Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S. Spirito, se n’è andato Giuseppe il ‘maestro’ cameriere che dava sempre del ‘lei’


Ciao Beppe, vorrei parlarti come se non fossi mai partito. Anzi, come mi avessi servito ai vecchi tempi, a ore ‘piccole’ , nel ‘tuo’ K 609.  Ma sento un dovere di testimonianza. Eri un cameriere gentile che non perdevi la pazienza anche quando avresti avuto mille ragioni per ‘gridare basta’. Eri il cameriere  che di fronte ad un cliente amico o più giovane non esaudivi l’invito a ‘diamoci del tu‘. Galateo e bon ton sotto la tua ‘divisa’.  In servizio, nella vita, nel lavoro, ti ricordo esemplare gentiluomo. Con tutti: ricchi e poveri. Con clienti danarosi che spendevano e quelli che consumavano una semplice pizza, minerale e caffè.  Gentilezza, educazione, attenzione per il cliente erano il bagaglio abituale. Anche quand’eri stanco di una giornata interminabile.  I tuoi cari possono essere orgogliosi. Hai vissuto gli anni d’oro di un locale che ormai fa parte della storia borghettina. Dal 1965 sempre sotto la regia di ‘Lammardo family’. Con grande onore.

Forse le nuove generazioni neppure lo sanno che siete l’unico  pubblico esercizio della cittadina che può esibire un pedigree di 48 anni. Una famiglia esemplare, da guinness dei primati in Riviera. 12 fratelli e sorelle, una coppia capostipite: meravigliosi mamma e papà. Persone alla buona, di incomparabile ricchezza morale, buon esempio di vita vissuta e praticata.  Lavoro, sacrifici, onestà, tante grandi e piccole virtù.  Mi colpiva il vostro immenso rispetto verso i genitori, senza eccezioni, le tante attenzioni e premure di cui erano circondati. Le ansie per la  loro buona salute. Ricordo la vostra parlata napoletana. Le risate schiette riuniti attorno al tavolo di famiglia, la gioia di una granitica comunità famigliare; unita, rispettosa, collaborativa, riservata. Ricordo quella foto di gruppo, anzi di famiglia, sul Secolo XIX-edizione di Savona che conservo alla stregua di reliquia. Erano gli anni da cronista di strada, di paese, abituè ed amico dei fratelli Lammardo, nella pizzeria simbolo del successo commerciale, della suadente ‘Riviera by night‘.  Con un altro locale del comprensorio vi dividavate i pienoni della notte: La Lanterna Verde di Loano quando apparteneva ai coniugi Montanella (originari di Asti), ma loro non servivano pizze. Giuseppe, cameriere d’altri tempi. Hai percorso gli anni ruggenti di Borghetto S. Spirito, insegnando l’arte del bon ton a  tavola. Persino nella ressa non dimenticavi  il buon giorno, buona sera, buon appetito. Le piccole apprezzate attenzioni, spesso poco praticate.  E se nel piatto restava qualcosa, immancabile la domanda: ‘...non era buono….?’.

  E’ difficile scordare l’uomo umile e semplice quale sei stato. Non è retorica per il ‘caro amico’ che ci ha lasciato. E’ il doveroso riconoscimento verso un signor ‘nessuno’ che era un uomo d’acciaio e emblema di rettitudine. Un gentleman  che ho voluto venire a salutare e ringraziare, per l’ultima volta, in un caldo e assolato pomeriggio  di luglio davanti alla chiesa di Sant’Antonio, a Borghetto S. Spirito, poco affollata. Non avevo lacrime, non avevo parole, caro Beppe. Solo ricordi, tanti ricordi ai tavoli del K. 609. Ho fissato gli occhi verso i tuoi cari, affranti. La tua inseparabile compagna e moglie, Caterina, l’adorato figlio Michele, le tue due gioie. I fratelli e sorelle ancora in vita. Non voglio far torto a nessuno perchè non lo meritano, se non li cito uno per uno. Troppo profondi e sinceri i sentimenti che cementano stima e affetto. Anch’io, un giorno, caro Giuseppe verrò a trovarti nell’aldilà. Ci incontreremo e torneremo alla parlare delle serate al K.609, degli amici che si ritrovavano con puntuale cadenza, in estate nel dehor sempre affollato fino all’alba, in inverno nei tre locali interni. In un baleno, davanti al tuo feretro, ho rivissuto alcuni momenti magici delle nostre serate. Avremmo dovuto essere qualche centinaio di ‘anziani’ a renderti l’ultimo onore. A quei tavoli, a quelle tavolate ci hai servito centinaia di volte. C’erano sindaci, il maestro Garassini che allora faceva l’orchestrale al Tabù di Alassio. L’inseparabile terzetto loanese formato da Pignocca, Gelmo, Angelo Panizza; c’era la mia compagnia con l’indimenticabile Piero Manfrino (dancing Saitta) e la moglie Marianne, qualche volta mi raggiungevano Piero De Giovanni (Sirena), gli amici Giorgio Genta, Domenico Bollorino, Giuseppe il piastrellista. E Franco Odassi del dancing Cabana. Spesso passava a salutarci il mitico maresciallo Giuseppe Pantè. Ogni tanto arrivava Gianluigi Figini, sindaco….Ci vorrebbe un elenco telefonico a citarli tutti… e mi scuso subito per le omissioni. Ciao Beppe, hanno scelto per te il riposo eterno a Giustenice San Lorenzo, verrò a ‘salutarti’ in punta di piedi come ci hai insegnato a vivere. Perdona queste semplici righe, senza pretese e battute in gran fretta. Ho scritto col cuore tormentato dalle emozioni, ma so che eri un grande paladino della semplicità e della bontà.

Luciano

La ‘Lammardo dinasty’ felice: 8 fratelli, 4 sorelle, i due anziani genitori, mogli e mariti, in una immagine di qualche anno fa, da album dei ricordi e guinness. Due dei fratelli Lammardo sono nel frattempo mancati

UNA PAGINA DEL SECOLO XIX DEL 1988 RACCONTA DEI LAMMARDO: DA SALA CONSILINA (Salerno)A VARAZZE, POI A BORGHETTO E IN ALTRI CENTRI DEL SAVONESE, MA SEMPRE UNITI E PIU’ NUMEROSI  


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