezzi pagati per acquisire banche e sportelli. Un colpo durissimo. Quegli avviamenti  sono stati svalutati d’incanto per 1,6 miliardi, Pulizia doverosa ma che annulla i benefici dell’aumento di capitale da 800 milioni…Lo stato di salute è anche dato dal prezzo di Borsa.  Carige è l’unica banca italiana che non ha partecipato al rally…il motivo è ora evidente”.
Non fa una grinza l’affresco del quotidiano degli industriali italiani. Forse non c’era più spazio per chiedersi: possibile che il ‘mago Berneschi‘ abbia fatto tutto e sempre da solo ? Non aveva, ad esempio, un potentissimo e silenziosissimo vice presidente il cui nome risponde a Alessandro Scajola, reddito dichiarato da 400  mila euro l’anno.  Il figlio è un solerte dirigente di Forza Italia Imperiese, picconatore  in consiglio regionale del ‘regime Burlando’, della miopia dei Comuni incapaci di consorziarsi laddove si devono realizzare opere di interesse comprensoriale, grande assertore (a parole) del rilancio – priorità dell’entroterra, ad iniziare dal disastratissimo suo imperiese, provincia da sempre Dc, poi Forza Italia e Leghista. Mal ripagato, il territorio, se non con elemosine, contributi a pioggia in salsa clientelare soprattutto in prossimità di consultazioni elettorali.
Ora un candidato presidente della Regione, Raffaella Paita, spezzina, come abbiamo già avuto modo di scrivere, intervistata dal TG 3 Liguria, ha indicato come prima priorità proprio l’entroterra. Perlomeno ha avuto il coraggio di seguire il positivo esempio di lungimirante presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, per 10 anni assessore e dal 1989 allo scorso anno, pagatissimo Landeshauptmann della provincia Autonoma. Lassù la collina, la montagna ha avuto la priorità assoluta rispetto alle città, alla pianura.  Il contrario di quanto è avvenuto sulla nostra fascia costiera.
I Berneschi che finanziavano, gli Scajola che proteggevano, hanno qualcosa da farsi perdonare? Pare di no, forse sono vittime incomprese.
L. C.

L.Corrado

L.Corrado

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