Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Seconde case in Liguria, una torta che affascina


Le agenzie immobiliari censite nei registri delle Camere di Commercio liguri sono 2520 (2.261 nel 2009), superando di gran lunga il numero di alberghi tradizionali. Ma l’appeal resta tutto rivierasco, grazie a sponsor a destra, al centro, a sinistra. L’entroterra serve solo per l’illusionismo e gli annunci di rilancio che si ripetono da almeno 30 anni.  Langue l’entroterra vero savonese ed imperiese. Il motore dell’immobiliare resta il Savonese, con oltre 62 mila seconde case, altre in arrivo anche con lo sbandierato ‘volume zero’.  In termini di concentrazione emergono, con punte del 57% sullo stock – rivela Il Sole 24 Ore – Andora, Bergeggi (amministrate da giunte di centro sinistra), Borghetto S. Spirito, Borgio Verezzi, Ceriale, Finale Ligure (centro destra). Nel savonese, nell’arco 2007- 2012,  la quota di compravendite è scesa del 41%, con un record negativo per il settore industriale (-30%). Le seconde case risultano il segmento meno in  frenata (-17%), sebbene con una netta compressione dei fatturati (-35%). Non sarà un caso se tra i meno ostili alla giunta Burlando e C. ci sono impresari edili, agenti immobiliari e Bagni Marini.

Il consulente scientifico di Assimil, Leopoldo Sdino, architetto, è docente di economia ed estimo al Politecnico di Milano, nonchè responsabile del relativo Real estate valutation center dice: “ La Liguria è un vero e proprio caso perchè ha l’Hai (housing affordability index) più basso d’Italia. “

Si tratta di un indice usato per capire dove convenga avviare nuove attività immobiliari. Coniuga prezzo delle case e reddito degli abitanti, e fa così emergere quante reali opportunità hanno gli indigeni di comprare in loco.  In controluce, racconta molto delle seconde case. In Liguria l’Hai è negativo in 65 Comuni su 235 (record a Portofino, -63,9%), appena positivo in altri quattro. I prezzi? Sul fronte mare, ad Alassio, non si vende a meno di 12 mila euro al mq. In generale, sempre in Liguria, nel secondo semestre 2013, il network Tecnosa, 76 agenzie, segnala un ulteriore generale ribasso del 4,7% delle quotazioni per la fascia alta, nuova o ristrutturata, peraltro in linea col trend nazionale delle seconde case.  E’ partito, secondo l’architetto Sdino,  il mercato sotto i 150 mila euro o sopra i 600 mila, la fascia media invece è ancora ferma. In taluni casi condizionati, ad esempio dalla necessità urgente di vendere e dalla presenza di compratori con tanto tempo e tanto cash, il prezzo può scendere di oltre un terzo rispetto ad un valore già ribassato. Momenti di possibili buoni affari, quindi.

Per Federico Garaventa, presidente Ance Liguria, purtroppo la seconda casa risulta l’agnello sacrificale di qualsiasi politica fiscale, e ciò frena lo scenario.  Mentre Luigi Bairo, presidente regionale Fimaa, annuncia che si torna a vedere investitori che puntano ai secondi prezzi e pensano poi di affittare. Stimola la prospettiva della cedolare secca.

Liguria regina incontrastata di seconde case e del record di chiusure alberghiere tipo tradizionale.  Ci sono 1,1 milioni di posti letto disponibili nelle seconde case (2013), a fronte di residenti per 1,6 milioni. Le abitazioni non occupate rilevate  sono oltre 523 mila, di cui il 61, 4 usato però per vacanza, quindi  oltre 320 mila seconde case. Un universo che fa gola ai Bagni Marini e alle agenzie immobiliari, ai panettieri, ai supermercati, ai bar e pizzerie (entrambi inflazionati e  caratterizzati da chiusure, aperture, cessioni, nuove gestioni). Il comparto abitativo, sempre nel 2013, ha dato corpo a 57,7 milioni di presenze. Il fatturato stimato in 330 milioni in termini di apporto  all’economia locale, di cui 138 riferibili alle case in proprietà  e 194 agli affitti.

In questo scenario il Piano casa, le leggi nazionali, i piani urbanistici comunali continuano a pompare cemento, ma soprattutto migliaia di nuovi vani. In una Regione rimasta poverissima di infrastrutture stradali e ferroviarie, parcheggi, verde pubblico, con il top di frane, smottamenti, allagamenti, interruzioni di strade, a loro volta con decine di cedimenti, avvallamenti. E dire che il presidente Burlando ha voluto assessore all’urbanistica uno dei più bravi avvocati dell’imperiese esperto in materia.  E sono in molti a sapere che chi si batte contro lo sviluppo edilizio, il blocco di aree, è destinato a perdere le elezioni. Ci sarà pure un ragione, una responsabilità. Ci sono troppi interessi in gioco e chi denunciava la forza del ‘partito del cemento’ pare sia entrato in crisi.  Preferisce approfondire, occuparsi di altre  vicende. Sono anni che non c’è un’inchiesta giornalistica degna di questo nome, capace di mettere a nudo cifre, numeri, nomi e cognomi, società, intrecci, volume di nero, l’esplosione di artigiani edili comunitari dell’Est, albanesi, la diffusissima manodopera extracomunitaria, oppure romena, a prezzi da super saldo, con più operai non in regola che quelli regolarizzati, o fatti risultare artigiani. Un concorrenza imbattibile per le imprese italiane serie, quelle famigliari costrette a chiudere una dopo l’altra  e di cui non si parla.

Il business fa gola a troppi e l’illegalità trova un terreno fertilissimo.


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