Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Perchè Manfredo Manfredi disprezzava Berlusconi


Mai ricevuto così tanti ‘onori’! E’ la sorte che spesso accomuna personaggi di spicco. Parliamo dei solenni funerali (a Pieve di Teco) al compianto Manfredo Manfredi. Un politico e pubblico amministratore molto popolare. Ma anche discusso, soprattutto negli anni di tangentopoli. Ci sono almeno 300 ritagli stampa che lo riguardano nell’ambito della cronaca giudiziaria del ponente ligure. Se n’è andato, a 84 anni, salutato da tanti amici, autorità e semplici cittadini. Non solo, per tutta la vita ha testimoniato, con passione e coerenza,  i valori dell’antifascismo e della libertà.

Ha scritto l’imperiese Vittorio Coletti, domenica 17 febbraio, su la Repubblica: ” E’ morto in questi giorni, a Imperia, Manfredo Manfredi, vecchio e influente parlamentare democristiano  più volte sottosegretario, presidente della Provincia, uomo di idee moderate e modi garbati quant’altri mai. Ebbene, l’avvento di Berlusconi aveva acceso in Manfredi un’indignazione, una voglia di ribellione e di rifiuto che aveva riversato nella ripresa della politica attiva  nelle file del centro sinistra e in una appassionata dedizione all’Istituto storico per la Resistenza, di cui era diventato presidente.

Cosa  aveva fatto rinascere  in Manfredi, anziano, distinto, pacato signore d’altri tempi,  in un impegno addirittura resistenziale? Lo scandalo che per lui ha rappresentato la persona stessa,  non tanto le idee o il governo di Berlusconi.  Lo disprezzava. Manfredi era la prova vivente che i veri moderati sono stati i più fieri avversari del nefasto Papi, perchè hanno rifiutato prima lui che la sua peracottara proposta politica”.

L’on. Cav. Grand’Uff. Manfredi è stato sepolto nella sua terra natia – tanti i manifesti di partecipazione, tra i partiti solo quello del Pd – , nella Valle d’Arroscia  che aveva sempre frequentato, anche da cacciatore, con la sua ‘riserva’ alle Navette dove trascorreva spesso i fine settimana in un caratteristico ‘rustico’ ed ospitava gli amici. Tra i ricordi e le benemerenze per centinaia di persone, il riconoscimento di aver trovato, grazie a Manfredi, un posto di lavoro. Altri gli attribuiscono il merito  di aver agito con determinazione per realizzare opere pubbliche importanti per lo sviluppo del ponente ligure.

La fascia costiera certamente più ‘fortunata’ dell’entroterra. Proprio la sorte della Valle Arroscia racconta la storia di Monesi. Iniziata e portata avanti per anni come formidabile volano di sviluppo, posti di lavoro, attività per molti mesi all’anno, con le stagioni invernali ed estive. Poi, lentamente l’agonia ed il tracollo che da Monesi ha finito per travolgere i comuni a valle. Lo spopolamento, l’abbandono, la perdita di valore delle aree e degli immobili, la ammirevole resistenza delle comunità decimate.

E di fronte a questo dramma, l’ex presidente della Provincia di Imperia  dal 1965- al ’75, parlamentare per cinque legislature, sottosegretario di Stato nei governi di Amintore Fanfani e Bettino Craxi, poi consigliere provinciale (anni ’90 e duemila), nulla ha potuto. Impotente testimone del disastro economico e sociale della ‘sua amata’ alta Valle Arroscia.

Proprio lui che fu tra i promotori della tratta autostradale tra Savona ed il confine di Stato, con la società Autofiori di cui successivamente fu presidente.  Un’opera pubblica fondamentale per lo sviluppo del ponente ligure. Il ‘miracolo’ economico, purtroppo, non è stato possibile realizzarlo nell’entroterra. Penalizzato, oltre ogni limite. Nonostante decenni di promesse ed annunci di quella stessa classe politica che nell’imperiese ha tenuto saldamente in pugno il potere e gli affari. Ed ha consentito certi arricchimenti. La cronaca giudiziaria degli ultimi anni (in parte) si commenta da sola. I protagonisti (almeno quelli noti)  hanno nomi e cognomi. Restano scolpiti nella storia (ingloriosa) di questo lembo di Liguria.

 

 


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