Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Crisi dell’editoria, cosa accade in Liguria. Comunicato dell’Associazione giornalisti


L’ASSOCIAZIONE LIGURE DEI GIORNALISTI-FNSI (NEWSLETTER) . Febbraio 2013- 1) Crisi editoria: esauriti i fondi per gli stati di crisi. 2 Crisi editoria: al Nord gennaio pesantissimo, 800 a rischio. La situazione in Liguria. 3 Contratto ed equo compenso. 1 Crisi editoria: fondi stati di crisi esauriti. Il ministero indaghi su violazioni

SITUAZIONE IN LIGURIA

AL SECOLO XIX sono in corso 17 (16 più un pensionamento) prepensionati con la legge 416, oltre a 5 precedenti dimissioni extra stato di crisi. A Radio 19 5 licenziamenti e non rinnovo dei tempi determinati. Vertenze e ipotesi di conciliazione in corso, due delle quali già definite. CORRIERE MERCANTILE: 6 prepensionamenti, 4 già attivati con la 416. Sia per la Sep sia per il Cormercantile il decreto è alla firma. Previsione: firma entro marzo. LA STAMPA: confronto scontro anche sindacale in atto per la firma della 416 senza preventiva verifica in sede nazionale e con Inpgi sui finanziamenti, rischio di scopertura per due terzi delle pesizioni interessate, in Liguria i colleghi coinvolti sarebbero 5. Il Cdr, il confronto nazionale dovrebbe si spesa recuperare la situazione, ha proceduto unilateralmente con l’azienda, la Subalpina non ha firmato l’accordo e tutto passa sul tavolo nazionale. REPUBBLICA ha esaurito lo stato di crisi del precedente biennio. Segnali preoccupanti per il futuro, dopo la 416 a Espresso e Agl. IL GIORNALE: nessuna novità dopo il blocco sindacale dell’operazione, della cessione dell’edizione di Genova e Liguria a un editore terzo. ANSA: segnali di difficoltà dopo lo stato di crisi sottoscritto nel 2011. EMITTENZA. RAI: avviata la procedura che tende a espellere applicando anche parametri della legge Fornero in caso di mancata adesione dei singoli interessati, decine di dipendenti giornalisti e dell’area non giornalistica. In Liguria sarebbero allo stato 3 i colleghi interessati della redazione. TELEGENOVA: cassa integrazione in deroga, zero piani, confusione societaria, istanza fallimentare al vaglio del tribunale, con udienza rinviata causa malattia del giudice dopo oltre due anni di mancato rispetto degli accordi. PRIMOCANALE: con il contratto non giornalistico e non riconosciuto da Fnsi, i confederali hanno firmato anche per i giornalisti, solidarietà al 50% con problemi (verifica a marzo) sulla effettiva applicazione della solidarietà la cui percentuale, peraltro, è enorme e non viene applicata in nessun accordo di quelli sottoscritti per Aeranti o contratti Fnsi Fieg la cui percentuale massimo oscillla tra il 20 e 30%. TELECITY: cassa in deroga per tutti e 7 i dipendenti, nessun piano di riassetto. TNORD: nessuna procedura in corso anche se il torubillon di contratti e lamentele persiste. RADIO BABBOLEO: cassa in deroga a rotazione, con rientro al lavoro medio di due ore.

Appello del segretario Fnsi dopo gravi segnalazioni giunte al Sindacato

Siddi: “Cdr attenzione, solo 17 prepensionamenti disponibili. Pressioni di aziende per ottenere firme di verbali d’intesa”

L’Inpgi non è una discarica. Il Ministero indaghi su queste violazioni

 

LA LETTERA AI CDR

Cari colleghi,
da più parti ci viene segnalata, specie in questi ultimi giorni, l’inaudita pressione effettuata da parte di alcune aziende sui Cdr e sulle redazioni per ottenere la firma di verbali di intesa che, definendo uno stato di crisi, concordino su esuberi da gestire con casse integrazioni e prepensionamenti.
Ho il dovere di avvertirvi che ad oggi (e non è possibile stabilire fino a quando) i fondi disponibili per i prepensionamenti possono coprire solamente 17 unità, definite peraltro da intese sindacali già raggiunte.
Pertanto, qualsiasi accordo frattanto intervenuto rischia di costringere numerosi colleghi, o nella peggiore delle ipotesi intere redazioni, alla cassa integrazione, con concreti rischi di interruzione dei rapporti di lavoro alla fine del periodo di validità del piano di crisi e di copertura di questo ammortizzatore sociale. Non vi sfuggirà quindi la delicatezza della situazione, rispetto alla quale abbiamo già lanciato un allarme nei giorni scorsi chiedendovi di tenere uno stretto contatto con le Associazioni Regionali di Stampa e con la Fnsi. Questa linea di comportamento è nota anche alla Fieg, con la quale si cercherà, non appena ci saranno interlocutori istituzionali nei pieni poteri, di ricercare soluzioni per un nuovo welfare del lavoro nell’editoria in grado di offrire strumenti di garanzia per la gestione delle crisi.La gravità della crisi che si è abbattuta sull’intero settore dell’editoria, infatti, è senza precedenti. Riteniamo dunque che in questo momento sia indispensabile procedere con la massima accortezza, frenando qualsiasi ipotesi di ricorso ai prepensionamenti, fatta salva la presa d’atto delle situazioni già definite con accordi sindacali, che saranno trattate nelle prossime settimane in ordine cronologico.
Cordiali saluti.

Franco Siddi

Per completezza:gli stati di crisi della Liguria, Sep Secolo XIX e Corriere Mercantile sono alla firma del decreto essendo stati sottoscritti nel 2012.

 

EDITORIA: ESAURITI I FONDI DEI PREPENSIONAMENTI. BASTA FURBERIE E MINACCE DEGLI EDITORI. L’INPGI NON È UNA DISCARICA E I GIORNALISTI NON SONO UN ROTTAME.


“La crisi dell’editoria è reale, le difficoltà per il lavoro crescono, le furberie e i sotterfugi per appropriarsi degli ultimi fondi disponibili per i prepensionamenti sono inaccettabili. E ancora più grave è il  ricorso alle minacce della disoccupazione imminente che qualche editore sta adottando anche in questi giorni per spingere i giornalisti ad accettare avventurosi e frettolosi progetti di ristrutturazione aziendale, arrivando persino a prevedere la “tranquilla” sostituzione del prepensionato con la cassa integrazione. Tali comportamenti sono deprecabili. La crisi ha bisogno di corresponsabilità di editori e giornalisti, di solidarietà e non di egoismi, di  scelte industriali e editoriali credibili, di piena assunzione dei doveri del rischio di impresa e nella consapevolezza della speciale funzione di quella editoriale. Nel giorno in cui è chiaro che sono esauriti (e lo saranno certamente ancora per qualche tempo) i fondi per i prepensionamenti, le ultime vicende di oggi, del Corriere dello Sport e di Tuttosport del Gruppo Amodei, dove sono state siglate intese aziendali di riduzione degli organici con prospettive di cassa integrazione senza sbocchi, se non si recupereranno i fondi per il prepensionamento, non possono essere accettate dalla Fnsi come operazioni di ordinaria gestione della crisi. Non ci può essere una soluzione di burocrazia sindacale, aziendale o tecnica che non tenga conto di tutti i fattori della crisi e degli elementi di sostenibilità sociale. L’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, non può essere considerato una discarica  su cui depositare come rottami giornalisti da 58 anni in su, sollevando l’impresa da ogni sua responsabilità. Nello specifico caso citato ma anche in tutti gli altri per i quali sono stati concessi prepensionamenti, e quindi le aziende godono o hanno goduto di risparmi posti a carico della collettività, le autorità di vigilanza, a cominciare da quelle ispettive del Ministero del Lavoro (e se necessario dei Carabinieri del lavoro) dovranno accertare il permanere del diritto agli ammortizzatori in presenza di utilizzazioni azzardate o irregolari di colleghi già pensionati in redazione o come inviati, o di finti collaboratori autonomi inquadrati fuori dalle regole del giusto compenso. La gravità e la portata della crisi non può essere scaricata sulla collettività in questo modo. Serve uno sforzo comune di giornalisti ed editori, fondato su ragioni e comportamenti di serietà, rigore e credibilità, che individui con lo Stato un welfare attivo per il lavoro e le garanzie per un’industria dell’informazione corretta e libera. Per tutte queste ragioni la Fnsi ha invitato i Cdr e le Associazioni Regionali di Stampa a muoversi con grande accortezza e grande cautela davanti a proposte o minacce di ristrutturazione e disoccupazione da parte di qualsiasi editore”.

2 Crisi editoria: al Nord gennaio pesantissimo, 800 a rischio. 

Situazione allarmante a livello nazionale, ma anche al Nord con il 2013 lo scenario si è ulteriormente aggravato come emerge dai dati analizzati nel corso della riunione a Milano della giunta Fnsi con i Cdr e le associazioni delle aziende editrici del Nord Italia

Nel dettaglio:

RCS non  ha presentato un piano di crisi, ma ha annunciato una riorganizzazione attraverso 10 periodici da vendere e altre testate compreso Corsera e Gazzetta dello Sport da ridurre e riorganizzare. Il gruppo ha 800 dipendenti in totale in Italia e estero, il piano riguarda 250 giornalisti, gli esuberi potrebbero essere tra i 100 e i 120. Rcs  ha indicato anche 180 milioni di investimenti nei primi due anni, ma 120 risultano in effetti solo per il mantenimento dell’azienda. L’Ad ha spiegato che la ricapitalizzazione è stata vincolata ad un piano credibile, dunque azienda ha detto che terrà in piedi solo le testate coerenti con il gruppo e quelle che possono ricostituire la marginalità di “guadagno”. L’azienda ha anche detto che vuole attivare tutti gli strumenti a disposizionCorsera ha annunciato sciopero in occasione della riunione del prossimo Cda. E’ una crisi finanziaria, non economica, ma la volontà di ricapitalizzazione dei soci è poca.

MONDADORI ha annunciato il taglio di 99 posti (un terzo degli occupati) e di questi 37 potrebbero essere prepensionamenti.

LA STAMPA ha firmato,  “frettolosamente” dice Siddi, lo stato di crisi per 32 giornalisti. La procedura non è passata attraverso il confronto nazionale, attivato solo dopo intervento Ars del Piemonte e della Fnsi. In Liguria la ristrutturazione interessa 4 colleghi.

NUMERI DEI PREPENSIONAMENTI: 781 prepensionamenti decretati su un totale di 862, ma 50 sono alla decretazione (alla firma del decreto anche il Secolo e il Mercantile) oltre 2 di un giornale pugliese  e 14 dell’Espresso. Queste sono tutte posizioni coperte quindi non a rischio, ma i posti che restano non bastano certamente per soddisfare le richieste che stanno arrivando: 32 La Stampa, 14 Corriere dello Sport, 15 Avvenire,37 Mondadori, 70 Rcs. Questi in totale sono 188, Gli esuberi dal sistema (compresi i prepensionamenti) sono 402 tra cui i 32 La Stampa, 250 Rcs, 99 Mondadori, 6 TuttoSport, 15 Avvenire. A fronte di tutto questo per ammortizzatori e disoccupazione, l’Inpgi ha un delta negativo di 57 milioni di euro, che nel 2013 potrebbe aumentare a 80/90 milioni anche se per il momento lo sbilancio previsto è di circa 30 milioni. Chiaro che l’Inpgi non puo’ essere un bancomat per prepensionamenti e la Fieg non può derogare dal suo ruolo di coordinatore e regolatore delle situazioni di crisi, scaricando in modo notarile ogni richiesta su Inpgi e pressando i Cdr (con spaccature redazionali, generazionali, tra sindacato territoriale e nazionale oltre che tra gli stessi editori) al fine di ottenere firme su accordi che prevedono, nei fatti, la messa in mobilità (licenziamento) dei colleghi a fronte dell’esaurimento fondi della legge 416.

Equo compenso: il 4 marzo via al lavoro della commissione

Il 4 marzo comincia la valutazione come prevista dalla legge 233/2012.

Peluffo convoca la Commissione equo compenso
Giovanni Rossi sarà il componente indicato dalla Fnsi

Il sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, ha convocato per lunedì 4 marzo la Commissione per la valutazione dell’equo compenso nel lavoro giornalistico, così come previsto dalla legge 233/2012. Compito dell’organismo collegiale, che si riunisce presso il Dipartimento Editoria della presidenza del Consiglio, è quello di stabilire la proporzione tra remunerazione e quantità e qualità del lavoro non subordinato svolto dai collaboratori di giornali, agenzie, quotidiani telematici, emittenti radiotv.

Dovrà anche redigere un elenco dei media chiamati a garantire il rispetto delle norme stabilite dalla legge: le testate giornalistiche non previste in questo elenco non potranno accedere ai contributi pubblici in sostegno dell’editoria.
Sul contratto, primo incontro Fnsi Fieg.Contratto: allargare la base

Fnsi-Fieg, riprende il dialogo. Lo sottolinea il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, che ha incontrato, insieme con il nuovo presidente del sindacato dei giornalisti Giovanni Rossi, il presidente della Federazione italiana degli editori di giornali Giulio Anselmi e il direttore generale Fabrizio Carotti per discutere del delicato momento che sta attraversando il settore dell’editoria. Tra i risultati più importanti, annuncia Siddi, ”un’intesa di metodo per l’avvio del negoziato contrattuale che si prevede a metà marzo”.

Nell’incontro in sede Fieg – alla prima parte del quale è stato presente anche il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese – Fieg e Fnsi, riferisce Siddi, hanno avuto un ”chiarimento sul metodo di gestione per le vertenze in corso con attenzione alla sostenibilità degli strumenti utilizzabili”. Le parti, spiega il segretario generale Fnsi, ”si sono impegnate a verificare, insieme con il ministero del lavoro, possibili procedure differenti nell’accesso a strumenti di protezione sociali visto che le risorse sono poche”.
Da parte della Fnsi, sottolinea, c’è stata la richiesta di ”razionalizzare il peso delle istanze presenti sul tavolo.
Importante l’intesa di metodo per un avvio del negoziato contrattuale alla fine della prima quindicina di marzo”. Certo, fa notare Siddi, ”la criticità della situazione non sfugge a nessuna delle due parti. Si ritiene che ci debba essere assunzione di corresponsabilità con riguardo ai pilastri del sistema, tra i quali c’è la stabilità dell’Inpgi”. E per questo ci sarà una continuità di rapporto per una valutazione della situazione.
Da Fieg e Fnsi, riferisce Siddi, ”disponibilità a trovare soluzioni sulle questioni del lavoro e in particolare sul lavoro autonomo e sul precariato”. Tra le decisioni, il riavvio immediato della commissione bilaterale sul lavoro autonomo e l’insediamento della commissione bilaterale contrattuale sull’innovazione e le nuove professionalità.
E non solo: da entrambe le parti, dice Siddi, c’è stato l’impegno a rivedersi a breve ”per verificare convergenze possibili sulla riforma della legge 416”. ”Sia gli editori sia noi – sottolinea – abbiamo ben presente che occorrono azioni anche pubbliche per riavviare processi di sviluppo basati sull’innovazione e che sostengano la indispensabile trasformazione dell’industria editoriale, trasformazione che riguarda l’impresa ma anche modelli di informazione professionale e quindi il giornalismo”. Da qui, aggiunge, l’esigenza riconosciuta da Fnsi come da Fieg di lavorare sulla formazione ”materia che è già presente nel contratto e che dovrà trovare sistemi operativi di intervento”. Insomma, conclude Siddi, ”la crisi in sostanza morde ma si cerca di non arrendersi e di pensare che ci sia altro da fare oltre che registrarla. Ciascuno deve fare la sua parte in maniera profonda”. Resta fondamentale nella piattaforma che sarà portata alla commissione contratto prima dell’avvio del confronto di merito, la revisione di parti contrattuali come gli art 2 e 12 al fine di allargare (senza creare figure anomale) l’area dei contrattualizzati con riferimento anche alla multimedialità. Da rivedere nelle parti economiche le voci che devono essere adeguate alla nuova organizzazione mmediale dove, per esempio, gli orari di lavoro ormai sono fissati dalle 05 del mattino sino all’una di notte con alcune aziende che chiedono il turno notturno pieno per avere sino a 24 ore. In tal senso potrebbe, per gli editori, essere rivista la voce del notturno. Essendo nella parte alta della busta paga come altre voci frutto di accordi aziendali, non può essere toccata o rimossa. Il confronto dovrà, con attenzione e cautela, definire questi aspetti allo stato a solo livello di mera discussione e valutazione interna delle parti. Né, e questo vale per qualsiasi azienda, tali voci possono essere rimosse unilatelarmente, né con accordi con i cdr in quanto essendo diritti maturati necessiterebbero della firma di adesione di ogni singolo giornalista dipendente.I Cdr poi possono (devono) essere rappresentativi anche dei colleghi del lavoro autonomo, evitando così il massacro delle chiamate da parte di direttori o aziende di singoli collaboratori per tagliare o riveder (spesso con le figure più deboli) compensi e struttura dei contratti di collaborazione. Né, e vale per tutte le aziende, il sindacato (e i cdr) accettando le proposte di taluni direttori sui tagli di stipendi alternativi, per esempio, alle procedure di solidarietà con i direttori unicamente impegnati non tanto a difendere il prodotto, ma a non affrontare e redigere piani di riorganizzazione a fronte degli stati di crisi, riduzioni di organico o applicazione della solidarietà.  Gli accordi sulle eventuali solidarietà possono essere valutati, con procedure e scelte che non penalizzino ulteriormente e più pesantemente le fasce economiche più deboli.


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