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Liguria e Basso Piemonte

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Riflessioni in Riviera/ Turismo, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Perché?


La Pasqua da sempre nel settore del turismo è la classica boccata di ossigeno che da fiducia e consente di rialzare la testa alle imprese. Negli ultimi anni però è divenuta sempre più un respiro d’alta montagna: rarefatto e infrequente.
Le festività passate da poco, hanno sì permesso lavoro a tutta la filiera del turismo, ma hanno sentito in maniera importante le situazioni contingenti economiche che il nostro paese affronta.
A mettere in difficoltà il buon e soddisfacente lavoro di questi giorni è stato senz’altro il fatto che le condizioni climatiche hanno influito in maniera determinante.
Purtroppo il tempo troppo mutevole e incerto ha avuto come riflesso, sopratutto nel settore alberghiero e del ricevimento, una disdetta di prenotazioni e arrivi molto importante.
Il calendario non ha aiutato, quando la Pasqua capita troppo in anticipo si predilige sempre la montagna a discapito della Riviera. Le località di montagna e le stazioni sciistiche hanno avuto in un contesto economico non facile, una situazione favorevole e quindi una presenza costante di flusso turistico.
Unito a ciò non và dimenticata la situazione stagnante dell’economia italiana, e negli ultimi tempi anche la situazione politica resa un ingorgo dalle ultime elezioni. Questo và ricordato toglie fiducia e rende sempre più lontana ai nostri occhi la ripresa.
Facendo queste doverose premesse, troppo spesso dimenticate, possiamo dire che è doveroso guardare il bicchiere mezzo pieno.
In linea generale le festività hanno portato lavoro e hanno consentito alle imprese di poter rialzare un pò la testa e di guardare con più fiducia le prossime date di affluenza turistica.
Contro un insieme di fattori, calendario, tempo e crisi economica, il settore turistico ha mantenuto e ha consentito buone prospettive seppur a stretto giro di tempo a tutta la sua filiera, dalle assunzioni, seppur a tempo determinato, all’acquisto di materiale da altre aziende.
Non siamo però lontani dalla realtà, le diminuzione di presenze e le capacità di spesa hanno notevolmente colpito il settore ma la colpa di ciò non è ascrivibile alla situazione temporanea. La colpa di ciò è da ricondurre allo stallo fiscale che lo stato ha nei confronti delle imprese.
É inutile tentare di fare impresa se allo stesso tempo lo stato si comporta come se la situazione fosse florida e ci fosse un’economia ricca. Lo Stato deve venire incontro durante queste situazioni stagnanti, ma non con l’obolo o con dichiarazioni di facciata.
Alle imprese serve un oculata e attenta visione di insieme da parte dello Stato.
Lo sblocco delle pendenze da parte dello Stato verso i privati è ancora poco, sebbene sia di grande aiuto, per le imprese sarebbe opportuno creare una situazione debito-credito verso gli enti di riscossione statale, questo consentirebbe di creare un sistema virtuoso in continuo miglioramento per ambo le parti.
Lo Stato deve creare una situazione di decisione e forza nel suo operato, troppe volte sino ad ora è stato debole e arrogante.
Un esempio tragico sono i suicidi dovuti alla crisi, che dimostrano proprio la lontananza che lo Stato ha creato tra sè, il cittadino e le imprese.
Le imprese sono sempre attive, creano lavoro, pagano tasse, creano ricchezza e troppe volte si trovano a combattere contro un sistema vorace che non vede l’imprenditore come possibilità di ricchezza, di creazione di posti di lavoro.
Se non ci sarà un’inversione di tendenza allora sarà inutile vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.

Carlo Maria Balzola 

DALL’ARCHIVIO DI TRUCIOLI UN VECCHIO DEPLIANT DEI BALZOLA


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