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Liguria e Basso Piemonte

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Ecco *notizie da Monesi* ma mancano l’unico nato ancora in vita e i due residenti


La promozione e l’informazione hanno ‘messo casa’ nel Parco Alpi Liguri, a Monesi divisa in due frazioni (una di Triora, l’altra di Mendatica). In dolce attesa, da qualche decennio, di robusti investimenti pubblici e privati. Monesi ha indossato l’abito della ‘vecchia signora’. Un gruppo di ammiratori stanno cercando con la materia prima di cui dispongono, dalla buona volontà e dall’estro, di farla apprezzare e rivivere con tutti i suoi pregi e qualche carenza. Diciamo subito che ci sono molte inedite sorprese che in altre realtà del Bel Paese farebbero notizia da prima pagina o quasi. Un solo residente, il secondo avvolto nel mistero. C’è un nato, venuto alla luce in un ‘teccio’ nel lontano 1927: unico monesino  doc degli ultimi due secoli.  Non è forse un guinnes ? 

Mendatica in primo piano, da ds, Aldo Pelassa e Vittorio Pastorelli, classe 1927, unica persona vivente nato a Monesi nella storia degli ultimi due secoli.

Monesi magica località delle Alpi Marittime. Tra le rare in Italia che  – da quando era meta di soli pastori, nella transumanza estiva – può annoverare un concittadino ancora in vita. Con il suo album-tesoro dei ricordi, dall’infanzia alla gioventù. E’ Vittorio Pastorelli venuto al mondo in uno dei primitivi ‘tecci’ il 24 agosto 1927. I genitori occupavano un manufatto di pietre, tetto di lastroni caratteristici, locale cucina tramezzato, pavimento di terra, stanza con ingresso indipendente,  stalla,  fienile. L’immobile negli anni ’70 è stato venduto e ristrutturato a seconda casa.

Vittorio, fiero e custode di antiche tradizioni montanare, della fatica e della solitudine nelle ‘morghe’, apparteneva al ceppo dei Becchei.  I papè era Ottavio (Taviè) la mamma Margherita Gastaldi (Maitin).  Il secondo figlio, Bruno, è morto negli anni ’90. Una famiglia che accudiva un centinaio di pecore. Vittorio vive a Imperia e finchè ha potuto guidava l’utilitaria; trascorre l’estate a Mendatica con la figlia, il genero, il nipote dipendente dell’Autofiori. Vittorio è rimasto il solo testimone vivente cresciuto fin da bambino nella vecchia Monesi dove non c’era luce, il buio illuminato da lanterne (acitelene) e rare candele. Una decina di pastori, uniti nella solidarietà di un comunità che aveva vissuto le atrocità della guerra, della lotta tra Partigiani, di invasori tedeschi, San Marchi, Brigate nere. Testimoni, alcune donne, di fucilazioni. I ‘condannati’ scavavano la fossa, la ‘misuravano’. E’ accaduto che prima del colpo finale gli volessero togliere la fede nuziale, chi l’ha ingoiata veniva squartato. Tutto sotto gli occhi di qualche adulto e bambina. Dopo anni i tedeschi sono tornati a recuperare le salme.

Vittorio è forse l’unico vivente a conoscenza dei 5 componenti del Comitato di Liberazione antifascista attivo tra Mendatica, Monesi, Valcona, Le Salse, San Bernardo:  si trattava di Domenico Alberti, Genio Ascheri, Armando Corrado, Giovanni Gandolfo e Pietro Porro.

In inverno, lo scolaro Vittorio frequentava la scuola a Garlenda (entroterra ingauno), per un periodo le elementari di Piaggia (Briga Alta).  E’ venuto al mondo negli anni della ‘grande miseria’, di quanti hanno vissuto la tragedia della Prima Grande Guerra, molti compaesani costretti al ‘fronte’ – la prima linea di fuoco – , hanno servito la Patria per 5-7 anni, giovanissimi, strappati a famiglie umili, dignitose. C’è chi non è più ritornato.  Ci sono i testimoni della dittatura fascista e di vessazioni di combattenti partigiani. Hanno vissuto soprattutto il periodo del ‘razionamento’ e della tessera per i generi alimentari di prima necessità. La ‘borsa nera’. I rastrellamenti, gli incendi di case.

La seconda novità più  ‘moderna’, a cui forse nessuno fa caso, sono i residenti iscritti all’anagrafe, a Monesi di Triora. In un caso la cittadina porta un cognome  noto, Silvana Lanteri, classe 1961. L’altra compaesana è avvolta da un piccolo mistero che vogliamo lasciare tale: nascita nel 1994, ma di Bianca Madalina Adam sappiamo poco. Solo una paio di persone della zona sono a conoscenza del segreto.

C’è Monesi di Mendatica con i suoi aneddoti, una storia mai raccontata, se non a sommi capi.  C’era in origine un’osteria. Ha ospitato nei primi anni  del ‘900 e fino al 1957 la Caserma della Guardia di Finanza. Era considerata zona di confine con la Francia, di potenziale contrabbando. Abbiamo  raccolto memorie e testimonianze dirette, elaborando minuzioso elenco di chi l’ha abitata, del numero di greggi: la generazioni dei nonni, dei figli, dei nipoti. I periodo di ‘splendore’, i guasti provocati dall’uomo (non dai pastori) che non ha tenuto conto di cosa avrebbe significato conservare almeno il fascino dell’antichità (non parliamo di secoli). Come si è fatto in alcune zone dei Pirenei, della montagne Austriache e Bavaresi. Oggi  poli di attrazione e benessere.

Ad un tiro di fucile, al di là del Tanarello, a metà anni ’50, era iniziata la ‘favola’ vera. Per un periodo era la ‘piccola Svizzera’ delle Alpi Marittime. Brillava il firmamento dei banchieri Galleani, fioriva l’economia locale e a valle. Un via vai di turisti, vacanzieri, sciatori, visitatori, frequentatori della più lunga seggiovia d’Italia (poi smantellata); ricostruita in parte, grazie all’intervento della Regione Liguria e dei Fondi Europei, interdetta in estate (una follia!). Forse sarà allungata per arrivare sotto il maestoso e secolare Redentore.

La nuova Monesi è sorta interamente nel Comune di Triora. Occupando un ex proprietà Tascano. Ha ospitato una tappa del Giro d’Italia. Attraeva i pullman di turisti stranieri che soggiornavano in Riviera, da Pasqua a fine ottobre. Ha attratto investitori, di chi voleva assicurarsi una seconda casa in montagna (cinque palazzi, un hotel ora ridotto in rudere, un paio di palazzine dove l’acquirente più illustre, deputato Dc, all’epoca era Alessandro Scajola).

Dopo tanto splendore ed altrettante traversie in caduta libera, Monesi di Triora ora ospita il più piccolo centro ‘turistico’ d’Italia per 12 mesi all’anno. E’ formato da un piccolo albergo-ristorante-bar- negozio specialità alimentari (dove c’era la stazione della seggiovia). Un bar-tavola fredda della famiglia del benemerito e compianto sindaco Guido Lanteri. Quindi i locali del noleggio di scii.

A coordinare e iniettare passione, entusiasmo, da qualche anno, è attiva l’Associazione Monesi Young. Giovani della Riviera, animati da spirito di iniziativa e  convinti che il grande sogno si avvererà. A diramare, via internet, la cronaca di Monesi  con l’Info Parco Alpi Liguri, è una tenace e preparata Daniela Girardengo. Un cognome che ci riporta al grande e mitico ciclista.

E per finire, un ammirevole esempio di collaborazione e di speranza che coinvolge i due Comuni ‘comproprietari’ di un paradiso terrestre che l’uomo non è riuscito a cancellare. Non perdiamoci neppure i programmi di Inverno nel parco Alpi Liguri. Vittorio, la ‘torcia’ monesina,  ci osserva da lontano col cuore gonfio di nostalgia, tra ricordi e rimpianti. E domandarsi, come tanti compaesani, che ne sarà della ‘mia terra natia’?  (L.C.)

 

 

 

 


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