Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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I CROCE FISSI


I croce fissi rivieraschi- dallo scudo al tocco che “me pâ bicoccô”– Rosavio e Nazzareno. Particelle di Avogadro? Dall’Ufficial del vercellese al senator cortese

    Ci ha ridestati dalla ormai stucchevole tenzone elettorale un gentil notiziario numero trenta di simpatiche candidature alla Camera sostenute dallo scudo, diremmo, incrociato dal vecchio simbolo democristiano, sul quale prorompe la scritta CASINI.

     A noi “diversamente giovani” cotale dicitura, su fondo rosso, rinnovella, nostro malgrado, miserevoli tempi in cui la provvidenza sociale deprimeva i maschi vigori dell’età nell’amplesso, a poco prezzo, delle materne sfruttate signorine . E ciò, pur essendo coscienti del suo richiamo al leader della formazione politica che non si pone né a destra né a sinistra, bensì al centro, quel centro che nessuno sa bene che cosa sia. Donde la filosofica conclusione di una sua effettiva inesistenza.

    Ma non vogliamo sprofondare ora in valutazioni politiche, consci della prossimità della verifica; così, se gli dei ce ne faranno grazia, la canéa avrà fine e forse si potrà riascoltare un telegiornale degno di questo nome.

    No, vogliamo considerare, intus et in cute, il notiziario pervenutoci on line.

Nella sua prima pagina sono evidenziate in buon formato le tre fotografie dei candidati savonesi: Rosavio Bellasio, Roberto Avogradro, Fabrizio Ghione. L’ordine non lo abbiamo capito: il primo, a sinistra (ohilà) di chi guarda è Bellasio, col volto illuminato da un grande sorriso invitante, sullo sfondo del cielo blu a nuvole bianche; il secondo, al centro, è Avogadro, camicia aperta su collo possente e risata a baffi spiegati, come se qualcuno gli avesse raccontato una buona barzelletta; il terzo, a destra di chi guarda, è Ghione, il giovine volto impastato di una serietà da burocrate inflessibile, tipo esattore delle tasse. Uno si chiede : ma saprà sorridere costui? O è l’unico ad aver capito che non c’è nulla da ridere? Infatti con l’invito a moltiplicare le croci (fai una croce sulla croce !) del motto in mezzo agli scudi, questo, che rimane pur sempre un simbolo di atroce supplizio, non sembra poi così appropriato in un’ epoca di sacrifici.

    Passando alla seconda pagina, siamo investiti da una stringata valutazione economico-finanziar-bancaria mondiale (Stati Uniti, Cina e Europa: si richiederebbe altre 100 pagine almeno ma, certo, non si può fare in un “Notiziario”) nonché da un ricordo, anche fotografico, di Varazze con citazione dello scrittore francese Stéphen Liégeard ammiratore dei cantieri navali del sito (si vede che non era venuto a Loano).

    La terza pagina però è favolosa e solo il vetero-compagno Pistarino poteva trovare qualcosa da ridire. Dopo la citazione di un bell’aforisma dello scrittore britannico E.Burke (1729-1797) che, in sostanza, afferma preoccupati per il popolo quelli che fanno e non quelli che strillano, i nostri candidati ci ammanniscono una ricetta (oh tempora oh mores) come fanno in TV.

    E qui casca l’asino, ha esclamato il vetero-compagno Pistarino. Si tratta infatti del “Sugo di carne alla ligure”, ô Tôccô per capirci. “Semô matti, ha strillato Pista, ô bütirô? Nôiatri emô l’eûiô , olio di oliva, caro mio, atrô che ô bütirô. E poi ti è vistô cômme ô ôl’è rôssô in te a foto,ô pâ bicoccô.”

    “E va be’ Pista, gli abbiamo detto, si può fare anche così”.

Nossignore, non siamo mica a Vercelli.”

    Direte : cosa c’entra Vercelli? Ma… cosa volete, abbiamo spiegato a Pista che gli “Avogadro” erano un’antica famiglia piemontese-lombarda che derivò il nome dall’Ufficio esercitato nella Chiesa di Vercelli. Sempre piemontese era il grande chimico e fisico italiano Amedeo Avogadro, che ha dato il nome a molte scuole e istituti scientifici e persino al numero di particelle contenute in una mole, numero di Avogadro, appunto.

    “Va be’, ci ha detto Pista, stai a guardare i nomi? allora Rosavio che non è nemmeno Rosario? E’ più crociato il nome dell’ultimo comunista puro ingauno, l’avvocato Nazzareno, che nôiatri semô pe lē tütti bastardi.
A propoxitô, ti è vistô che ô l’è capô lista. Se ô passa da ô zero virgôla sesanta pe’ centô a ô ün virgola eûtto pe’ centô, ô l’ha fâeto ô côntô che in te ô 2213 ô piggia ô dexe pe’ centô de masse proletarie!”

“Lascia perdere, Pista. Lui è un grande avvocato ma vede la politica come una notte dove tutte le vacche sono nere. Oltre tutto dovrebbe chiamarsi Nazareno e non Na(z)zareno che è sbagliato. Non fa niente, per non fare la pratichetta legale di correzione se ne resta così. Del resto anche Rosavio Bellasio, è chiaro che si dovrebbe chiamare Rosario e anche lui per non fare la pratichetta di correzione si è tenuto lo sbaglio. Potrebbero andare a braccetto Naz(z)a reno e Rosavio, tutti e due avvocati, con i loro nomi sbagliati. Oltre tutto quest’ultimo, in mezzo alle croci, come fa a festeggiare l’onomastico visto che san Rosavio non esiste? Cosa gli ha detto il suo confessore?”

    Quello che più ci ha dato da pensare sul senatore Avogadro, che ora dopo avere fatto il Sindaco di Alassio vuole diventare anche deputato, è la sua crisi ideologica. Perché voi comprenderete che passare dalla “Lega nord per l’indipendenza della Padania (ilarità)” alla UDC non può non aver provocato nel suo spirito una crisi che mal si concilia con la ridarola immagine pubblicata nel sullodato Notiziario. Abbiamo assunto corpose informazioni. Fonti precarie ci hanno illustrato il momento apicale della frattura, già addietro nel tempo, una specie di notte dell’Innominato di manzoniana memoria.

“Aggiravasi egli stupefatto per un’ampia sala, colloquiando seco medesmo sul quando e sul come avesse mai potuto accedere alle malefatte leghistiche, negando se stesso e la sua progenie alle italiche glorie, adducendo nella simbologia teleologica della sua nobile schiatta una verde croce celtica, simbolo di depravazione razzistica e di penoso contrasto con la vera croce della tradizione cristiana; battevasi il petto con ambo i pugni serrati e con il finale obbligo ad uscirne per mutare senza immutare ma con la stressa capacità innata di trapassare tra le senatoriali commissioni: dalle Finanze ai Lavori pubblici, dall’Agricoltura all’Igiene e Sanità, dal Territorio all’Infanzia, nella mutevole cospicua sua attitudine al cangiamento.”

Di Ghione, dal volto non ghiottone malgrado la ricetta del “Tocco”, non sapremmo che dire, ha tutta la serietà della incravattata giovinezza; aspettiamo che navighi ancora un po’; il “Tocco” è buono quando la carne ha molto, molto cuociuto.

BELLAMIGO




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Bellamigo

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