Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Personaggi dimenticati / Salvatore Papadia, principe della ginecologia, lascia dopo 66 anni. Il cardinale Siri lo volle al Galliera


Il 12 novembre saranno 89 primavere. Con il 2014  il prof  Salvatore Papadia  non indosserà più il camice bianco. Un distacco triste per un uomo che ha dedicato l’esistenza allo studio, alla sofferenza, alla chirurgia, in ospedali e cliniche. Con rigore morale e professionale, lucidità, successo, lontano dai riflettori se si esclude un caso, rarissimo, a metà degli anni ’80, finito sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. Papadia specializzato in ginecologia (1951), urologia (1961), radiologia (1964). Due libere docenze: ginecologia e anatomia patologica.  Assistente universitario a Bari;  1° aiuto del prof. Debiasi nella clinica universitaria al San Martino (ginecologia).  Direttore della scuola di ostetricia a Savona (1970- al ’71). Primario al Galliera (1971), in pensione dal novembre 1996. Un periodo all’Università senza attività privata. Un centinaio le pubblicazioni.

Sono state alcune sue pazienti a segnalare a trucioli.it che il loro ginecologo avrebbe smesso l’attività a fine anno. Una perdita dolorosa per chi nel prof. Papadia (nella foto) riponeva da anni fiducia e serenità. Non è stato il ‘principe delle donne’, ma il ‘principe della ginecologia‘, così’ come lo furono ognuno nelle rispettive specialità, il prof. Debiasi, il prof. Romanzi rettore dell’Università, il prof. Vallebona direttore di radiologia e inventore della Tac. Il suo allievo e successore prof.Oliva; il clinico chirurgo prof. Battezzati che spaziava dall’addome al polmone e al cuor e. Il clinico medico prof  Scopinaro il cui figlio prof. Nicola è attualmente clinico chirurgo ideatore dell’intervento di diversione biliopancreatica nella terapia chirurgica dell’obesità e del diabete eseguito in tutto il mondo. Maestro del mio primogenito Francesco. L’urologo prof. Giuliani; l’ingienista prof. Petrilli ed il biochimico prof. Bonsignore.

Mi aveva indicato il prof. Papadia, il prof. Luigi Bruni primario di dermatologia a Savona – ricorda una settantenne della Riviera savonese -, sono stata sua paziente fino alla scorsa settimana quando mi ha dato la notizia che sarebbe stata l’ultima visita. Papadia, un medico d’altri tempi vien da dire, capace di presentarsi al capezzale la domenica mattina, rinunciando al suo grande amore, la barca a vela. E se lo riteneva necessario, utile, telefonava a casa per accertarsi delle cure, delle condizioni. Impossibile dimenticare anche l’umanità e la diligenza della sua segretaria  Rosanna che gli è  vicino da 39 anni. Per me- conclude la paziente – è stato come un padre. Ti metteva sempre a tuo agio, ti lasciava il numero di casa, il cellulare. Raccomandando ‘Se ha bisogno non esiti a chiamarmi‘.

Professore Papadia, esiste il colossale mercato della sanità – nei suoi vari aspetti di intervento diagnostico, terapeutico riabilitativo –  tende a corrompere molti addetti ai lavori.  Università e istituti di ricerca, medici e ricercatori, politici ed amministratori,  giornalisti ed editori rinunciano di fatto a diventare la centralità dell’ammalato per privilegiare altri interessi, conflitti di interesse e corporazioni inclusi. Allarme fondato, anche in Liguria?

Non stiamo andando bene. Stiamo pagando le conseguenze del ’68: moltiplicazione dei pani e dei pesci. Le Università erano 19. Molte infermerie trasformate in ospedali. Il 18 politico e gli esami di gruppo. Si sta cercando di rimediare, ma tornare indietro è sempre molto difficile. Spesso il valore della professionalità e della competenza viene surclassato dalle raccomandazioni.

Colpa dei liguri….e i ‘baroni in camice bianco’ ?

Non credo di essere nella lista dei baroni. Ho conosciuto ed apprezzato personaggi della levatura del prof. Carmine Alfredo Romanzi, il partigiano “Stefano’,  rettore dell’Università di Genova dal 1969 al 1984.  Ho conosciuto il cardinale Giuseppe Siri.  Nel 1971 avevo lasciato l’Università. Simpatie a sinistre, non ero un baciapile, non frequentavo parrocchie.  Sono stato chiamato al Galliera su decisione del direttore sanitario Zaninetta. Tutti i mesi si teneva un seminario tra i dipendenti del Gaslini, interveniva il cardinale Siri, andavo a sentirlo e mi capitava di parlargli.  Era un uomo, un vero uomo. Con Siri, il Galliera è cresciuto.

Se sono stato ‘barone’ ero sui generis perchè  sono sempre stato molto alla mano con gli assistenti e gli aiuti.  E’ vero, ero un accentratore, in particolare per tutti gli interventi chirurgici più difficili e mi prendevo  la responsabilità di tutto quello che succedeva. Al Galliera ho trascorso 25 anni.

I ricordi di infanzia, le origini….

Uggiano (Lecce) il paese natale, Papà era ispettore scolastico. Il nonno paterno era medico, 13 figli.  La mamma era maestra elementare.  In famiglia siamo tre fratelli medici. Lucio, primario ortopedico a Piacenza, è mancato; Franco, chirurgo plastico all’Università di Parma. A mia volta sono padre di tre figli. Marina è oculista; Francesco è chirurgo universitario alla Clinica del San Martino;  Andrea ginecologo dopo una fellow-ship all’Università di Miami in chirurgia oncologica. Lavora all’Istituto tumori di Milano. Dopo la cessazione della mia attività ho passato a lui il testimone.

Ginecologia ed ostetricia oggi e ieri. Cosa è cambiato per i medici.  

Ieri era più ostetricia che ginecologia. In parole semplici. Tutto fondato sulle mani in collegamento col cervello. Oggi c’è l’aiuto di tutte le apparecchiature elettromedicali.

C’è chi propone di eliminare l’intramoenia, danneggia i pazienti e crea liste di attesa. Che pensa?

Sono d’accordo. Per me è importante il contatto diretto e personale con la paziente. Invece  oggi è diventato soprattutto impersonale.

Quali sono stati i fattori di maggiore soddisfazione professionale…

La chirurgia oncologica dei tumori.  E’ molto complessa  e pochi sanno fare bene. Una passione che credo di aver trasmesso anche a mio figlio Andrea. Lui fa solo quello, non l’ostetrico. Per me il lavoro non è lavoro, ma un piacere, grande passione. Mi spiace smettere. Ho resistito.  Da un punto di vista finanziario-fiscale è  diventato un disastro. Ci sono gli studi di settore, le assicurazioni….. Questa è l’Italia del terzo secolo.

Il prof. Bruni, a proposito dei medici, ripeteva che il peggiore difetto è l’avidità. E’ d’accordo?

Preferirei non rispondere.

Come immagina la sua ‘specialità’ nel prossimo futuro?

Divisione netta tra ginecologia ed ostetricia.  Sono due cose completamente diverse.  La ginecologia deve dare priorità alla studio dei tumori, l’ostetricia a gravidanza. Si arriverà presto a separare le due discipline.

Oltre al ramo famigliare, quali sono le persone che nella vita ha apprezzato di più .

Il professor Romanzi come accennato. Era un uomo.  Il cardinale Siri, il direttore Zaninetta.

Ha un rimpianto.

Aver abbandonato l’insegnamento all’Università,  ero stato costretto.

Professor Papadia, ho avuto modo di ascoltare diverse sue pazienti, giovani e meno giovani. E’ un coro di elogi….Come vorrebbe essere ricordato?

Un uomo coscienzioso e onesto.  Non mi ritengo un benefattore, ma un lavoratore.

Ligure d’adozione, sangue salentino…

Ho sempre avuto rapporti con il paese d’origine.  Possiedo una casetta sul mare. La vacanza laggiù è una tradizione. Resto legatissimo. Nel 2003 hanno organizzato una festa e consegnato una targa “Per te che viaggi con la nostra terra e ritorni, ancora, a ritrovarne i profumi e la storia. I concittadini di Uggiano e Casamassella con affettuosa stima ed apprezzamento.

Può rivelare quello che lei considera un ‘segreto-gioiello’ della famiglia Papadia?

I miei figli hanno frequentato tutti dall’asilo alla maturità la scuola germanica. Insieme all’educazione rigorosa impartitagli da mia moglie che si è dedicata a loro a tempo pieno (io non avevo la possibilità di seguirli da vicino impegnato com’ero nel lavoro) ed ha formato il loro carattere. Fin dall’età di 8 anni sono andati all’estero, con scambi in famiglie, prima in Germania e poi in altri Paesi. I figli parlano correntemente quattro lingue. Dopo la laurea sono tornati  in Germania e in America.  Spero continuino i nipoti…

Una domanda ricorrente, la feci anche al compianto prof. Bruni che non aveva peli sulla lingua. La massoneria che conta ha un ruolo nella sanità, in Liguria? Non le chiedo di confermarmi o meno se è un affiliato….

Me l’hanno chiesto, ho risposto di no.

Professore, al Secolo XIX, negli anni ’80, era considerato un luminare. Finì in prima pagina per alcuni giorni…Tra l’altro, molti colleghi non la conoscevano. Abituati al prof. De Biasi, considerato il ‘principe delle donne’, un personaggio che giocò il suo ruolo fino in fondo. Arrivava al San Martino  con una fiammante Maserati Ghibli, dalla quale usciva con disinvolta eleganza.  Sistemandosi l’eterno colorato foulard di seta, al collo. Se n’è andato quasi centenario. C’erano il prof. Giuseppe Pescetto, un ligure;  Vadora e Marialdi,  Salvadori, De Cecco, Ragni, Rugiati (big al San Paolo di Savona), Capitanio. Allora in redazione si diceva: con Papadia è tornata l’ostetricia che si riteneva ormai tramontata, in Liguria.

Ricordo benissimo quel caso, telefonate dalle redazioni dei giornali, richiesta di interviste. In realtà di casi difficili ne ho affrontati tanti. Penso si stata una vicenda che ha fatto scena. Si trattava di una gravidanza extrauterina, arrivata al termine, con il bambino nato vivo. Mentre si è ignorato l’aspetto più importante: un errore sanitario.  Se fosse stata fatta una diagnosi precoce si sarebbe stati tentati di intervenire chirurgicamente per evitare una perforazione intestinale da parte dei villi coriali. Invece l’ecografista ha scambiato l’utero vuoto per un fibroma uterino. Così la gravidanza è arrivata a termine e l’intervento laparotomico ha potuto estrarre un bambino vivo e vitale.  La vera bravura è stata di riuscire a portare via la placenta senza creare danni, proprio perché è inserita nell’intestino. E il rischio maggiore per la vita lo affronta la mamma”.

Grazie professor Papadia, auguriamoci di rendere un servizio alla comunità.

Difficile non essere d’accordo con quanti sostengono che il prof. Salvatore Papadia, al di là della suo lucido traguardo di vita e di professione, appartiene a quelle personalità benemerite da riscoprire, non dimenticare. Persone che lasciano un segno positivo nella società, nella storia più recente della sanità pubblica e privata. Capita che le figure imprenditoriali, professionali, nei mestieri che hanno avuto più incidenza siano anche quelle che, per la loro riservatezza e morale,  molto meno di altre hanno occupato le cronache mondane. Dal 1968 al 1980 ha ricoperto l’incarico di cattedra, senza retribuzione, di patologia ostetrica e ginecologia all’Università di Genova.

Personalità che, per fortuna,  in Italia, in Liguria, sarebbero ancora tante, ma se ne incontrano sempre di meno.

Luciano Corrado 

 

 


L.Corrado

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