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Guido Galli, perchè è morto un giudice vero. La storia umana e professionale


La storia, umana e professionale, di Guido Galli, non va raccontata solo agli studenti ed alla cittadinanza, come pure mi capita spesso di fare, anche ieri, a Seregno.

 

E’ una storia che dovremmo raccontarci, ogni giorno, noi stessi, un corso di formazione professionale permanente per le nostre menti.

Guido Galli non è morto perché era un brillante uomo di cultura giuridica. Avrebbe potuto dedicare le sue ambizioni professionali all’insegnamento universitario, dove teneva un corso alla statale di Milano, svolgendo per il resto “ordinariamente” il suo lavoro da magistrato.

Guido Galli non è morto perché era un giudice famoso, già portato alla ribalta delle cronaca per l’indagine sul fallimento del cotonificio RIVA, un colosso manifatturiero dell’epoca. Avrebbe potuto sfruttare questa sua notorietà per cercare uno spazio politico, una carriera parlamentare e forse di governo.

Guido Galli non è morto perché cercava visibilità nella magistratura per fare carriera. Aveva presieduto una sezione del Tribunale di Milano, ma per fare il lavoro che più gli piaceva aveva tralasciato ambizioni per posti direttivi e semidirettivi, l’odierna spasmodica ricerca di medaglie e medagliette, spesso patacche se qualcuno volesse vederle da vicino, che molti tra noi si appuntavano e si appuntano sulla toga per la carriera.

Guido Galli non è morto perché dedicava tutto se stesso al suo lavoro. Aveva una splendida moglie e cinque figli, amava le escursioni nelle sue montagne bergamsche e, come ci racconta la moglie, le avventurose vacanze con la famiglia, in roulotte, in giro per l’Europa.

 Guido Galli è morto “perché vedi, papà, io non ho mai pensato ai grandi clienti o alle belle sentenze o ai libri; io ho pensato soprattutto ad un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualche cosa per gli altri”, come scrisse al padre per giustificare la sua scelta di lavoro, abbandonando i desideri paterni di vederlo protagonista nell’azienda di famiglia.

Ecco perché è morto Guido Galli, perché con Armando Spataro, quando venne trovato il covo del capo di Prima linea, Corrado Alunni, fece il suo dovere, da professionista serio e professionalmente capace, non pensando che invece poteva ambire a diventare giudice di Cassazione o direttivo, o costruirsi una carriera universitaria, o dedicarsi alla sua famiglia o alle sue montagne.

Raccontiamocela questa storia, ogni giorno, noi magistrati di oggi. Serve a noi stessi, a me per primo. La migliore formazione professionale cui possiamo ambire.

 

Pasquale Profiti 


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